Filippo Bosnia, la voce calabrese che approda a Sanremo Giovani

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Filippo Bosnia
  25 novembre 2024 11:14

di CARLO MIGNOLLI

Filippo Bosnia, giovane cantautore originario della Calabria, è pronto a calcare il palco di Sanremo Giovani con il brano “Vengo dal Sud”, un testo carico di appartenenza e orgoglio per le radici meridionali, che si estende oltre i confini geografici italiani. Artista poliedrico, Filippo si distingue per un mix unico di influenze che spaziano dal rap alla musica elettronica, fino al cantautorato italiano e alla tradizione musicale mediterranea.

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In questa intervista, ci racconta del suo percorso artistico, delle emozioni che lo accompagnano verso l’esperienza sanremese e della profonda connessione con la Calabria, terra d’origine dei suoi nonni, che ha lasciato un segno indelebile nella sua musica. Tra sogni, ricordi e progetti futuri, scopriamo la storia di un artista che, con passione e autenticità, si fa portavoce di chi lascia la propria terra senza mai dimenticarla.

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Il tuo stile musicale è particolare e coinvolgente. Come descriveresti il tuo genere e quali sono gli artisti o le influenze che hanno contribuito a definirlo?
«Mi pongo spesso questa domanda anche io, ma a dire il vero non ho una risposta precisa. Mi piace mettere in musica le idee, poi il genere serve più alla discografia per veicolare il brano all’interno delle categorie di marketing piuttosto che a me in qualità di artista. Sicuramente il rap e la musica elettronica sono elementi imprescindibili nelle mie creazioni, ma adoro tanto anche il cantautorato italiano, la musica tradizionale e tutto il filone della black music. Gli artisti che mi hanno influenzato maggiormente sono Pino Daniele, Rino Gaetano, Tullio De Piscopo e Fabrizio De Andrè. Nelle produzioni mi ispiro molto al mondo dell’elettronica inglese e al sound della musica Jungle e Uk Garage come quella degli Overmono, Skrillex e Joy Orbison».

Partecipare a Sanremo Giovani è un traguardo importante. Come stai vivendo questa esperienza e quali sono le emozioni che provi man mano che ti avvicini al palco dell'Ariston?
«È un viaggio alla riscoperta di me stesso sia come artista che come persona. Tempo fa in un’intervista mi chiesero perché la gente dovrebbe guardare il festival, ed io risposi che un giorno ci sarei stato io! Assurdo pensare come questa stia diventando una realtà sempre più palpabile, ma anche se non dovesse andare come spero, sto affrontando un’esperienza bellissima, dove a prescindere dal risultato mi sto divertendo tanto e conoscendo tanti artisti e artiste che fanno musica di alto livello».

Cosa puoi raccontarci del brano che porterai a Sanremo? Quali emozioni speri di suscitare nel pubblico?
«”Vengo dal sud” è un brano dedicato al meridione, non solo quello italiano: parlo del sud di qualsiasi parte del mondo. Lasciare la propria terra è un atto di grande coraggio, ma nella valigia è giusto portarsi parte delle proprie radici e coltivarle nel grande percorso che ogni migrante dovrà affrontare. Spero di risvegliare un senso di appartenenza e di orgoglio per tutte le persone che come me sono lontane da casa, con l’augurio di essere la voce di chi ha bisogno di farsi sentire e di volercela fare».

Sappiamo che sei legato alla Calabria per via delle origini dei tuoi nonni. Quanto la nostra regione ha influenzato il tuo percorso artistico e il tuo modo di fare musica?
«Partendo dal presupposto che io sono innamorato della Calabria e ho tanti bei ricordi legati all’infanzia di quando venivo a passarci le estati. È una regione viva, ricca di tradizioni, sia culinarie che artistiche, dove le persone hanno tanta energia e un calore unico. Ricordo il primo live che feci a Catanzaro nel 2015, ero uno sconosciuto ma gli organizzatori mi fecero comunque salire sul palco, fu assurdo vedere e sentire le persone sotto il palco che urlavano e battevano le mani a tempo, trascinati dai ritmi e dai flow che sostanzialmente sono molto simili a quelli della musica napoletana. Gli artisti calabresi che hanno influenzato maggiormente il mio percorso sono senza dubbio Rino Gaetano e Sergio Cammariere, che ascoltavamo nei lunghi viaggi in macchina per raggiungere la regione. Mia nonna mi recitava sempre alcune filastrocche in Calabrese che, anche se non ricordo bene le parole, hanno sicuramente contribuito a sviluppare la capacità di trovare metriche più interessanti e meno banali».

Dopo Sanremo Giovani, quali sono i tuoi prossimi progetti?
«Per il momento sono molto preso da tutta questa storia del festival, ma appena le acque si calmeranno spero di poter suonare live in giro per l’Italia e realizzare un disco che raccolga le tracce più significative del mio percorso artistico fino ad adesso. Di pari passo voglio continuare il mio lavoro nelle scuole con i progetti di musica rap. Adoro stare a contatto con i ragazzi e le ragazze e avere la possibilità di aiutarli a coltivare il loro potenziale e dargli punti di vista differenti mi fa capire che fare musica non è solo un obiettivo personale, ma uno strumento che può fare bene a tutti».

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