Regione. E nuovamente ti scrivo, onorevole presidente. Ascoltami: "Subito il pieno funzionamento del consiglio e della giunta"

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images Regione. E nuovamente ti scrivo, onorevole presidente. Ascoltami: "Subito il pieno funzionamento del consiglio e della giunta"
Franco Cimino
  09 marzo 2020 18:33

di FRANCO CIMINO

Cara Iole, ti scrivo. Onorevole presidente, mi scuso di importunarla durante le dure fatiche di queste ore. Scrivo per la seconda volta a distanza di pochi giorni. Non pretendo che tu, ovvero ella, mi risponda, conosco bene i ritmi del governare. Mi interessa solo che mi abbia letto ieri e che mi legga oggi, sebbene dai suoi comportamenti mi sembra che non abbia tenuto in alcun conto i consigli che le ho inviato a proposito della gestione politica della fase di avvio della nuova legislatura. Iole presidente, a carico del mandato da poco ricevuto con il sessantaquattro del quarantaquattro per cento dei votanti( dato che non può essere trascurato), vi è un peso maggiore determinato dal fatto di essere il presidente della Calabria, ricevuta in condizioni peggiori di quanto non l’abbiano rilevata i suoi predecessori. Condizione sempre più aggravata non soltanto per colpa di chi l’ha governata, questa terra, in ogni ieri. Ma, soprattutto da una situazione strutturale talmente cristallizzata da trasformarsi in crisi di sistema.

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Eh sì, anche una regione tanto arretrata e priva di strutture sociali e istituzionali organicamente predisposte, come la nostra, si trova in un sistema che la indirizza, al di là delle diverse forme di governo che l’hanno gestita. Si trova, anzi, dentro quel sistema che la condiziona in tutto e per tutto, come usa dire. Vediamo rapidamente in cosa consiste questo sistema. Partiamo dal primo elemento, la mancanza d’ordine. In Calabria vi sono le leggi, le istituzioni, la società e in essa i diversi corpi sociali. In un sistema corretto e ordinato, tutti queste sezioni operano insieme e con spirito di unità. Le divisioni, legittime e necessarie, operano sul terreno della politica e in quello degli interessi, che nella politica si rappresentano e nelle istituzioni si sintetizzano in quel che chiamiamo costruzione del bene in comune. I corpi sociali, che partono da rivendicazioni di parte e talvolta da chiusure corporative, concorrono a questo sforzo solidale unitamente ai cittadini, che non solo rispettano le regole ma che con alto senso di civiltà le interiorizzano. Insomma, vivono come se le respirassero e si comportano come se le temessero. Dico di più, tutti riconoscono l’autorità e la rispettano.

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E l’autorità non può che essere quella legale, cioè democratica, non solo fisicamente rappresentata nelle istituzioni. È tanto radicato questo principio, che quanti, e sono sempre pochissimi, non lo rispettano appartengono a quel fenomeno della devianza, di cui trattano sempre più puntualmente le Scienze Sociali. Devianza, non esclusivamente delinquenza, che spesso non sono la stessa cosa. Il sistema Calabria si regge sull’opposto esatto di questo. E, in particolare, su una forza devastante che si chiama disordine. Disordine sociale. Disordine territoriale. Culturale e morale. Disordine istituzionale e politico. L’alto livello di corruzione è dato dall’insieme di queste cose. Ed essa, la corruzione, va ben al di là dei fatti conosciuti, dei reati compiuti e perseguiti, da personale adibito alle diverse funzioni pubbliche, e dal rapporto malefico tra gestori della cosa pubblica e mala-imprenditoria. Va direttamente a colpire quel fondamentale rapporto, costituzionalmente virtuoso, tra cittadini e classe dirigente, nel quale gli uni fanno fare all’altra e viceversa, ciò che è fuori delle regole, purché soddisfi il piccolo proprio tornaconto. Un patto non scritto tra la politica degli affari e la pratica della convenienza individuale, che nel tempo ha eroso la tensione morale, la forza delle istituzioni, il prestigio dell’autorità, sta alla base della grande questione morale che attraversa la Calabria, di cui la crisi della politica e la mediocrità di gran parte di chi la rappresenta, sono soltanto la spia più visibile e la conseguenza più nascosta.

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In questo disordine, è crescita, prospera e impera, l’unica organizzazione capace di costruire un ordine razionale e una forza più capace ancora di farlo rispettare ai suoi adepti e imporre alle sue diverse destinazioni, le vittime condannate al disordine generalizzato. È la ‘Ndrangheta, che dentro i nostri confini si è potuta ricostruire diventando la “ società criminale” più potente e pericolosa del mondo. Con le sue seconde file di piccoli sottotenenti e capimastri e manovali occupa il vuoto politico che si è progressivamente allargato in Calabria. Un piccolo stato dentro una piccola regione, così è. Questo vuoto, per le ragioni, che al nuovo presidente certamente non sfuggiranno, oggi è diventato un baratro nel quale più facilmente la nostra terra può rovinare, e non solo metaforicamente. L’emergenza sanitaria che, sembrerebbe a sorpresa colpevole, si è abbattuto sulla nostra regione, rischia di alimentare quel disordine, a sua volta alimentando se stessa, per ogni convenienza di quel fenomeno corruttivo che è facile immaginare.

Nessuno oggi lo dice, perché probabilmente nessuno lo pensa. Ci è sfuggito per mancanza di pensiero profondo, di sensibilità o perché la paura del virus ha obnobulato le menti? O non lo si dice per paura e basta? Io lo penso, non ho paura, né del virus né del” sistema”, e lo dico: ma il dubbio che questa nostra politica in crisi e che per settimane non è riuscita a comporre una giunta regionale neppure secondo i limiti di tempo normati, possa rifugiarsi nell’alibi della emergenza sanitaria per ulteriormente ritardare le doverose scelte istituzionali, a me è venuto e non mi vuole lasciare. Faccio politica da quando ero poco meno che un ragazzo, tanto tempo fa. L’ho sempre seguita e per quella mia educazione democratica e cristiana, l’ho sempre studiata( la politica si studia prima di farla, e, se obbligati, la si studia facendola). Ho sempre, pertanto, appreso e verificato che nelle situazioni più drammatiche, in cui i rischi per la sicurezza delle persone e delle comunità sono altissimi, la prima risposta viene dalla politica. E questa dà sempre una prima e ferma risposta: il ripristino degli organi istituzionali. Ricostituire i vari ordini democratici, è la prima cosa che fa la politica, per dare ordine alla sua azione. Ordine e credibilità, essenziale quest’ultima, per farsi seguire dalla gente, secondo un insuperato principio che senza consenso sociale l’autorità cambia natura e le istituzioni si indeboliscono.

Ecco perché il Consiglio regionale non solo non si sarebbe dovuto rinviare e con esso la nomina della giunta, ma avrebbe dovuto, eletto un presidente anche provvisorio, restare in seduta permanente, così tutti i sette assessori, per fronteggiare l’emergenza coronavirus e tutte le altre che, prima di esso e a seguito di esso, rendono più pesante il dramma Calabria. Inoltre, ci sono i calabresi. Spaventati e disorientati. Essi hanno bisogno delle istituzioni come i figli dei genitori, i soldati in guerra di un comandante, i marinai in aperto mare della loro guida, lo scalatore e il viandante della bussola. Cara Iole, onorevole presidente, inverta questo stato di cose, chieda l’immediata convocazione del Consiglio, ne faccia costituire gli organi statutari e nomini subito, stasera stessa, la sua giunta. Lo faccia secondo la sua sensibilità politica e la sua dirittura morale. Non i partiti, che l’hanno eletta, ma i calabresi tutti, nessuno escluso, ne hanno urgentemente bisogno. Faccia questo, La prego. Non mi deluda. 

 

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