Le radici ideali che li motivarono per battersi contro l’Impero di Francesco Giuseppe nella Grande Guerra iniziata il 24 Maggio di 105 anni fa
20 maggio 2020 14:52di MARIO SACCA'
Catanzaro, come nel resto d'Italia, fu attraversata da correnti politiche e di opinione contrastanti riguardo alla partecipazione al conflitto mondiale, iniziato dichiarato dall’Austria Ungheria dopo l'attentato di Sarajevo. Il dibattito sulle vicende belliche italiane era stato acceso anche nel capoluogo fin dalla guerra di Libia (29.9.11-18.1012), per effetto del movimento socialista organizzato, il cui leader Enrico Mastracchi comunicava all'opinione pubblica col foglio "Calabria Avanti". Di contro le altre testate cittadine, fra cui la “La Giovine Calabria” d’ispirazione liberale era la principale, non s’impegnò molto nel narrare le fasi del conflitto. Identico stile ebbero altre testate: Il Pungolo e Il Nuovo Sole. Tuttavia nessuna trascurò interventi volti a sottolineare la partecipazione dei concittadini alle battaglie del Risorgimento e, addirittura, alla campagna di Russia al seguito di Napoleone. La popolazione catanzarese più attenta s’era schierata a favore dell'unità d'Italia.
I movimenti che si svilupparono dal 1914 in poi videro protagoniste le stesse componenti politico-ideali. Le minoranze ben motivate, qui come altrove, furono protagoniste della mobilitazione pro e contro la 1a guerra mondiale. Essendo capoluogo di provincia, la città ospitava il comando della Divisione la 22a (composta dalle brigate Brescia e Ferrara), la Curia Arcivescovile (da poco tempo era stato inaugurato il Seminario Regionale voluto da Papa Pio X ed a lui dedicato), i comandi della Polizia e dei Reali Carabinieri, importanti uffici e le scuole medie di 2° grado i cui studenti provenivano anche da altri centri bruzi. Le attività economiche principali appartenevano all'artigianato ed a piccole industrie situate a Lido. La lettura dei congressi operai tenuti in Calabria in quel primo scorcio di secolo affermavano l'esistenza di numerose società di mutuo soccorso, di corporazioni di mestiere: particolarmente forte quella dei tipografi, dei panettieri, dei muratori, dei ferrovieri etc. Erano queste le componenti di classe del Partito Socialista che aveva in Catanzaro la direzione politica e quella della Camera del Lavoro. Fra i nomi più in vista oltre al citato Mastracchi, massimalista, c’era Giovanni Patari, piu deamicisiano che rivoluzionario. Mastracchi, con Mussolini, Corridoni, De Ambris e gli altri componenti della corrente massimalista aveva firmato i documenti opponendosi alla guerra di Libia schierandosi sulle medesime posizioni nel ‘14 e nel ‘15 prendendo, poi, diverse iniziative nel corso del conflitto.
Il 28.10.1915 CALABRIA AVANTI dedicò l'intera prima pagina al documento della Direzione del PSI titolando “CONTRO LA GUERRA E PER LA NEUTRALITA' ASSOLUTA”. Al centro un corsivo dedicato al "Caso Mussolini" che aveva lanciato lo slogan "neutralità attiva ed operante". Nessun articolo a commento del fallimento della conferenza di Zimmerwald, probabile causa del cambiamento di posizione del futuro Duce e dei suoi compagni nella militanza. La componente studentesca era la più dinamica di Catanzaro, meno condizionata da appartenenze politiche e più legata ai movimenti ideali libertari. Fra i giovani frequentatori gli istituti vi fu Corrado Alvaro, al Liceo Galluppi, che raccontò aneddoti e impressioni della sua vita nel romanzo VENTANNI pubblicato in 1a edizione nel 1930 dall’editore Treves. Lucio Fabio - il personaggio nel romanzo - si esprime così (siamo nel 1914 dopo lo scoppio della guerra): "…a leggere le cose d' Italia qualche volta si è magari sognato di morire pur di fare qualcosa e di essere qualcuno" e il compagno: "Io sono giovane, ho diciannove anni e già mi annoio". La Replica di Luca: "Avrai tempo, ora ci sarà la guerra…c'è già. Nel Belgio c'è la guerra, in Serbia c'è la guerra. I tedeschi, i russi, i francesi, gl'inglesi, fanno la guerra". "La faranno loro, ma dove sono gli eroi? Non ci sono più eroi né capi. L'umanità è divenuta piccola. Dove sono un Achille, un Napoleone, un Garibaldi? C'è nessun eroe da queste parti?".
Due discorsi che esprimono ideali che motivavano quei giovani, appena richiamati per il servizio militare. Alvaro descrive aspetti della giovinezza trascorsa a San Luca, che gli pareva abbastanza grande: perché oltre a organizzare guerre con le canne contro i figli del rione dei pastori, modellava nella creta immagini di santi, poi portate in processione. Era nello stesso tempo guerriero, sacerdote, artista. Ma fu mandato a studiare a Catanzaro che descrisse così: "La città dove studiavo era un piccola città di provincia , abitata da affittacamere per gli studenti da una parte, dall'altra da una borghesia che faceva la sua apparizione sul Corso a determinate ore del giorno; tutti cercavano di darsi un'aria passabilmente vissuta e annoiata. Ai tavoli dei caffè altri uomini rosicchiavano il pomo del bastone d'avorio o d'oro che fosse, e alle sette in primavera, alle cinque d'inverno, passavano in carrozza le cocotte o le ballerine arrivate dopo un lungo giro in questa città a mostrarsi. La classe intellettuale era composta di avvocati i quali declamavano con una cattiva pronunzia le poesie dei rètori e qualche volta ne scrivevano su quel modello. La sera si apriva il cinematografo dove, fra l'altro, si presentavano al principio dello spettacolo le ballerine che vi arrivavano allo stesso modo delle locomotive vecchio modello sulle linee ferroviarie di quella contrada. I posti delle due prime file di poltrone erano occupati dalla stessa gente che oziava al caffè, e non perdeva un solo svolazzo della veste di chi danzava, al di sopra del ginocchio. Si respirava la dentro un odore di stalla. Era quello il solo mondo in cui si potesse fantasticare, e spesso, uscendo di là, fra adolescenti parlavamo di quelle bellezze che di lontano ci parevano incantate e né più né meno che dee. Io detestavo tutte queste cose, odiavo la gente che passava per il Corso in certe ore, non m'interessavo dei processi dove gli avvocati, per far accorrere gli studenti, citavano Victor Hugo, e per commuovere la giuria sudavano fino a bagnare la giacca sotto le ascelle. Non mi piaceva che la compagnia della gente del popolo come me, che come me era venuta di lontani paesi, che la sera, come me, mangiava le provviste mandate periodicamente da casa, che aspettava il Carnevale per ricevere un po’ di maiale e qualche litro di vino. allora ci ubriacavamo ed eravamo allegri". Alvaro, non ancora ventenne, divenne parte del movimento studentesco animato da spirito patriottico che costituì, con qualche fermento dei futuristi locali, l'elemento dinamico. Fu, infatti, fervido sostenitore dell' interventismo.
Umberto Bosco, uno dei maggiori storici della letteratura italiana del XX secolo, compagno al liceo nel 1913-14 lo dipinge così: "Ricordo Alvaro capeggiare dimostrazioni interventiste, fu anche arrestato per alcune ore e promotore d'un numero unico contro la polizia Bum!" Nel rapporto inviato dal Vice Questore al Viminale si legge che a Catanzaro, la sera del 5 Maggio 1914, a Piazza Roma, intorno alle 18 “circa 300 studenti si riunirono per recarsi in Piazza Municipio e sul Corso Vittorio Emanuele trovando il passo sbarrato dalle forze dell’ordine dirette dal delegato Vincenzo Marini. Gli studenti furono remissivi e chiesero che una loro delegazione fosse ricevuta dal Prefetto per manifestare i loro sentimenti di italianità, dopo avrebbero sciolto il corteo”. In effetti tentarono di organizzare un comizio a Piazza San Giovanni, al quale rinunciarono dopo le ammonizioni del delegato. Due giorni dopo, il 7, la gioventù studentesca si recò in Piazza Margherita dove aveva sede l’Istituto Tecnico chiedendo la sospensione delle lezioni che il preside accolse di buon grado come pure quello del liceo e quello della scuola normale maschile. La scuola normale femminile, sorvegliate da Polizia e carabinieri Reali funzionava regolarmente. Gli studenti giunsero in gran numero e tentarono di penetrarvi, ma furono respinti. Poi anche il dirigente dell’istituto femminile decise di sospendere le lezioni e le studentesse uscirono per aggiungersi a tutti gli altri. In piazza erano circa 500 giovani che si recarono al Municipio. Una delegazione ricevuta dal Sindaco chiese che la Bandiera venisse esposta a mezz’asta per solidarietà con i triestini. I dimostranti proseguirono al grido di “Abbasso l’Austria” e richiesero che tutti gli uffici pubblici esponessero il tricolore in segno di lutto. Il culmine delle iniziative studentesche si ebbe l’8 maggio quando scontri con la Polizia e lancio di sassi che ruppero i vetri di alcune scuole, furono l’epilogo.
Il capitano Chinè dei Carabinieri Reali, visti i feriti, comandò che fossero estratte le sciabole per disperdere i manifestanti a piattonate. Al momento non si procedette ad arresti per evitare l’eccitamento degli animi; una scelta certamente saggia e condivisa dal Procuratore del Re. A fronte di 12 feriti fra le forze dell’ordine vi fu un solo studente medicato in ospedale. La giornata non finì perché intorno alle 14 i giovani ricomparvero sul corso abbandonandosi a clamori e fischi ed armati (alcuni) di bastoni. Le forze di polizia e i soldati intervennero e sbandarono i manifestanti. Poi operarono 75 arresti: 40 studenti, 18 operai e 18 oziosi (così è scritto). Durante la notte si esaminarono le posizioni di tutti e si giunse alla decisione di confermare l’arresto degli studenti: Falvo Pietro sedicenne, Cefaly Antonio 17 anni, Ceravolo Graziano di 17 anni, Nicita Vincenzo ventunenne. Altri dieci furono denunciati a piede libero per resistenza alla forza pubblica. La scarcerazione dei fermati seguì entro poco tempo. La gioventù studentesca catanzarese proseguì nell’impegno solidale con gli irredenti italiani di Trieste e degli altri territori dell’impero Austro-Ungarico dove erano presenti italiani che lottavano per ricondurre alla madrepatria quelle terre.
Successive grandi manifestazioni avvennero in città in prossimità dell’entrata in guerra il 24.5.1915.
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