di CLAUDIA FISCILETTI
E’ tornata a lavoro il 4 maggio, nel suo atelier a Soverato, e da quel momento non si è più fermata. Per Azzurra Di Lorenzo disegnare i suoi vestiti, avere a che fare con le stoffe per poi cucirli, è una vera passione che neanche il coronavirus è riuscita a fermare tanto che la stilista calabrese ha deciso di usare questo suo amore per i tessuti confezionando e donando al comune di Soverato più di 150 mascherine.
“L’idea è nata perché in qualche modo volevo dare il mio contributo e, parlando con il consigliere comunale Emanuele Amoruso, ho preso questa decisione”, spiega Azzurra che aggiunge come la sua iniziativa sia stata accolta con entusiasmo sia dal consigliere Amoruso che dal sindaco di Soverato, Ernesto Alecci. Oggi la consegna delle mascherine al comune di Soverato.
La solidarietà durante questo periodo storico particolarmente difficile, è stato il motore di speranza che ha dato ai cittadini la forza di opporsi al covid. Uniti nella distanza, appunto. Azzurra Di Lorenzo, che a gennaio è stata premiata durante la rassegna di moda Altaroma, con le sue mascherine ha voluto mantenere i tratti distintivi del suo marchio, che sono la semplicità e la funzionalità. “La mascherina è una cosa seria, per questo ho voluto mantenere una linea semplice a tinta unita (bianco o nero), usando il tnt (tessuto non tessuto) lavabile”, spiega Azzurra. La semplicità permette anche di usare in maniera più funzionale la mascherina, che a seguito della pandemia probabilmente diverrà un accessorio quotidiano al pari di una borsa o di una sciarpa.
Non è tutto. Le iniziative della fashion designer calabrese, con un atelier anche a Milano, non sono terminate qui. “Quando si potrà aprire al pubblico vorrei abbassare drasticamente i prezzi delle mie creazioni per venire incontro ai clienti che, dopo questo momento difficile anche dal punto di vista economico, vorranno acquistarle”, spiega Azzurra che poi conclude: “Mi dispiacerebbe se, a seguito dei problemi causati dal covid, le persone dovessero rinunciare ad un abito perché non possono permetterselo”.
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