Emergenza abitativa, Fiorita: “L’Aterp non si limiti a costruire ma diventi l’ente che garantisce il diritto alla casa e la dignità dell’abitare”

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images Emergenza abitativa, Fiorita: “L’Aterp non si limiti a costruire ma diventi l’ente che garantisce il diritto alla casa e la dignità dell’abitare”
Nicola Fiorita
  25 agosto 2025 10:33




"Le dichiarazioni rese da Grazia Maria Carmela Iannini, commissaria straordinaria dell’Aterp Calabria, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle periferie, hanno descritto con chiarezza una crisi abitativa che non riguarda solo il Sud ma l’intero Paese.
 
La Calabria, come ha ricordato la commissaria, vive una condizione di “assoluta sofferenza”, segnata dal degrado del patrimonio edilizio, dalle occupazioni abusive e dall’assenza di fondi strutturali per manutenzione e riqualificazione. È il risultato di decenni di scelte sbagliate e di rinunce, che hanno lasciato soli i territori. Senza un piano nazionale, senza risorse certe e senza strategie di lungo periodo, le misure tampone non potranno mai bastare".
Lo afferma in una nota il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita
 
 
"Catanzaro non è fuori da queste criticità: ne porta, anzi, i segni più drammatici.
Oggi viviamo una situazione di vera emergenza legata alla qualità dell’abitare. Interi quartieri di edilizia popolare sono diventati progressivamente fatiscenti e i cittadini che vi abitano non hanno le risorse per intervenire. Basta citare viale Isonzo o l’Aranceto per capire cosa significhi vivere in un contesto degradato, dove la dignità stessa della vita quotidiana è messa in discussione.
Per questo diciamo con forza che l’Aterp non può limitarsi al ruolo di costruttore: deve diventare l’ente che garantisce il diritto alla casa e la dignità dell’abitare. È trascorso fin troppo tempo da quando abbiamo chiesto con insistenza che le risorse destinate a viale Isonzo, Aranceto e Pistoia venissero utilizzate non per nuove costruzioni, ma per riqualificare ciò che esisteva. Quella battaglia l’abbiamo vinta, ma a dispetto del troppo tempo trascorso i lavori non sono ancora partiti. Questo è un problema enorme e non più rinviabile: lo abbiamo denunciato in tutte le sedi, anche al comitato per la sicurezza, senza che si siano visti risultati.
 
Il nodo centrale è che mancano alloggi popolari disponibili, mentre la domanda è altissima. Non ha alcun senso immaginare nuovi insediamenti simili ai “ghetti” del passato: è un errore che non va ripetuto. Per questo abbiamo chiesto l’abbattimento delle case incompiute di viale Isonzo. Ma questo non significa rinunciare a investire nell’abitare: significa farlo in modo diverso, con interventi più mirati, più piccoli, capaci di riqualificare palazzine già esistenti in città o nelle aree interne. Serve un nuovo Piano Casa, che punti sulla rigenerazione e non sulla creazione di quartieri dormitorio.
Garantire una casa a tutti è un principio sacrosanto. Non vuol dire che debba essere per forza concretizzato nel centro storico, ma non possiamo neanche escludere i centri storici da politiche innovative che li riportino a nuova vita. La verità è che da anni non esistono più strategie serie in questo campo, e ogni discorso rimanda inevitabilmente alla questione cruciale delle risorse.
C’è poi un problema strutturale di gestione. Oggi la catena di assegnazione è complicata: l’Aterp mette a disposizione gli immobili, ma l’assegnazione spetta ai Comuni. Il risultato è soltanto confusione. Se le risorse sono regionali e la gestione è regionale, anche l’assegnazione deve tornare all’Aterp, che così può governare l’intero processo in modo più efficiente.
Un altro nodo riguarda gli alloggi che si liberano ma si trovano in condizioni disastrose. L’Aterp non ha fondi per ristrutturarli e quindi restano inutilizzabili. Una soluzione potrebbe essere quella di assegnarli direttamente a chi è in graduatoria, chiedendo a chi accetta di farsene carico di ristrutturarli a proprie spese, con regole chiare e garanzie precise. Non si tratta di abbandonare i cittadini a se stessi, ma di creare un meccanismo virtuoso che consenta di rimettere in circolo patrimonio abitativo oggi inutilizzato. Naturalmente occorre una normativa che consenta questo passaggio, oggi non possibile.
Infine, c’è il tema delicato delle occupazioni abusive. È un problema che non può essere ridotto a semplice questione sociale, ma che non può neanche essere ignorato. Io credo che nei casi di occupazione abusiva, anche in presenza di famiglie con figli, se ci sono precedenti penali si debba procedere allo sgombero. Ma sgomberare non può significare solo allontanare: occorre offrire un’alternativa, magari in altri comuni. La Regione può avere un ruolo decisivo, mettendo in rete più territori, anche quelli piccoli o spopolati, dove alloggi inutilizzati potrebbero trovare nuova vita e restituire equilibrio a intere comunità.
Sulla proposta avanzata dall’avvocata Iannini di abolire l’Imu sulle case popolari credo valga la pena aprire un confronto. Resta però un nodo fondamentale: in troppi casi chi vive negli alloggi popolari non paga né acqua, né rifiuti, né altri servizi. È necessario, dunque, pensare a un modello che tuteli i Comuni, altrimenti si rischia di scaricare sulle amministrazioni locali costi insostenibili.
La casa è un diritto, ma garantire questo diritto significa affrontare anche le contraddizioni, i nodi irrisolti e le ingiustizie che hanno reso il sistema abitativo un’emergenza permanente. La politica, a ogni livello, ha il dovere di trasformare questa emergenza in una priorità nazionale, perché dignità dell’abitare significa dignità della persona e futuro delle nostre comunità".

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