di ANTONIO CANNONE
Va lentamente delineandosi il quadro delle candidature a sindaco di Lamezia Terme in vista delle elezioni del prossimo 10 novembre.
In una realtà comunque sotto la lente di ingrandimento per via delle implicazioni con la criminalità organizzata, accertate anche dall'ultima sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato lo scioglimento del Consiglio comunale del novembre 2017. Dati inconfutabili per i giudici, criticabili e oggetto di continue polemiche per chi invece ha una "visione" diversa di quanto accaduto nel corso della campagna elettorale del 2015 e nei mesi successivi, comprese naturalmente molte operazioni della Dda come quella denominata "Crisalide" che ha investito direttamente anche il Comune.
In mezzo, altre operazioni come l'inchiesta sulla Sacal e per finire il commissariamento dell'Asp di Catanzaro con dirette responsabilità anche attinenti il territorio di Lamezia. Basta citare l'operazione "Quinta bolgia".
Ciononostante in città la politica va avanti e bisogna presentarsi all'appuntamento con le Amministrative.
Una scadenza però che rischia, è inutile nasconderlo, di riproporre situazioni già viste anche perché sono tanti i protagonisti che in modo diretto o indiretto si ripresentano sulla scena politica in cerca di voti.
Andando fra la gente si ha la netta percezione dello scoramento. Dietro l'angolo c'è chi intravede un ulteriore probabile scioglimento comunale. Non sta a noi certamente giudicare, ma fotografare una realtà che appare ancora imprigionata, legata a certi vincoli che inevitabilmente potrebbero causare future situazioni ad alto rischio di stabilità democratica nell'Ente comunale.
Detto questo, come evidenziato, partiti e movimenti stanno stringendo i tempi per trovare i candidati.
Nel centrodestra che comprende anche la Lega, pare ormai scontata la scelta di candidare il promoter, Ruggero Pegna, in passato candidato alle Regionali con Forza Italia a sostegno dell'ex governatore Scopelliti.
Pegna avrebbe vinto la concorrenza nei confronti di Pasquale Materazzo, Francesco Chirillo e Pasqualino Scaramuzzino. Mentre naufraga l'ipotesi Mario Magno. L'ex consigliere regionale, in questa fase, preferirebbe "tirarsi" fuori e preparare la corsa a Palazzo Campanella.
Nell'area di centrodestra, sotto la "copertura" di liste civiche, è certa la candidatura di Paolo Mascaro, nonostante la sentenza recente del Consiglio di Stato, l'avvocato lametino intende non demordere. Intorno alla sua candidatura, di fatto, gruppi di estrazione di centrodestra. E questo significa che quest'area nella sua globalità si presenterà con due candidati. Centrosinistra diviso fra chi come il movimento "Lamezia bene comune", prendendo atto dell'immobilità all'interno del Pd, pensa ad andare da solo con il candidato Rosario Piccioni, già assessore nella Giunta Speranza; e il Partito democratico ancora in mezzo al guado con nomi che circolano senza una reale percezione di ciò che dovrebbe e potrebbe essere una vera alternativa.
Anche il cronista ha serie difficoltà a citare possibili candidati, e questo perché dopo il rifiuto di Fancesco Muraca, emergono nomi sui quali, per un motivo o per un altro, si intrecciano veti interni e forse anche esterni. Nomi che si fanno e si "bruciano" nell'arco della stessa giornata: Annita Vitale, Giaocchino Tavella, l'esponente dell'Antiracket, Maria Teresa Morano.
Sicure e già ufficializzate le candidature di Milena Liotta, ex Pd e Massimo Cristiano con due liste civiche. Alla voce movimento Cinquestelle, per il momento, si legge: non pervenuto.
Il "ballo" è iniziato, l'auspicio vero è che si possa evitare un'altra onta per non avvicinare Lamezia al record negativo di scioglimenti.
A quel punto sarebbe inevitabile il confronto con realtà come San Luca dove l'agibilità democratica relativa alle rappresentanze elette è stata commissariata per anni.
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