Falsa cieca a Catanzaro, il Riesame ribalta le accuse: "Indennità compatibile con la sua patologia"

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  27 ottobre 2021 19:09

di EDOARDO CORASANITI

La notizia aveva fatto il giro dell'Italia in poche ore, il sensazionalismo conquistato l'opinione pubblica, il fango mediatico scagliato contro una donna di 74 anni: il 9 ottobre scorso una signora di Catanzaro è accusata di truffare lo Stato sostenendo di essere una falsa cieca. Il Gip ha sequestrato preventivamente oltre 200mila, il ricavo di quasi vent'anni di presunta falsa identità mensile di circa 1000 euro dall'Inps. L'accusa è stata formulata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro che coordinato l'indagine. Ora però il Tribunale del Riesame ha ribaltato completamente il dispositivo: annullato e restituzione dei soldi alla signora.

Impugnato subito dagli avvocati Domenico Viscomi e Rossella Sinopoli che hanno depositato una lunga perizia medica, il Collegio rileva che la "grave diminuzione del visus bilaterale" (la patologia da cui affetta la donnaravvisata dalla commissione esaminatrice - che ha determinato il riconoscimento dello status di "cieca assoluta" alla ricorrente, su parere del medico specialista oftalmico della commissione, che ha eseguito visita diretta sull'indagata- per come ravvisato dai consulenti di parte, possa non aver impedito all'indagata l'espletamento delle attività quotidiane che le stesse forze dell'ordine hanno evidenziato". 

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Catanzaro, falsa cieca da vent'anni truffa lo Stato: smascherata dai carabinieri. Dovrà restituire 200mila euro 

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Tradotto dal burocratico: secondo il Tdl, la commissione esaminatrice aveva diritto all'indennità percepita perché "è considerato cieco civile ai fini previdenziali ma nella pratica   quotidiana può continuare a svolgere quelle attività ripetitive collaudate da anni, persino  andare in bicicletta o recarsi da solo al consueto posto di lavoro, grazie al progressivo adattamento al mondo esterno che un soggetto affetto da questa malattia opera  proporzionalmente  al progressivo indebolimento della vista". 

Ora i giudici hanno ordinato la restituzione delle somme sequestrate e annullato il provvedimento del Gip. La donna, affetta da una patologia, può tornare a godere dell'indennità. Sperando che anche la sua dignità e onorabilità possano essere ristabiliti.



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