Negli atti il racconto del testimone intervenuto al momento del litigio
31 marzo 2025 15:46di STEFANIA PAPALEO
Sussistono tutti i presupposti per l'arresto in flagranza di reato. E sussistono esigenze cautelari tali da lasciarlo chiuso dietro le sbarre del carcere di Siano. Non ha dubbi il gip Sara Merlini e lo scrive a chiare lettere nell'ordinanza di custodia cautelare emessa al termine dell'interrogatorio di garanzia del quarantottenne di Botricello accusato di maltrattamenti in famiglia per aver picchiato la moglie fino ad indurla a gettarsi dalla finestra per sfuggire alla sua furia. Il tutto davanti al figlia minore che, nel momento del violento litigio scatenato per motivi di gelosia, si trovava nell'abitazione al primo piano di un palazzo nel centro di Botricello.
LEGGI QUI LA CRONACA DEI FATTI
Inutile la difesa portata avanti a gran voce dagli avvocati Piero Chiodo e Giuseppe Trivolo, che, dopo aver eccepito la nullità dell'interrogatorio per mancanza di atti fondamentali, ha sostenuto la versione dell'indagato che, dopo aver tirato due schiaffi per errore ala donna, avrebbe anche tentato di fermarla mentre la stessa si precipitava verso la finestra. E nessun coltello avrebbe brandito tra le mani, come invece aveva riferito la moglie nel momento di essere soccorsa nell'immediatezza da alcuni vicini di casa e subito dopo dai sanitari del 118 che l'hanno trasferita all'ospedale "Pugliese" a bordo dell'elisoccorso.
Ed è stato sulla base del racconto fatto dalla donna ai carabinieri, dopo che i medici l'hanno dichiarata fuori pericolo, che la Procura ha messo su un impianto accusatorio che parla di un uomo ossessionato dalla gelosia, che anche in presenza della figlia avrebbe maltrattato la moglie, "controllandone i movimenti installando delle telecamere in casa con cui spiarla, percuotendola con pugni alla testa e sul volto, tirandole i capelli", fino all'episodio dello scorso 28 marzo quando le avrebbe infilato "la mano nella vagina accusandola di aver nascosto una sim card nelle sue parti intime, minacciandola gravemente con un coltello da cucina ed inseguendola, tanto che la stessa per sfuggirgli si lanciava dal balcone della sua abitazione".
Non così per la difesa dell'uomo, che ha solo ammesso di averla spiata per la gelosia nutrita verso un altro uomo con i quale la moglie si sarebbe incontrata approfittando della lontananza del marito impegnato al nord per lavoro e da dove sarebbe rientrato quella tragica mattina proprio per un chiarimento purtroppo finito male. Erano stati i carabinieri a rintracciarlo, subito dopo la tragedia sfiorata, nell'androne di un palazzo ancora sporco di sangue.
IL TESTIMONE
A inchiodare l'indagato, pur chiarendone chela donna si sia lanciata da sola giù dalla finestra, anche la testimonianza di un vicino di casa che ricostruisce così i momenti convulsi vissuti quella mattina: "Correvo su per le scale e nell'appartamento notavo che F. stava picchiando violentemente S. Il tutto stava accadendo nella cucina dell'appartamento, nello specifico F. le tirava pugni fortissimi sulla testa, le tirava i capelli e ad un certo punto ho visto che le aveva infilato la mano nella vagina. All'interno della cucina, sul pavimento c'era una pozza di sangue, probabilmente uscito dalla vagina e dai colpi inferti sul capo. Specifico che S. era parzialmente nuda, aveva solamente una maglietta a maniche corte. Vista la situazione cercavo di separare ed allontanare F. da S.. Ho avuto grandissime difficolta nel trattenerlo. Infatti sono riuscito a placare la sua ira solamente per una decina di minuti nei quali lui era totalmente fuori di senno. Non riuscivo a mantenerlo fermo. Data la
situazione, non avendo più forze in corpo per contrastarlo scendevo in macchina per prendere il
mio telefono e contattare il 112. Mentre ero in chiamata, notavo come dal balcone dell'abitazione, la sig.ra S, come per scappare dalla furia del marito, si lanciava dal balcone. Nell'occasione notavo distintamente che lui era fermo sull'uscio del balcone e la moglie si lanciava da sola. Successivamente F. scendeva dall'abitazione e vedendo la moglie giacere a terra proferiva tali parole: "Cosa ho fatto? L'ho ammazzata!" e si allontana dicendo: "Mi vado ad ammazzare". Lo seguivo per scongiurare quanto aveva minacciato, ma dopo circa 100 metri di strada percorsa tornavo da S. per prestarle le mie attenzioni in attesa dei medici del 118. Dopo circa 10 minuti arrivavano i Carabinieri".
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736