di CLAUDIA FISCILETTI
Si racconta con schiettezza e semplicità, Ezio Guaitamacchi. Nelle sue parole traspare la passione per la musica e la conoscenza profonda che ha di essa, ma ciò che spinge a pensare di volerlo ascoltare per ore senza annoiarsi è la facilità con cui riesce a spaziare da un argomento all'altro in maniera consapevole ed informata, dal cinema alla situazione storica degli anni Sessanta, dall'importanza dell'essere empatici ai cambiamenti che avvengono nel mondo. Non che abbia bisogno di lodi particolari, la solida carriera che ha alle spalle parla da sè; giornalista, scrittore e musicista -in realtà è riduttivo catalogarlo in una sola categoria-, approderà a Catanzaro questo sabato, con il suo spettacolo "Woodstock 50", di cui fanno parte anche Brunella Boschetti e Andrea Mirò. Un'occasione per ricordare il festival che per tre giorni ha avuto come protagonisti la pace, l'amore e la musica, nella ricorrenza del suo 50° anniversario. L'evento, che si terrà nella terrazza del Complesso Monumentale “San Giovanni”, inaugura anche la rassegna del Festival d'Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce
Guaitamacchi, si può dire che lei abbia dedicato una vita intera alla musica rock? Perché proprio il rock e non un altro genere musicale?
In realtà non è propriamente vero, ma è vero che tanto per motivi anagrafici quanto per pura passione personale, la musica rock è quella che è stata più incisiva nella mia vita e che poi è divenuta la mia professione. Negli anni Sessanta ero influenzato dalla musica di quelli che consideravo propriamente i miei idoli, musica influenzata dalla cultura nordamericana o britannica, ed ero arrivato al punto in cui non volevo imitare Jimi Hendrix ma volevo essere proprio Jimi Hendrix. Poi ho avuto anche la fortuna di unire alla passione per la musica anche la possibilità di poter viaggiare in moltissimi luoghi e quindi ho potuto conoscere ed apprezzare melodie etniche.
Ha per lo più menzionato la musica straniera ma cosa pensa delle band italiane che hanno calcato la scena musicale negli anni Sessanta? E le porto come esempio Vittorio de Scalzi dei New Trolls e la PFM che, proprio di recente, hanno fatto dei concerti a Catanzaro.
Queste band hanno segnato il periodo migliore per il rock italiano perchè era uno dei momenti in cui questo genere musicale aveva veramente qualcosa da dire. Sono esponenti di un progressive rock e, grazie al loro modo di fare musica innovativo, riescono ancora a far parlare di sè e a coinvolgere anche un pubblico giovane.
Qualche artista che ha intervistato e che le ha lasciato particolarmente il segno?
Sono stati veramente tanti gli artisti che mi hanno emozionato, alcuni incontri sono stati addirittura commoventi. Ne cito due: uno è stato l'incontro con Ray Charles e l'altro quello con Miriam Makeba, cantante sudafricana, che si mise quasi a piangere quando mi raccontò di quanta nostalgia del suo paese avesse provato quando era stata costretta ad andare via a causa dell'apartheid. Pur non essendo nell'ambito musicale, un altro incontro che ricordo con grandissimo piacere è stato quello con Vittorio Gassman, in occasione del Festival di Venezia.
Come possiamo definire lo spettacolo "Woodstock 50"?
Si tratta di uno spettacolo di racconti, suoni e visioni in cui racconto, appunto, com'è nato l'evento del festival che è passato alla storia come il più grande festival che sia stato mai organizzato. Racconto la storia partendo dalla genesi perché è importante chiedersi come mai, nel contesto culturale di quell'anno -il 1969- in assenza di social e con una guerra in Vietnam che divampava, una serie di ragazzi decidono di riunirsi in un luogo relativamente anonimo come Woodstock, molto meno conosciuta di una città come Los Angeles, per trascorrere un weekend all'insegna della pace, dell'amore e della musica. Narro cosa successe, arricchendo il tutto anche con annedoti divertenti e descrivo anche cosa c’è oggi a Woodstock, una località bellissima che ovviamente è famosa per il festival ma ha ancora qualcosa da raccontare.
Potrà mai esserci un’altra Woodstock, con lo stesso impatto storico e culturale?
No, non ci potrà mai essere. La storia non si ripete. Quello del '69 era un altro mondo, ma il mondo adesso è cambiato. Tuttavia è importante ricordarlo come evento storico e per questo, nello spettacolo, cerchiamo di rendere omaggio a questo evento rievocandolo anche dal punto di vista musicale, con delle cover particolari di quelle canzoni simboliche, interpretate da Brunella Boschetti e Andrea Mirò. E' un modo per dare una possibilità a chi vuole rivivere un’avventura che non si potrà mai ripetere.
E’ la sua prima volta in Calabria?
No, sono già stato proprio a Catanzaro per presentare un mio libro e in quell'occasione ho incontrato un sacco di gente accogliente e calorosa. Spero che si possa ripetere anche sabato.
Progetti futuri?
Con l'editore Hoepli, che ho corrotto al rock and roll, uscirà a novembre una mia collana di libri, di cui uno è incentrato sulla storia del rock in Italia. Ma non mi concentro solo sulla storia del rock italiano dagli anni '50 in poi, da Adriano Celentano ai Ministri, ma anche sui personaggi che hanno portato la musica rock in Italia, come Bruce Springsteen, per fare un esempio. Sarà un libro ricco di immagini e spero possa piacere.
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