di ANTONIO CANNONE
Alla determinazione del centrodestra, lo schieramento opposto di centrosinistra risponde con incertezza e confusione. Ancora alla ricerca di quell'unità che potrebbe essere utile per sovvertire il pronostico. In serata, iniziativa del movimento "Lamezia bene comune" che annovera esponenti della Giunta Speranza ed ex dirigenti di Sel e della sinistra lametina.
In attesa di un ulteriore incontro con il Pd, si è tenuta in piazza Mazzini l'iniziativa pubblica annunciata con gli interventi di Daniela Grandinetti e Rosario Piccioni dai quali è emersa chiaramente la posizione di questa aggregazione e l'idea prevalente di ricercare un sindaco che "deve avere valori morali ed etici. Non ci serve un superuomo ma un primo cittadino che sappia rappresentare al meglio la città".
Quindi la "stoccata" al Pd. "Non siamo a livelli di ultimatum, ma esiste la possibilità che andremo da soli per la nostra strada senza il Pd". In precedenza, fulmini e saette contro la destra responsabile del terzo scioglimento del Consiglio comunale con la Grandinetti che in apertura ha lanciato strali contro "chi poi si ricandida e viene rieletto come se nulla fosse. La stessa sentenza (riferendosi alla recente decisione del Consiglio di Stato) dà un monito come un macigno alla città. Ogni cittadino dovrebbe far riferimento al proprio senso civico".
Si entra nel vivo della situazione attuale del centrosinistra. "Ci aspettavamo - ha evidenziato Grandinetti - un atto di responsabilità dal Pd per avere un candidato non da libro dei sogni ma concreto, da contrapporre ad un esercito di candidati del
centrodestra. Avendo bisogno di una riscossa dobbiamo superare il clima di veleni e voltare pagina".
Rosario Piccioni sposta subito dopo le riflessioni su argomenti come quelli legati al rapporto con la gente. "Dal 1 settembre ad oggi - ha rimarcato - in questa città non ho visto una manifestazione per parlare ai cittadini, se non le nostre, e questa sera abbiamo come dato definitivo quello della sentenza del Consiglio di Stato. Ci sono stati troppi silenzi in questi anni, non si è discusso di nulla".
Affondo di Piccioni sempre sui contenuti della sentenza del Consiglio di Stato. "I processi si fanno nei Tribunali e non in piazza", a voler sottolineare che bisogna prendere atto di quanto stabilito dai giudici, senza imprecare alla malasorte o a complotti.
Nella parte finale dell'intervento, Piccioni parla dell'idea del movimento "Lamezia bene comune "nato con ampi riscontri, poi rallentanti con l’andare dei mesi. Già ad agosto si era chiesto al Partito democratico di iniziare un percorso per delineare candidati e programmi: a 14 giorni dalla presentazione delle liste ancora tutto è fermo. Nessuno pretende di imporre un proprio nome, ma di fare sintesi. Noi avevamo dato apertura ad esponenti autorevoli del Pd che, per motivi personali, hanno poi
fatto un passo indietro. A questo punto non escludiamo di andare avanti da soli".
In conclusione, per Piccioni "date le supposizioni di quanto in costruzione da parte del centrodestra, con 7 liste che non permettono il controllo come avvenuto nel 2015, o con personaggi citati nello scioglimento o borderline, il quarto scioglimento è un rischio che torna nel monito del Consiglio di Stato. Spero che giovani e validi professionisti abbiano entusiasmo e vogliano mettersi in gioco".
Tuttavia, lo stesso esponente della sinistra, paventa "il rischio che a candidarsi siano sempre le stesse persone, siano eletti i soliti noti". Ora la palla passa al Pd (che al suo interno nei recenti confronti anche con "Lamezia bene comune" aveva virato sul segretario cittadino Antonio Sirianni. Proposta però non condivisa da Piccioni e gli altri, alla presenza anche di Milena Liotta e Francesco Grandinetti) per convergere e fare sintesi, soprattutto con questo movimento che racchiude, di fatto, le altre anime di una sinistra comunque debole che sembra presentarsi all'appuntamento senza un candidato "forte", carismatico che e possa mettere tutti d'accordo.
All'orizzonte, però, si addensano "nuvoloni grigi" per un centrosinistra che di solito, dopo ogni scioglimento comunale, è uscito sempre vincente dalla competizione elettorale.
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