di EDOARDO CORASANITI
Rimane solo un'accusa, la truffa: il Tribunale del Riesame ha annullato il sospetto che i fondi destinati ai diversamente abili della struttura "Prisma" di San Sostene fossero utilizzati per scopi personali dagli amministratori. Perché, secondo i magistrati che hanno esaminato il caso, i giocattoli, i cosmetici, gli elettrodomestici non erano "in evidente contrasto con il reale utilizzo” . Il contrario: servivano per le attività che quotidianamente vengono svolte dagli ospiti della struttura. E così ha disposto il dissequestro per un totale di circa 120 mila euro.
I giudici, infatti, hanno accolto il ricorso dell'avvocato Vincenzo Ioppoli, difensore degli indagati Giuseppina Ranieri e Angelo Gullà. Il legale ha dimostrato che gli accessori acquistati avevano uno stretto collegamento con ciò che l'associazione inseriva all'interno dei progetti formativi ed educativi. Basti pensare ai giocattoli, che rispecchiavano la necessità di far combaciare una età cronologica con quella mentale dei ragazzi diversamente abili. O gli elettrodomestici, comprati all'interno di una iniziativa di cui hanno beneficiato gli stessi ragazzi.
E i beni che arrivavano a casa dei coniugi Ranieri e Gullà? La risposta sta in poche battute: la loro abitazione coincide con la sede dell'associazione. Poi, però. veniva trasportati immediatamente al centro Prisma.
Insomma, l'imputazione che maggiormente agitava gli indagati è già crollata. Resta quella per truffa, basata sull'accusa di non aver lasciata aperta la struttura il sabato. Anche su questo però gli indagati sanno di poterla spuntare: i genitori degli ospiti hanno già sostenuto e dichiarato che la struttura fosse sempre aperta. A completa disposizione, in pratica, nonostante le accuse che vorrebbero dimostrare il contrario.
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