Fase 2. L'avvocato Conidi: "Se il Coronavirus sta lì in agguato pronto ad aggredirci al primo starnuto o stretta di mano, allora questa ordinanza è davvero una "capestreria"

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images Fase 2. L'avvocato Conidi: "Se il Coronavirus sta lì in agguato pronto ad aggredirci al primo starnuto o stretta di mano, allora questa ordinanza è davvero una "capestreria"
Maria Claudia Conidi
  30 aprile 2020 20:08

di Maria Claudia Conidi*

Nel bene o nel male, purché se ne parli. ... Oscar Wilde (1890): «There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about».

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E’ ciò che si addice oggi alla nostra bella terra di Calabria, da un po’ di tempo ormai salita agli onori della cronaca.

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Giudici e pm corrotti, indagini a tappeto, ‘ndrangheta  all over the world, full immersion di veleni, insomma dentro e fuori questi mari, per finire oggi alla bene o male augurata ordinanza Santelli.

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La signora che a dire di Berlusca, ”non gliel’aveva mai data”,oggi se l’è presa la sua soddisfazione!

Alla faccia del Coronavirus: prima della fase due ..diciamo le 2 meno un quarto.. io ti riapro ristoranti, pizzerie, bar, gelaterie..purché rispettiate le distanze...tanto noi calabresi siamo tanto bravi e diligenti.

Delle due l’una o ci fanno o ci sono.

Mi spiego.

Se il Coronavirus sta lì in agguato pronto ad aggredirci al primo starnuto o stretta di mano, allora questa ordinanza è davvero una capestreria.

Ma lo sarebbe anche la fase quella fantomatica fase due, che rimette a tutti la responsabilità in ordine alla diligenza da attuare per non diffondere quello che sinora s’ era cercato di reprimere: il contagio.

Se avessero dato la stessa fiducia ai calabresi nel posticipare di un anno le tasse pagandole a zero interessi nell’anno venturo, sarebbe forse stato meglio-

Tuona Conte con la diffida.

Ma non aveva detto prima che molto spazio decisionale era rimesso ai presidenti di Regione, in quel discorsetto così chiaro e lineare che ci aveva propinato in prima serata tre giorni fa?

E allora io ho pensato una cosa.

Credo che a questo punto, i Calabresi siano i pionieri della ripresa, ovvero coloro i quali possono documentare sulla loro pelle se questo virus se ne sta andando o no.

Mi sento, da Calabrese, una piccola cavia ,su cui si testa il vaccino in natura del Covid 19.

Se è vero come è stato detto, infatti, che gli asintomatici hanno comunque contratto il covid 19 ma ne hanno elaborato gli anticorpi, credo che a questo punto la curva si stia assestando non per lock down o distanze sociali o mascherine, ma per mera difesa immunitaria rimessa ai singoli-

Occorre verificare, insomma, se questo virus ci può ancora infettare o abbiamo prodotto nel frattempo i nostri anticorpi.

Ma davvero crediamo che con una mascherina capta virus o guanti pluriusae conserva (chi se li toglie o cambia? chi controlla?)il virus ci risparmia tutti?

Non credo proprio.

Se il controllo di tutto può rimettersi alla diligenza dei singoli, questo poteva benissimo accadere sin dall’inizio, senza far precipitare l’economia nel baratro. Oppure il virus si è rabbonito nei confronti dell’umanità?

Il virus è stato nell’aria, ancora lo è, ma noi siamo organismi più complessi che ben possono resistergli, se ne hanno le risorse-

E’ questo il punto.

La specie si estingue quando gli appartenenti alla stessa non resistono al sistema.

Un po’ come i dinosauri nell’era glaciale.

Chi ci dice che le varie morti improvvise avvenute sinora non siano state originate da virus sconosciuti, ma non di certo isolati, non “conclamati”, non sponsorizzati dall’ OMS , insomma?

E’ stato il premier a dire che le Regioni dovranno riferire sull’andamento di tutto, ovvero della curva epidemiologica e dell’adeguatezza del sistema sanitario regionale, interfacciandosi quotidianamente con il Ministero della Salute ,con l’Istituto Superiore di Sanità e col Comitato tecnico scientifico ,monitorizzando così la situazione in ogni regione-

Allora, diligentemente qualcuno ha deciso che i Calabresi dovessero essere loro, in primis a dare questa prova.

Delle due l’una: o cominceremo l’un l’altro a contagiarci felicemente, o potremo dire: Siamo stati bravissimi e pur avendo gustato i nostri gelati all’aperto, nelle varie piazzette di Pizzo Calabro, Via Lucrezia della Valle a Catanzaro, o chi sa dove.. non siamo stati infettati o comunque non siamo ancora morti-

Da lì il via anche per gli altri.

Questo portarsi avanti della Calabria, quando siamo da sempre stati gli ultimi per qualsiasi altra cosa, avessimo potuto auspicare di  avere, mi sa di mistificazione, di pseudo buonismo e ottimismo.

La sento più come una sfida che usa i Calabresi per vincere un sondaggio, più che una presa d’atto di coscienza e diligenza nei confronti di un popolo, il nostro, che gli altri non perdono mai l’occasione di definire “Calabrosauri”-

Un tempo non eravamo presenti neanche nelle previsioni del tempo, tra le città cui si misuravano le temperature minime e massime in Italia.

Dicevi Catanzaro e ti chiedevano: …cioè?

Oggi col fatto che ci siamo fatti conoscere per mafia e dintorni, dobbiamo stare al passo e farci fare le diffide ad hoc.

Io credo che questo virus l’abbia fatta grossa: è stata una prova del 9, o del 19 per troppi-

L’anticorpo principale che abbiamo tutti, credo, prodotto è stato quello della incredulità, diffidenza.

Non è forza la nostra, ma rassegnazione, resilienza.

A un certo punto qualcuno penserà: preferisco morire di coronavirus che di solitudine e malinconia.

Al diavolo i vaccini!

*Avvocato

 

 

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