Ogni tanto, il nostro Sindaco, Sergio Abramo, quando gli si offre l’occasione, interviene, in modo estemporaneo, su argomenti che, invece, necessiterebbero conoscenza e approfondimento. Il Sindaco di Catanzaro, ci ha abituato, privo di ogni strategia politica/amministrativa, alle presunzioni e, in modo semplicistico, a “ragionamenti” che meriterebbero una corposa qualità. Ogni tanto interviene sulla sanità. Sempre improvvisando. Episodi rappresentativi: corre, qualche tempo fa, al pronto soccorso del Pugliese, con fare da sceriffo, ma senza avere la più pallida idea di chi, pistolero, dovesse essere catturato. Egli modifica, secondo l’umore e le pressioni (comitati), l’individuazione della località per il nuovo ospedale regionale di Catanzaro. Prima sceglie Germaneto, poi dopo molti anni, in imminenza dell’ultima campagna elettorale comunale, fa votare in Consiglio Comunale la modifica a tale decisione, spostando il sito del nuovo ospedale nell’area già occupata dal Pugliese/De Lellis. Di recente, torna su i suoi passi e modifica, ancora una volta, la località per il nuovo ospedale e torna a Germaneto. E’ un fare, ritengo pericoloso, soprattutto per l’attendibilità della città verso le istituzioni nazionali e calabresi, ma anche verso i catanzaresi e i calabresi tutti. Sono certo che se avesse mantenuto in piede, convocandolo periodicamente il tavolo denominato “Patto per la Salute”, e avesse convocato la Consulta per la Salute, Catanzaro, capoluogo di regione al centro della Calabria, avrebbe potuto dare un grande contributo alla Calabria tutta, sulla questione salute e difendere meglio la Facoltà di Medicina. Ora, tenta di giocare di rimessa, su un terreno molto povero, il campanilismo, che dice di rifuggire.
Non ci possono, comunque, essere dubbi, sotto ogni profilo, che in una Calabria sempre più povera, anche di abitanti, sarebbe cretino realizzare un’altra facoltà di medicina; peraltro a quaranta minuti di auto. La guerra tra poveri (bisogna prendere atto e coscienza sociale e politica, che la Calabria è per povertà, la ultima in Europa) è la continua prova dell’incapacità delle istituzioni calabresi, tutte, di produrre idee, programmi, progetti di livello alto. Infatti, questa è la Regione che non ha un confronto vero con il Parlamento e il Governo. Non esiste una vertenza Calabria, se non su rivendicazioni molto generiche. La stessa giornata di lotta sindacale per il Sud, di pochi giorni fa a Reggio Calabria, non è capitalizzata dalle istituzioni (Regione, Province, Comuni). Rischia di trasformarsi in una stupenda giornata d’impegno sindacale e politico, ma senza ricaduta. Chi dovrebbe mettersi alla testa in Calabria della giornata di rivendicazione? L’associazione bocciofila della Calabria? O, per come ritengo, le Istituzioni calabresi. Per prima la Regione, ma anche il comune Capoluogo, peraltro assente a Reggio Calabria. Non è stato convocato Il Consiglio Regionale per decidere l’impegno a sostegno delle giuste rivendicazioni sindacali. Non è stato convocato anche il Consiglio Comunale di Catanzaro. Le due disattenzioni, sono la prova di una grave insensibilità politica e sociale. Come si può pensare a recuperare la Calabria a dignità se si è poveri di proposte precise da sottoporre al Governo?
Questa è la regione della guerra fra poveri. Siamo come i “polli di Renzo”.
Torno alla sanità. L’istituzione Regione, ha il dovere di aprire una vertenza con il governo, ma per farlo si deve dotare di un piano, un programma, delle idee strategiche. Non riusciamo, invece, a liberarci dallo stupido campanilismo che blocca ogni piano. La difesa fino all’ultimo di ogni postazione sanitaria esistente, anche inutile, dispendiosa, nasce proprio da quest’assenza. La città Capoluogo di Regione, che è, di fatto, sulla carta, il centro della sanità calabrese (Policlinico Universitario, Facoltà di Medicina, Ospedale Regionale, Servizi territoriali importanti, Strutture accreditate di qualità, e altro), marca una grave assenza di elaborazione e proposte. Tale assenza offre ogni breccia alle richieste campanilistiche e di smantellamento, anziché rafforzamento dei servizi sanitari della città.
Avviene, mi concedo una riflessione più generale ma attinente, che ogni qualvolta una località, una città avanzano richieste campanilistiche, di spostamenti di servizi, uffici e altro, a discapito di chi già li ospita o dovrebbe averli (Catanzaro è stato e continua a essere oggetto di tali attenzioni), la Regione che dovrebbe essere il punto di riferimento dirimente, resta dalla finestra a guardare, come se il o le questioni sarebbero di pertinenza esclusiva dei “contendenti”. Tale neutra posizione, da sempre, della Regione, incoraggia il campanilismo, la guerra tra poveri, aggrava i rapporti tra le istituzioni calabresi e aiuta a fomentare le rivalità. Tale situazione, frutto sempre della non programmazione, offre ai Governi centrali la possibilità di dire: mancate di proposte unitarie, d’idee: arrangiatevi. Bisogna prendere atto, purtroppo, che nel caso della sanità, la mancanza, da sempre, di una programmazione è di grande nocumento per i calabresi.
Catanzaro, la città della sanità, manca di ogni riflessione, e marca un’inaccettabile assenza.
Il governo con l’ultimo decreto, da, purtroppo, un altro colpo al servizio sanitario calabrese e catanzarese. Su tale importantissima questione, l’Amministrazione Abramo ha ritenuto di non assumere posizione. Mi rendo conto che altre questioni ben più importanti la tengono impegnata e la giustificano: i nuovi parchi giochi, con l’abbandono di quelli esistenti. La gastronomia alle gallerie, ecc.
Torno al decreto, che riguarda la sanità calabrese. Catanzaro dovrà proporre alla Regione Calabria l’apertura, subito, di un confronto. Quanto il Governo ha deciso penalizza e mortifica i cittadini calabresi. Questo governo ritiene i calabresi, tutti, incapaci di governare e gestire la sanità (ricordo che fra i migliori direttori generali delle ASL nel Centro e nell’Italia settentrionale, ci sono tanti meridionali e calabresi). Decide che i Commissari e i direttori generali non dovranno essere calabresi. Il Ministro, di fatto, basta documentarsi, diventa assessore alla sanità della Calabria. Avviene un fatto inaudito che, escluso qualche intervento di protesta, passa come acqua sul marmo.
Il piano di rientro, che blocca la rinascita dei servizi sanitari calabresi: Per il Governo dovrà essere rigorosamente rispettato. La spesa dovrà essere contratta. Eppure, Sindaco Abramo, questo governo ha lanciato una priorità: prima gli italiani, quali? I calabresi e i catanzaresi certamente no.
Vorrei tanto che il sindaco di Catanzaro si misurasse con cose importanti, serie, di spessore. Nel caso della sanità, se fossi il sindaco della città capoluogo, io porterei, per esempio, in Consiglio una risoluzione, che inviti la Regione Calabria a chiedere al Governo nazionale di rateare il debito della sanità in almeno 100 anni (darebbe grande respiro alle finanze della sanità in regione, d'altronde alla Lega che ha fatto sparire 49milioni, è stato concesso di restituirli in ottanta anni) Alla Calabria con, ricordo, cittadini italiani, dovrebbe essere facilmente concesso.
Proporrei un grande investimento straordinario sulla sanità calabrese (in strutture, attrezzature, professionalità di alta qualità e nel numero degli organici). Altrimenti come si potrà fermare l’emigrazione sanitaria dei calabresi (oltre 300 milioni di euro l’anno vanno alle aziende sanitarie del centro e dell’Italia settentrionale, che grazie ai meridionali chiudono i bilanci in parità). Cosa che le Aziende calabresi, ovviamente, hanno grande difficoltà a fare.
Proporrei, un rientro in “servizio” per pochi anni, di tanti medici di provata qualità oggi in pensione, affidandogli sul campo giovani specializzandi, perché possano essere aiutati nella formazione.
Per aiutare la Calabria, proporrei un investimento straordinario sulla Facoltà di Medicina, soprattutto, per aiutare i giovani calabresi che voglio iscriversi (dando un aiuto all’occupazione) allargando e di molto il numero chiuso. Proporrei non solo l’accredito per le scuole di specializzazioni escluse, ma l’aumento, anche corposo, del numero e dei partecipanti. Con la parola d’ordine: “I calabresi innanzi tutto”, mi proporrei come, sarebbe giusto per la città capoluogo, punto di riferimento politico/istituzionale della regione, ma anche del Governo.
La difesa, com’è giusto, della Facoltà di Medicina, dovrà svolgersi, di concerto con l’Università, sul terreno della proposta e della rivendicazione. La richiesta dovrà avere i caratteri della normalità, ma anche della straordinarietà.
L’ospedale “Pugliese/De Lellis”, dovrà essere rilanciato. I professionisti medici, infermieri e tecnici, che tanto offrono, quotidianamente sul campo, e tanto imparano quotidianamente, soprattutto attraverso l’emergenza. Dovrà essere parte fondamentale della nuova sinergia con l’Università. Due qualità, Ospedale e Università, rischiano di diventare due debolezze se non si rilancia una proposta alta. Ciò potrà essere evitato se si avvia, con urgenza, il lavoro di programmazione regionale e anche cittadina. Infatti, l’integrazione Università e Azienda ospedaliera non dovrà essere avulsa dal sistema sanitario regionale, che purtroppo non c’è, ma che diventa necessario e urgente avere.
Il campanilismo, nell’ambito delle postazioni sanitarie, nasce proprio dalla sua assenza. Bisogna dire per onestà politica che il sistema sanitario calabrese non c’è, proprio perché bisogna mantenere anche l’impossibile per evitare contrasti con il personaggio politico del territorio, che verrebbe a esserne interessato.
Sabatino Nicola Ventura
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