Tramite un documento di circa dieci pagine a prima firma Gilberto Fialà (Responsabile regionale e
provinciale di Azione Under 30) ma «frutto di una volontà precisa venuta fuori da ore di confronto con tutti
i dirigenti provinciali Under 30 regolarmente eletti a congresso quindi Egidio Bruno, Francesco Pio
Urlandini, Giuseppe Ruffo, e insieme all’oramai ex consigliere comunale Under 30 Mattia Salimbeni» i
giovani calabresi chiedono agli organi maggiori del partito di Carlo Calenda l’espulsione del consigliere
regionale Giuseppe Graziano e il commissariamento di tutti gli organi di partito in provincia di Cosenza.
Nella missiva, inoltrata il 19 settembre, vengono sviscerati dati elettorali come il deludente 5% alle elezioni
amministrative di Corigliano-Rossano direttamente conseguente al ritiro forzato del candidato di Azione,
Mattia Salimbeni, e l’atteggiamento «di totale sottomissione alla coalizione di centro-destra regionale, in
particolare alla persona di Roberto Occhiuto e a tutta la componente di Forza Italia, con la quale Graziano
rifiuta di costruire un rapporto di alleanza dignitoso lontano dall’atteggiamento eccessivamente
accondiscendente alla quale abbiamo assistito fino ad oggi e di cui la comunità di Azione non può di certo
essere orgogliosa».
Altro dato elettorale sottolineato è il 3,21% ottenuto da Azione a Cosenza alle scorse elezioni europee
«dato provinciale più basso in Calabria che è stata compensato grazie al risultato delle altre province
arrivando così al 4,15% regionale», frutto di una «campagna elettorale di Graziano e della candidata da lui
scelta che li porterà ad un percorso in solitaria» e ad una campagna elettorale «politicamente vuota».
Nel documento vengono descritti molteplici comportamenti «apertamente ed esplicitamente in contrasto
con l’anima genuinamente liberale di Azione» e indirizzati verso «la salvaguardia della sua (di Graziano)
condizione e posizione politica piuttosto che verso la tutela della dignità politica di Azione» fino ad arrivare
alla tesi «Azione in provincia di Cosenza non è più un partito liberaldemocratico, non è lo lo stesso partito che
c’è a Roma o in qualsiasi altra parte d’Italia».
Il documento si chiude con un appello indirizzato a Roma «Non siamo disposti ad accettare compromessi al
ribasso con chi gestisce il partito come una cosa di sua proprietà e con chi detta la linea tramite WhatsApp
annullando la vita democratica del partito: noi vogliamo ritornare a fare politica, a decidere insieme, a
riunirci e programmare, a stare per le strade e parlare con le persone per costruire una valida alternativa
riformista e un valido programma da presentare ai calabresi durante i prossimi appuntamenti elettorali.
Detto in maniera più esplicita (…) questa lettera è l’ultima spiaggia: anche se non formalmente noi siamo
stati già cacciati da Azione e messi in un angolo senza ricevere nessuna comunicazione ufficiale e in barba
ad ogni regola democratica e ad ogni criterio di ragionevolezza, quindi ci appelliamo al buonsenso della
dirigenza nazionale. Se non dovessero essere presi i provvedimenti richiesti tutto ciò che siamo riusciti a
tenere insieme (nonostante questi atteggiamenti) della comunità Under 30 di Azione in Calabria, inclusi i
sottoscritti, automaticamente prenderanno per “buono” il provvedimento adottato da Graziano e quindi si
riterranno fuori da questo partito, mandati via dopo anni di lavoro e sacrifici al servizio di questa comunità
politica» e concludono affermando che «al fine di evitare ogni polemica che possa andare fuori dai binari
politici e da una sana dialettica politica come sempre più spesso accade in Italia e che strumentalmente
qualcuno potrebbe utilizzare per interpretare a proprio piacimento il chiaro carattere politico di questa
lettera, nonostante la oramai evidente e irreparabile frattura di origine politica (…) non verranno mai a
mancare da parte mia e da parte di tutta la comunità Under 30 che richiede questi provvedimenti il rispetto
umano e personale verso Graziano, il segretario provinciale Lefosse e tutti gli eventuali coinvolti in questa
vicenda.».
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