"Duisburg-Linea di sangue", bocciata la fiction

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  23 maggio 2019 16:13

 

di Teresa Aloi

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Non era piaciuto alla ‘ndrangheta che aveva impedito di girare le riprese a San Luca e non è piaciuta alla gran parte dei calabresi. "Duisburg-Linea di sangue" il nuovo film che Raiuno proposto in prima serata mercoledì 22 maggio, nell'ambito della 'Settimana della legalità,  prodotto da Rai Fiction e Iterfilm, che  racconta le vicende che hanno portato all'arresto dei responsabili della strage compiuta nella cittadina tedesca che gli dà il titolo la sera di Ferragosto del 2007, ha registrato più di una nota di disappunto.

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E se in fase di registrazione «ci sono arrivati segnali e anche lettere minatorie che sarebbe stato meglio non girare lì» così come aveva ammesso la produttrice Laurentina Guidotti che ha dirottato le riprese a Rodi Garganico e a Peschici, in Puglia, ora il disappunto viaggia sul web.

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Un'ondata di reazioni negative, per aver rappresentato una Calabria inesistente e fortemente stereotipata. 

A cominciare dal presidente della Regione Calabria Mario Oliverio che ha scritto    all'amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini.

"Mi ritrovo costretto a esprimerle un formale disappunto e la mia profonda indignazione per la rappresentazione errata e distorta data della Calabria attraverso la fiction "Duisburg, linea di sangue". Non ho ritrovato nessun elemento reale in questo racconto che - con colpevole superficialità - avete voluto propinare al pubblico italiano".    “Ciò che più ha ferito - continua - è l'ennesima rappresentazione densa di luoghi comuni, banalità, frasi fatte, stereotipi che si è voluto dare della Calabria: terra - a veder la fiction - retriva, irrimediabilmente assorbita dalle logiche criminali, persa in un destino che la condanna alla subalternità, alla marginalità e alla perdizione perenne. Avete ancora una volta contribuito a proiettare una immagine sommaria e inaccettabile, perché non rispondente alla realtà, della Calabria e dei calabresi". 

Secondo Oliverio "è grave, prima ancora che vergognoso, che il servizio pubblico possa prestarsi ad offendere la dignità di una intera regione impegnata a costruire faticosamente il proprio futuro. Per non dire poi - continua - sulla qualità di un prodotto mal confezionato, con errori marchiani: un treno targato "Regione Puglia", espressioni dialettali mai utilizzate nella mia regione, riferimenti ad usi e costumi, a tradizioni enogastronomiche completamente fuori luogo. Sono venuto a conoscenza, inoltre, del fatto che sia stata scelta per le riprese la Puglia, e non la Calabria, per via di non meglio specificate minacce subite dalla produzione. E' possibile chiarire questa circostanza? E' stata presentata denuncia agli organi competenti perche' venga fatta luce? Da anni giace nelle vostre stanze la ficton tv sulla straordinaria storia di accoglienza, solidarietà ed emancipazione di Riace. Le torno infatti a chiedere che quella fiction possa essere vista dagli italiani. Essa - conclude -racconta una Calabria vera, narrata con onestà ed in verità".

Santelli (Fi): "Chiederemo lumi alla Rai"

"La Commissione di vigilanza, attraverso i nostri membri - afferma invece la parlamentare di FI Jole Santelli - chiederà lumi al direttore generale e al responsabile dell'area fiction. Non solo la narrazione della puntata è stata tutta incentrata sul rapporto tra la criminalità organizzata e la Calabria ma, cosa ancora più grave, è stato lanciato il messaggio subliminale di un corpo unico, cosa che offende due milioni di cittadini onesti, che vivono di lavoro e sacrifici e che subiscono il peso di una mafia che riguarda, in tutto, poche migliaia di persone".

Irto: "Più rispetto verso la Calabria"

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, ha inviato una lettera al direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, in ordine al film “Duisburg. La linea di sangue”, andato in onda ieri in prima serata su Rai Uno. Una trasmissione che, si legge nella missiva, “ha destato gravi perplessità in seno alla comunità calabrese, contrariamente ad altre precedenti occasioni nelle quali il servizio pubblico ha fornito un contributo positivo alla promozione dell'immagine della nostra regione”.

Scrive il presidente Irto: “Le devo dire, con grande franchezza, che condivido pienamente il sentimento diffuso nell'opinione pubblica calabrese, riguardo ad un film che nel complesso trovo malriuscito, soprattutto per la rappresentazione della Calabria spesso distante dalla realtà. La nostra è una comunità composta, nella sua stragrande maggioranza, da persone orgogliose, oneste e lavoratrici, che con la 'ndrangheta non hanno nulla a che vedere. Una sottolineatura doverosa oggi più che mai, nel giorno in cui ricordiamo la strage di Capaci e il sacrificio del giudice Falcone, della moglie e degli uomini della scorta”.

“Sono convinto – prosegue la lettera di Nicola Irto - che la produzione messa in onda ieri sera non abbia fornito un buon servizio né alla mia regione, di cui viene proposta una narrazione infedele e forzata, né al Paese, che della Calabria rischia di farsi, ancora più di quanto non sia avvenuto nel passato, un'idea totalmente sbagliata. E' su questo che intendo soffermarmi, sorvolando sugli altri limiti di 'Duisburg': in Calabria si parla il calabrese e non il siciliano; e alcuni dialoghi, me lo conceda, sono ai limiti dell'offensivo. Non possiamo ammettere che si dica: 'Duisburg è piena di calabresi' quasi a voler sostenere che 'i calabresi' tout court siano soggetti pericolosi o criminali”. 

Nella lettera del presidente del Consiglio regionale si legge ancora: “Voglio rassicurarla: questa non è una lettera di piagnistei. Noi siamo fieri di essere figli di una terra che una personalità straordinaria come suo padre, Beniamino Andreatta, il 'trentino meridionalista', ha amato come pochi, essendo stato il fondatore dell'Università della Calabria. Ma, Direttore, sono certo che converrà con me sulle criticità di una fiction che della mia terra dice poco e male e che aveva già creato aspettative negative alla vigilia, alla luce delle non documentate affermazioni della responsabile della produzione, riguardo a non meglio precisate 'minacce' che avrebbero determinato lo spostamento della location del film in Puglia”.

Nicola Irto conclude: “Mi preme appellarmi alla sua sensibilità per sollecitare da parte delle produzioni maggiore attenzione e rispetto verso questa magnifica terra, nella quale mi pregio di invitarla alla scoperta dei tesori archeologici, culturali e naturalistici che la caratterizzano”.

Agenda Calabria: "Promuoveremo sciopero fiscale contro la Rai"

"E' vergognoso che la Rai, pagata anche dai contribuenti calabresi, mandi in onda una fiction che mostra un lato oscuro e perverso della regione, indicandolo in maniera alquanto netta come fatto identificativo". E' quanto dichiara Giorgio Gallo, portavoce del movimento Agenda Calabria a proposito della fiction su Duisburg, mandata in onda ieri sera da Raiuno. Siamo perfettamente d'accordo con l'on. Jole Santelli, vice Presidente della Commissione Antimafia- dichiara Gallo- che ha chiesto l'intervento della Commissione di Vigilanza sulla Rai e siamo convinti che debba partire una protesta forte da parte dei calabresi. Per questo- aggiunge il portavoce di Agenda Calabria- stiamo pensando di promuovere uno sciopero fiscale contro l'abbonamento Rai , che serve evidentemente solo per pagare i costi di produzioni che mortificano una regione piena di bellezze e di testimonianze culturali, da sempre sottaciute da parte del servizio pubblico". 

Pegna: "Grottesca caricatura della 'ndangheta e della Calabria"

"Ho visto il film trasmesso da Rai1 sulla strage di Duisburg, rimanendone sconcertato innanzitutto per la pessima qualità cinematografica, al di sotto di ogni standard possibile per la prima rete della Rai". E' quanto afferma il promoter e scrittore lametino Ruggero Pegna che prosegue: " Un film brutto, dilettantistico, d’infimo livello, che ha solo messo insieme ogni tipo di bruttura per offendere un’intera regione; un film talmente mal scritto, diretto e recitato, da diventare a tratti una grottesca caricatura della ‘ndrangheta e della Calabria. La ’ndrangheta esiste, ma è il cancro della Calabria, non la Calabria! Peraltro, oramai è un cancro che non parla solo calabrese (peraltro il dialetto di ieri sera era inquietante quanto inverosimile), ma anche milanese, bolognese, romano e perfino molte lingue del mondo; le lingue e i dialetti di tutti i colletti bianchi dell’imprenditoria, della politica, dell’affarismo che, grazie alle loro collusioni, consentono che questo male sopravviva. Un cancro che, seppur rappresentato da poche cellule impazzite, minaccia e sopravvive alla Calabria onesta, operosa e accogliente, alla magistratura coraggiosa, alle battaglie di tanti giovani che, anche e soprattutto con la cultura, lottano per estirparla, alla Calabria della ricerca e di Università assurte a modelli mondiali come quella di Arcavacata, alla Calabria dell’arte in tutte le sue forme, dell’umanità in ogni sua espressione dell’animo, della fede e dei sentimenti.  Un film di pessima qualità come quello che ho visto, a tratti ridicolo e inguardabile, non ha alcun senso, se non quello di fare cassetta, dipingendo in modo vergognoso un’intera regione piena di gente perbene, professionisti, intellettuali, artisti, sportivi, scienziati. Stupisce che una rete come Rai1 non selezioni ciò che trasmette, innanzitutto, in base alla qualità dei prodotti. Un simile film, dal punto di vista tecnico, non avrebbe superato nemmeno l’esame all’asilo del cinema!. 

Mi chiedo: come mai non si esita a trasmettere continuamente pellicole malfatte, umilianti di un’intera regione e della sua gente, mentre un film come quello su Mimmo Lucano e Riace, che mostra i veri valori della Calabria ammirati in tutto il mondo, rimane chiuso in un cassetto? Come mai non si producono opere sulla storia millenaria di questa regione, da sempre al centro di scambi artistici e culturali con tutti i centri della Civiltà del Mediterraneo e del mondo intero, esaltandone figure storiche e territori unici per bellezza e potenzialità turistiche? La ‘ndrangheta non si estirpa con libri e pellicole dozzinali, utili solo a nutrire la morbosità  di appassionati del genere, ma con la presenza dello Stato, troppo spesso lontano da questa regione, abbandonata a se stessa; una regione con strade e infrastrutture inadeguate, con un’autostrada fintamente inaugurata ma ancora non finita, con una rete ferroviaria da terzo mondo. La parodia di ieri, perfino girata altrove, può servire soltanto a improbabili gare di audience televisive, non certamente a creare coscienze e rendere giustizia a un pezzo d’Italia che merita di essere rappresentata per le sue tante e indiscutibili eccellenze e positività.  I calabresi sono stanchi di queste ‘farsificazioni’, termine inesistente ma che in questo caso rende bene l’idea di becere operazioni commerciali tra il falso e la farsa, come quella andata in onda ieri". 

Falcomatà: "Fiction Rai racconta una Calabria rassegnata che non esiste"

"Sempre la solita solfa. Sempre la Calabria dipinta in maniera arcaica, arretrata, asfissiata dalla mafia, abulica, apatica, rassegnata, senza volontà, senza coraggio, senza voglia di riscatto e di emancipazione dal male. Una Calabria che Calabria non è, considerato che il set era in Puglia. Insomma, per svariati motivi, non c’è piaciuta la fiction andata in onda ieri sera su “Rai uno” dedicata alla strage di Duisburg, un fatto di sangue tanto efferato quanto complesso trattato con una superficialità ed una teatralità da lasciare attoniti". E’ il commento del sindaco Giuseppe Falcomatà al film “Duisburg linea di sangue” che tenta di ricostruire la strage del ferragosto del 2007, quando la faida di San Luca emigrò in Germania. Afferma Falcomatà: "Così, mentre attori improvvisano un dialetto - che è qualsiasi idioma fuorché calabrese – e mangiano pasta con la ‘nduja, ancora una volta viene tramandata una realtà distorta e fuorviante di una terra che ha davvero bisogno di ogni cosa tranne che dell’immagine stereotipata emersa dagli schermi tv in prima serata. E non è un inedito. Potremmo dire che “Duisburg linea di sangue” è un film noiosamente e pericolosamente già visto. Altre pellicole, ricordo “Il miracolo”, quella sul rapimento Getty o “Lo spietato”, hanno trasmesso l’idea di una Calabria tribale, fatta solo di capre sgozzate, patti di sangue o giuramenti celebrati dando alle fiamme santini religiosi. Nuovamente, dunque, all’Italia è stata raccontata una storiella che offende, umilia e rischia di isolare un popolo che, ogni santo giorno, lotta in trincea contro un male che per primo subisce sulla propria pelle. Una battaglia che, purtroppo, diventa più difficile se non si esce dalla narrazione del “Lì è tutto ‘ndrangheta”. No, permettetemi, ma non è così. Qui la ‘ndrangheta c’è, ma non è il tutto!. Chiaramente – spiega Falcomatà - sarei un ipocrita se dicessi che la criminalità è un fenomeno marginale. Anzi, è pervasiva e ci fa stare sempre “sul chi va la”. E’ l’impegno costante della magistratura e delle forze dell’ordine che ci dice quanto sia difficile nascere, crescere e vivere in certi territori. Centinaia di inchieste e migliaia di arresti, negli anni, hanno dimostrato, però, che solo uniti si può vincere. Ma serve il contributo di tutti, compreso quello di produttori, sceneggiatori e registi che hanno voglia di cimentarsi con i nostri problemi che sono, al tempo stesso, i problemi dell’intero Paese".

"Alla Napoli raccontata da Gomorra – continua l’inquilino di Palazzo San Giorgio - preferisco di gran lunga quella degli uomini e delle donne di “Pollici verdi”, i volontari di un’associazione civica che hanno ridato decoro, dignità e speranza ad un quartiere difficile come Scampia. Qualcuno conosce le loro storie? Pochi. Perché lo storytelling del buono, forse, è meno efficace nel bucare lo schermo di quanto non possa fare il male. Ed esempi simili, nella nostra realtà, ne esistono a centinaia: imprenditori che resistono, gente sotto scorta per essersi ribellata al pizzo, maestre che insegnano il buono ed il giusto ai bambini, amministratori pubblici che sfidano i mafiosi a viso aperto, ragazzi e ragazze impegnati nel volontariato, in politica, nelle parrocchie, nelle associazioni civiche, nelle società sportive. Sono persone che quotidianamente, con forza, abnegazione e con coraggio, mettono anima, corpo e cuore per affermarsi in quei luoghi che oggi ci vengono descritti come “luoghi senza scampo”». Già, i luoghi: Inviterei le persone rimaste colpite dal film Rai a visitare le bellezze dell’Aspromonte, la casa di Corrado Alvaro a San Luca, i paesaggi onirici che, dall’entroterra al mare, sin dai tempi di Edward Lear, lasciano i visitatori ammaliati e quasi senza fiato per la loro unicità e bellezza. Il mio mandato da sindaco – aggiunge Falcomatà - è il primo dopo lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa, un fatto che mi responsabilizza ulteriormente rispetto all’impegno preso davanti ai miei concittadini. L’azione della nostra amministrazione è completamente improntata sulle prassi di trasparenza, legalità e lotta costante e incessante ad ogni forma di corruzione, sopraffazione e malaffare. Per primi, in Italia, ci siamo dotati di un Regolamento per l’utilizzo dei beni comuni e confiscati raccogliendo il plauso di Libera e delle altre associazioni antimafia. Oggi, a Reggio Calabria, le ville dei boss sono abitate dalle persone in difficoltà e bisognose di un alloggio popolare. E’ un lavoro duro, ma indispensabile. Ne siamo coscienti. Ecco perché, nella lotta per l’affermazione della legalità e per la libertà dalla ‘ndrangheta, ognuno deve fare la sua parte. Fa ancora più male – incalza il sindaco – dover commentare questo film nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, quando si creò definitivamente uno spartiacque fra il bene ed il male in un Paese che, in quel momento, conobbe il volto più devastante della mafia. In questa data, avrei soltanto voluto ricordare Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, ovvero le vittime di un’ideale, sognatori di un mondo senza più mafie e mafiosi, eroi autentici che fattivamente hanno segnato un solco e su quello noi ci siamo incamminati per affermare i sacri valori della giustizia e della legalità. Ahimè, di nuovo, ci troviamo costretti a spostare la nostra attenzione anche su chi narra la ‘ndrangheta rischiando, forse inconsapevolmente, di affossare un intero territorio. La prossima volta – conclude il primo cittadino – ci piacerebbe poter assistere pure alla Calabria che resiste, vorremmo che la gente ed i telespettatori ci conoscessero per quello che siamo: una stragrande maggioranza di persone per bene, orgogliose e testarde nell’abitare la terra dei nostri nonni, felici di poter operare accarezzati dall’aura mistica dello Stretto di Messina, respirando il profumo morbido del mandorlo, della zagara, del bergamotto, certi che un giorno saremo finalmente liberi dalla ‘ndrangheta e da ogni stereotipo".

Wanda Ferro:" ll Sud è stanco di una industria editoriale e cinematografica che fa soldi compromettendo l’immagine dei territori e affossandone le opportunità di sviluppo anche turistico"."Basta con la narrazione alla Saviano di una Calabria che non è terra di ‘ndrangheta, ma una regione meravigliosa, che offre infinite bellezze paesaggistiche, natura incontaminata, luoghi ricchi su storia e preziosi giacimenti culturali. Una regione abitata da gente onesta, laboriosa e ospitale, che non ha nulla a che spartire con i pochi criminali che cercano di soffocarne le potenzialità di crescita e di riscatto”. È quanto afferma il deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che considera “non meno dannoso della ‘ndrangheta il racconto che della Calabria ha fatto il servizio pubblico della Rai con la fiction sulla strage di Duisburg. Il Sud è stanco di una industria editoriale e cinematografica che fa soldi compromettendo l’immagine dei territori e affossandone le opportunità di sviluppo anche turistico. Chi come me fa parte della commissione antimafia sa bene quanto la ‘ndrangheta sia potente e pervasiva nei territori calabresi, ma sa anche quanto forte sia lo spirito di ribellione e il rifiuto delle logiche criminali da parte della stragrande maggioranza della popolazione. I calabresi hanno forse le scarpe sporche di fango, ma le mani pulite, si spezzano la schiena ogni giorno per competere nel lavoro, nelle professioni, nell’impresa e in ogni altro settore della vita sociale rispetto a chi, nelle altre regioni, gode di una condizione di evidente vantaggio geografico e infrastrutturale. L’equazione 'Calabria uguale ‘ndrangheta' sarà forse suggestiva e proficua per l’industria cinematografica, ma è totalmente falsa.  La Calabria positiva, che è la Calabria reale, è stata completamente ignorata e offesa dalla tv pubblica. Anche la scelta di girare in Puglia le scene della fiction ambientate in Calabria è di estrema gravità, ed invito la Rai, come ha già fatto in un esposto Klaus Davi, a chiarire e denunciare davanti gli organismi competenti e alla opinione pubblica quali siano state le minacce che hanno impedito alla produzione di lavorare in Calabria, o se piuttosto questa scelta non sia stata dettata da ragioni economiche e dal sostegno della film commission pugliese, e da eventuali inefficienze della film commission calabrese. In Calabria sono state girate decine di produzioni cinematografiche internazionali senza che sia mai successo nulla, ora i calabresi pretendono di sapere quali episodi criminali hanno impedito alla produzione di girare in Calabria”. Wanda Ferro annuncia quindi una interrogazione parlamentare “perché - spiega - da queste accuse la Calabria ha subito un gravissimo ed intollerabile danno di immagine, ma soprattutto un’offesa ai suoi cittadini e al loro spirito di accoglienza”.

Codacons: nè con la Rai nè con Oliverio 

"Da sempre siamo contro la filmografia che vede la n’drangheta protagonista, perché è molto più pericolosa che formativa. Il rischio di produrre effetti “emulativi”, soprattutto nei ragazzi, è infatti estremamente elevato. Tuttavia contestiamo  l’insolita levata di scudi da parte dell’intera politica regionale, con il Governatore in testa. Lo afferma il Codacons, intervenendo sulla querelle relativa alla fiction di Rai1 sui fatti di Duisburg.

“E’ triste che il Presidente Oliverio abbia ad indignarsi - sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons - perché nel corso dello “sceneggiato” sulla strage di Duisburg, su di un treno si poteva leggere “Puglia” in luogo di “Calabria” o perché qualche termine dialettale risultasse errato o, peggio ancora, perché le tradizioni enogastronomiche fossero state profanate o, infine, perché le scene siano state girate in Puglia e non in Calabria. Se il Governatore si fosse informato, probabilmente avrebbe saputo che il film è stato realizzato con il contributo della Regione Puglia (190.964,00 euro) con risorse POR Puglia 2014/2020 e con il sostegno di Apulia Film Commission (sempre Puglia)!”.

“Quanto al danno d’immagine, rammentiamo al Governatore che il vero danno per la Calabria è la n’ndrangheta e non la verità. Iniziasse a far pulizia invece di ergersi a novello censore delle fiction - prosegue Di Lieto - Sono anni che andiamo avanti con arresti e rinvii a giudizio che vedono coinvolta l’intera classe politica Calabrese… e ci si indigna per un programma televisivo! Per liberare la Calabria l’unica via d’uscita sono le dimissioni in massa di tutti i consiglieri regionali e questa ultima stucchevole presa di posizione del Governatore ci spinge a continuare ad appellarci al senso di dignità dei Consiglieri affinché vogliano essere ricordati come coloro che hanno posto fine ad una delle pagine più nere della nostra regione” – conclude il rappresentante del Codacons.

Slc Cgil Calabria: «Una proposta cinematografica offensiva per la Calabria. Bene la levata di scudi della politica calabrese a sostegno della immagine della Calabria, ma è la stessa politica che disperde risorse e non investe nel cinema e nelle maestranze calabresi».

«L’idea stereotipata, incolta, gretta e inaccettabile, di riduzione della Calabria a terra di ‘ndrangheta non appare solo falsa e semplicistica, quanto idiota e offensiva. Perché le istituzioni pubbliche, in questo caso la Rai attraverso la fiction “Duisburg, linea di sangue”, andata in onda su Rai1, continuano per l’ennesima volta col vecchio giochino della promozione del territorio, dimenticando di evidenziare che non si può promuovere un qualcosa parlandone male». Lo afferma la segreterian regionale della Slc Cgil. «È indecente che il servizio pubblico, possa piegarsi, per manifesta incapacità di idee e di impegno, a tratteggiare una intera regione, eletta dalla Magna Graecia, florilegio delle arti nei secoli, a sperduto angolo di periferia dove vincono le banalità, le bassezze, i luoghi comuni e il dilettantismo di chi descrive una terra senza alcuna cognizione e conoscenza.  Noi che la ‘ndrangheta la combattiamo quotidianamente – continua la Slc - attraverso il nostro impegno a garanzia dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che ci battiamo concretamente per diffondere una cultura della legalità, della giustizia sociale, dell’uguaglianza e della solidarietà, siamo letteralmente schifati a dover assistere a consueti manifesti lesivi e volgari». «Pensi la Rai a valorizzare attori, registi e professionisti calabresi che hanno tanto da dare ad un disservizio oggi più che mai politicizzato, sempre più povero di contenuti e spessore.  Quanto alla levata di scudi in difesa dell'immagine della nostra terra, - continua ancora - la politica non può limitarsi ad un comunicato o una lettera aperta, soprattutto quando si hanno gli strumenti per valorizzare la propria terra, le maestranze, artisti ed attori calabresi, ma si preferisce operare in una logica spartitoria e clientelare, anche nei fondi per la cultura e per il cinema. L’istituzione regionale deputata in Calabria alla valorizzazione del cinema, la film commission, opera male. Molto male. Registriamo un’assenza atavica sul territorio in merito ad iniziative legate al segmento cinematografico.

Il più delle volte si è puntato su grandi produzioni non calabresi, che non lasciano niente al territorio, se non prendere quattro figure locali per mera parvenza, quando invece vi sono numerosi professionisti e realtà calabresi di qualità a cui non viene data la possibilità di realizzare i propri progetti, e a cui si nega ogni formula di sostegno.  Operatori del cinema in Calabria costretti alla fame, mentre l’istituzione deputata impiega risorse per rappresentanza, e soprattutto sostiene ambiti che nulla hanno a che vedere con il cinema.  Ci sono attualmente bandi aperti e misure di sostegno, che ci auguriamo, possano tener conto delle importanti realtà “realmente calabresi”, confidando che la premialità possa orientatarsi alla meritocrazia ed al reale sviluppo del cinema dei territori, finalità primaria delle film commission italiane, e non a interessi particolari». «Vigileremo – conclude il sindacato - con intransigenza e rigore perché il cinema possa veicolare un’immagine positiva e di qualità di una terra lungamente martoriata da chi ha interesse che rimanga invece in ombra e simbolo dell’autopromozione negativa.  Creando le condizioni affinché la produzione cinematografica calabrese possa operare in e per la Calabria, magari ci ritroveremo innanzi un racconto più realistico e vero della nostra amata terra».

 

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