di GIORGIA RIZZO
Ad un mese di distanza dalla risoluzione del Parlamento Europeo che equipara nazismo e comunismo, il dibattito rimane ancora aperto.
Una presa di posizione, con importanti implicazioni storiche e politiche, quella dell'Unione Europea, che ha suscitato fin da subito le critiche di buona parte degli storici, oltre che di partiti e associazioni che ne contestano metodo e soprattutto contenuti.
"Per il rispetto della memoria e della storia" è il titolo dell'iniziativa promossa dal comitato provinciale dell'Anpi di Catanzaro, svoltasi oggi pomeriggio nei locali del Centro Polivalente, che si inserisce nel dibattito pubblico sulla questione, con un riferimento all'omonimo appello firmato da studiosi e altre personalità diretto all'Europarlamento.
Tra i primi firmatari lo storico Davide Conti, uno dei relatori dell'iniziativa insieme a Mario Vallone, presidente Anpi, e al giornalista Luigi Pandolfi.
"L'Anpi ha risposto subito negativamente a questa risoluzione, sia criticandone il metodo, dal momento che non spetta al Parlamento Europeo esprimersi su quale sia la verità storica, sia rispetto ai contenuti - dichiara Mario Vallone - È stata negata la storia così come l'abbiamo conosciuta per decenni, cancellato il sacrificio di 20 milioni di morti russi, omettendo che i sovietici sono stati i primi a liberare il campo di concentramento di Auschwitz. Presa di posizione ancora più grave se si pensa che il 25 ottobre dello scorso anno il parlamento europeo ha risposto con una risoluzione di segno opposto che condanna le organizzazioni neofasciste, che rappresentano il vero rischio in Europa"
Proprio l'Anpi ha quindi voluto proporre un momento di dibattito ma soprattutto analisi e approfondimento sui temi della risoluzione.
Lo studioso Davide Conti ha inserito la risoluzione nella cornice più ampia delle politiche memoriali, evidenziando la funzione e l'importanza della storia come mezzo attraverso il quale le comunità elaborano e progettano la loro storia e la loro identità, creando una visione pubblica condivisa. Conti sottolinea come le risoluzioni europee siano sempre forzature rispetto alla complessità storiche, come il termine eccessivamente esemplificativo, utilizzato con parsimonia dagli studiosi, di "totalitarismo". "Nel particolare la risoluzione dello scorso settembre si fonda sull'uso di falsi storici, l'assunto secondo il quale la guerra sarebbe scoppiata con il patto Molotov Ribbentrop, firmato fra Russia e Germania, e in base a ciò produce un'assimilazione di ciò che non può essere assimilato - ha evidenziato Conti - L'Unione Sovietica rappresenta, solo con i suoi 25 milioni di morti, cinquanta percento dei morti totali della guerra mondiale, la nazione martire, e anche lo stato che con la resistenza delle sue città, Leningrado e Stalingrado su tutte, ha determinato la sconfitta del nazifascismo in Europa"
L'intervento conclusivo di Luigi Pandolfi ha invece tentato di spiegare le motivazioni alla base della risoluzione europea con riferimento alle necessità attuali dell'Unione: quella di creare unità in un periodo di crisi economica e sociale segnata dalla riemersione di organizzazioni neofasciste e sovranismi. Obiettivi che cercano di essere raggiunti anche a costo di un uso strumentale e mistificatorio della storia.
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