"Nel tempo dei populismi e del vaffa day che ha prodotto una classe dirigente senza essere classe dirigente che ha guidato il paese con la forza degli slogan, parlare di finanziamento pubblico ai partiti e’ una questione che da fiato alle trombe dell’antipolitica, genera polemiche, sospetti e accuse di “caste mangiasoldi”. Ma è proprio per questo che dobbiamo affrontarla con trasparenza e coraggio, senza cedere al populismo che vuole demolire i cardini della nostra democrazia".
Lo scrive in una nota Orlandino Greco, Italia del Meridione.
"I partiti non sono un male della Repubblica, ma il suo fondamento. Sono le strutture attraverso cui si esprime la rappresentanza politica, si formano le leadership, si elaborano le proposte per il Paese. Senza partiti solidi e ben organizzati, la democrazia si svuota, diventa un guscio vuoto. E per essere solidi e organizzati, i partiti hanno bisogno di risorse, perché i luoghi della democrazia partecipativa devono essere vivi e veri. Negli ultimi anni, l’abolizione del finanziamento pubblico diretto ha messo in difficoltà molte forze politiche.
Il sistema del 2 per mille, introdotto per sostituirlo, è un compromesso che dà ai cittadini la libertà di scegliere se sostenere un partito o meno, proprio come avviene per le confessioni religiose con l’8 per mille o per il volontariato con il 5 per mille. È uno strumento di democrazia partecipativa che funziona, come dimostrano i numeri: sempre più cittadini decidono di destinare una parte del loro reddito ai partiti, in controtendenza rispetto alla narrativa di una disaffezione generale verso la politica. Eppure, ogni volta che si parla di incrementare queste risorse, si scatenano accuse di ruberia e complotti.
Il recente tentativo di riformulare il sistema per includere anche le quote “inoptate” è stato un errore non per il merito – che avrebbe potuto essere discutibile ma legittimo – ma per il metodo. Operazioni fatte “con il favore delle tenebre”, come qualcuno ha detto, non aiutano la causa della politica. Alimentano l’antipolitica e il populismo, lasciando l’impressione che ci sia qualcosa da nascondere. E allora diciamolo chiaro: i partiti devono essere finanziati, anche con soldi pubblici, perché senza partiti forti non c’è democrazia. Se riconosciamo il valore dell’8 per mille alla Chiesa o del 5 per mille al volontariato, perché non dobbiamo fare altrettanto con i partiti, che sono il cardine della nostra Repubblica parlamentare? È una battaglia che va condotta alla luce del sole, senza sotterfugi e senza vergogna.
Certo, tutto deve avvenire con regole trasparenti e controlli rigorosi, perché i cittadini devono poter fidarsi di come vengono utilizzati i loro soldi. Ma la trasparenza non deve essere un pretesto per tagliare le gambe alla politica. Privare i partiti delle risorse necessarie significa lasciare spazio a lobby, potentati economici o, peggio, al caos. Non lasciamo che il populismo becero e l’antipolitica trionfino. Rivendichiamo con forza la necessità di un finanziamento pubblico ai partiti, non come privilegio, ma come un investimento nella qualità della nostra democrazia.
Non è di meno politica che abbiamo bisogno, ma di una politica più forte, più trasparente e più capace di rispondere alle sfide del nostro tempo".
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