
Focus sulla Calabria nel 35° report dell’Osservatorio MPI di Confartigianato, dal titolo “Le nuvole dell’incertezza e gli scenari dell’autunno 2025”.
Il documento fotografa una regione che mostra segni di vitalità in alcuni settori strategici, ma che resta esposta alle difficoltà strutturali dell’economia italiana e alle tensioni geopolitiche globali.
L’attuale contesto nazionale, segnato da una crescita debole e dalla crisi della manifattura, penalizza anche la Calabria, pur con alcune eccezioni virtuose. Le micro e piccole imprese regionali resistono meglio della media, soprattutto nei comparti alimentare, legno, metallo e altre manifatture, che nei primi sei mesi del 2025 registrano una crescita dell’export del +9,7% contro il -1,2% nazionale.
Le esportazioni complessive di prodotti manifatturieri ammontano a 443 milioni di euro, pari allo 0,1% del totale italiano e all’1,4% del Mezzogiorno, con un incremento del +3% rispetto al 2024. I principali motori di questa espansione sono i prodotti alimentari, i macchinari e la metallurgia, che insieme rappresentano oltre la metà dell’export regionale.
Significativo anche il dato sulle relazioni commerciali con Germania, Stati Uniti e Cina. Verso Berlino — terzo partner commerciale della Calabria — le vendite crescono del +7,3%, invertendo la rotta rispetto al -17% del 2024. Ancora più marcato l’aumento dell’export verso gli Stati Uniti (+22%), primo mercato di destinazione del “made in Calabria”, grazie alla domanda anticipata prima dell’applicazione dei nuovi dazi. In controtendenza anche il commercio con la Cina, che segna un +16,1%, spinto dai prodotti chimici.
Sul fronte energetico, la regione continua a pagare un caro prezzo per il costo delle bollette: l’extracosto sostenuto dalle imprese dei settori artigiani rispetto alla media europea è di circa 10 milioni di euro, pari allo 0,03% del valore aggiunto calabrese. Tuttavia, la Calabria beneficia di una maggiore capacità di copertura del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili, che raggiunge il 38% grazie all’eolico, attenuando parzialmente l’impatto dell’inflazione energetica.
Positivi anche i dati demografici d’impresa. Al secondo trimestre 2025 sono attive 183.507 imprese totali (+0,39%) e 31.739 artigiane (+0,36%), entrambe in crescita rispetto al 2024.
Sul lavoro, la Calabria mostra un miglioramento significativo, pur restando ultima in Italia per tasso di occupazione (46,5%) e tra le prime per disoccupazione (11,8%). Tuttavia, è la regione che segna la crescita occupazionale più sostenuta: +5,1% nei primi sei mesi del 2025, pari a 27mila occupati in più rispetto all’anno precedente. In crescita anche l’occupazione indipendente (+5,3%) e quella dipendente (+4,7%).
A livello settoriale, la manifattura traina (+13,5%), seguita da costruzioni (+5,9%) e servizi (+3,3%). Anche la domanda di lavoro per il trimestre settembre-novembre 2025 è in aumento (+6,5%), trainata dai servizi alla persona (+44,1%) e dal turismo (+11,2%).
Preoccupante resta invece la carenza di manodopera qualificata: in Calabria è difficile reperire il 44,4% delle figure richieste, con un picco del 55,4% per operai specializzati. Inoltre, la regione presenta un forte squilibrio generazionale: per ogni 100 lavoratori under 35 ci sono oltre 70 over 55, e nei prossimi 25 anni la popolazione in età lavorativa diminuirà del 30,1%.
La riflessione del presidente regionale di Confartigianato, Salvatore Ascioti.
«I dati del nostro Osservatorio — commenta Ascioti — delineano una Calabria che reagisce, che esporta di più e che mostra segnali incoraggianti nell’occupazione e nella tenuta delle imprese artigiane. Tuttavia, la crescita rimane fragile e disomogenea. La dipendenza energetica, l’invecchiamento della forza lavoro e la difficoltà nel reperire personale qualificato rappresentano nodi strutturali che vanno affrontati con politiche di lungo respiro. Serve una strategia che metta al centro la formazione, l’innovazione e l’impresa diffusa, sostenendo chi ogni giorno crea valore e occupazione nei territori. L’artigianato e le microimprese calabresi — conclude — sono la spina dorsale della nostra economia: ma per competere davvero, devono essere messe nelle condizioni di lavorare con pari opportunità rispetto al resto del Paese».
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