I Comuni si troveranno, loro malgrado, in grande difficoltà perché la legge, nella sua lettura attuale, permette le imprese funebri ricorrendo ai requisiti sia con accordi di impresa stabile che temporanee
05 dicembre 2019 18:50di MASSIMO PINNA
Quando la toppa è peggiore della buca.
Non c’è pace, paradossi a parte, per la legge funeraria.
Approvata dopo alterne vicende, sfilate di carri funebri, proteste varie, dal consiglio regionale lo scorso 19 novembre, ecco l’ennesimo colpo di scena per il settore funerario calabrese.
A Consiglio quasi finito, su iniziativa del consigliere regionale Giovanni Nucera, è stata approvata una correzione per un presunto refuso che poi refuso non era. (LEGGI QUI). Scoperta la correzione a penna, ne sono seguite le clamorose dimissioni di Rocco Caliò della Cosfit che, stanco per due anni nei quali il consiglio regionale non ha brillato rimangiandosi una prima proposta di legge, ha gettato polemicamente la spugna. Il consigliere, proponente della proposta di legge regionale 439, diventata la legge 48 del 29 novembre, Giuseppe Giudiceandrea, lo ha invitato via social a restare. Ma nulla di fatto.
Anche perché, nella ultima seduta, quella di lunedì scorso (2 dicembre), su proposta dello stesso Giudiceandrea, spinto anche dall’interessamento di altri consiglieri di maggioranza, il Consiglio ha votato e approvato una interpretazione autentica dell’articolo 8 comma 2. Si tratta del passaggio “incriminato”, che ad una lettura attenta e ad un confronto con la norma qualche giorno prima deliberata, porta ad una tale confusione che è facile prevedere come la stessa, possa essere potenzialmente oggetto di un’altra impugnativa da parte del governo.
Ecco la questione nel dettaglio. La norma dell’articolo 8 comma 2, approvata il 19 novembre, sui requisiti per poter esercitare l’impresa funebre, recava, grazie al refuso (che poi refuso non era) quell’ormai altrettanto famosa parolina “non”, con la quale, “i requisiti di cui al comma 1 lettere a), b), e c) possono essere ottenuti ricorrendo ad accordi con altre imprese funebri certificate, associazione temporanea di impresa o contratti di rete”. Ma oggi, dopo l’approvazione della cosiddetta interpretazione autentica, il comma 2 dell'articolo 8 (Requisiti dell'impresa funebre e dei soggetti ad essa collegati) della Legge Regionale del 29/11/2019 2019, n. 48, recante "Disposizioni in materia funeraria e di polizia mortuaria", va interpretato sottintendendo che gli accordi previsti nel suddetto comma, devono — a pena di nullità — essere realizzati stabilmente e non in modo temporaneo, sotto la forma del consorzio, di società consortili o di altra forma di società di persone o capitali, nelle forme previste e regolamentate dal Codice Civile e dalle norme vigenti in materia di commercio”. Ed eccoci al punto. Nella prima stesura, anche tralasciando quel “non” eliminato di fretta grazie all’intervento di Nucera, che dava tutto un senso restrittivo e più qualitativo alla possibilità di esercitare impresa funebre, oltre alla temporaneità, l’articolo comunque rimane nella sua estensione valido. Tra questi però ricorrono anche le a.t.i., le associazioni temporanee di imprese.
Che escono dalla porta e rientrano dalla stessa porta.
Risultato? I Comuni, destinatari dell’interpretazione autentica per agevolarli nel rilascio delle autorizzazioni, si troveranno malgrado loro in grande difficoltà perché la legge, nella sua lettura attuale, permette le imprese funebri ricorrendo ai requisiti sia con accordi di impresa stabile che temporanee (che rimangono nel comma), anche se nella prima parte li si vuole eliminare.
Insomma, un polverone creato per attutire le contraddizioni di una manovra a tratti incomprensibile, quella di eliminare un refuso, il famoso “non”, che refuso non era.
Sui motivi veri o reconditi di tutto questo bailamme, che potrebbe portare presto ad un nuovo nulla di fatto per la legge funeraria, sarà la politica ed eventualmente gli organi preposti a fare piena luce per venire incontro alle istanze di ordine e giustizia, ancora una volta deluse, dal settore funerario calabrese.
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