Francesco Pacilè: "L’Italia non è un Paese per giovani! In Calabria è giunto il momento di costruire i pilastri e, dunque, la casa"

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Francesco Pacilè
  14 aprile 2020 11:52

di FRANCESCO PACILE'

L’Italia non è un Paese per giovani!

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Questa affermazione sicuramente forte, trova il proprio fondamento non solo nell’alto tasso di disoccupazione giovanile, ma anche e soprattutto nell’esiguità di fondi pubblici destinati alla formazione, all’ istruzione e alla ricerca.

In Italia il tasso di disoccupazione giovanile si attesta intorno al 30% (dati INPS), arrivando a toccare quasi il 53 % in Calabria. In Europa fanno peggio di noi soltanto Spagna e Grecia.

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L’Italia spende per istruzione e formazione professionale circa il 3,6% del PIL, a fronte di una media OCSE del 5,2 % e di una media UE del 4,9%.

Analizzando i numeri per la ricerca, il dato è altrettanto pietoso: rispetto ad una media OCSE del 2,4 % e ad una media UE del 2%, l’Italia investe solo l’1,3 % del PIL in ricerca e innovazione.

Queste cifre, accompagnate da un mercato del lavoro che non riconosce ai giovani adeguate tutele contrattuali e paghe degno di questo nome, senza contare il lavoro nero, che alle nostre latitudini si trasforma in prassi consolidata, danno una risposta più che adeguata all’affermazione iniziale: l’Italia non è un Paese per giovani!

La causa di tutto questo va sicuramente ricercata in una certa politica (tanto nazionale quanto regionale) che da anni ha deciso che è meglio investire pubblici denari in spese improduttive/mance elettorali, più elettoralmente appaganti nel breve periodo, che non sul futuro dell’Italia.

Non investire in istruzione, formazione e ricerca significa, di fatto, condannare a morte l’Italia.

Invertire questa deprecabile tendenza non è semplice.

Certo, continuare a pensare alle nuove generazioni come una banda di “fannulloni” o di “choosy”, per citare l’ex Ministra Fornero, non aiuta, considerando anche l’innegabile fatto che tutti gli attuali under 30 hanno vissuto la peggiore crisi economica dal 1929, ed oggi stanno vivendo la peggior crisi sanitaria (che presto diverrà anche sociale ed economica) dalla pandemia di “Spagnola” del 1918.

I giovani medici che appena abilitati o specializzandi hanno deciso di mettersi a disposizione del Sistema Sanitario Nazionale sono dei “fannulloni”? Gli infermieri appena laureati che hanno deciso di andare subito in corsia sono dei “choosy”?

Medici e infermieri sono oggi la punta di diamante di tutta una generazione che dalle fabbriche ai centri di ricerca universitari, stanno dimostrando all’Italia e al Mondo come nonostante l’indifferenza politica degli ultimi anni, sono il motore del Paese.

Chi scrive crede fortemente nel patto intergenerazionale.

Tuttavia una spesa pubblica incentrata in buona parte su un sistema pensionistico ingiusto che per anni ha tollerato “baby pensionati”, “pensioni d’oro” e “quote 100” varie, è una spesa pubblica sbagliata.

Il nuovo mondo che dovrà sorgere dalle ceneri del vecchio, dovrà garantire non solo una giusta ed equa pensione a tutti coloro che dopo una vita di lavoro dovranno necessariamente riposarsi, ma anche strumenti tali da favorire un facile ingresso nel mondo del lavoro ai giovani.

Istruzione gratuita dall’asilo all’università, edilizia pubblica, salario minimo garantito, tutele contrattuali, lotta alla precarietà non dovranno essere più soltanto buone intenzioni da inserire nei programmi elettorali di volta in volta, ma obiettivi concreti da raggiungere nel più breve tempo possibile.

La soluzione per i giovani italiani, ed in particolar modo per i giovani calabresi, non può e non deve essere l’emigrazione.

In Calabria le fondamenta non mancano (i tre poli universitari giusto per fare un esempio), ma è giunto il momento di costruire i pilastri e dunque la casa, dove nessuno si più costretto a cercare fortuna altrove per poter esprimere al meglio il proprio potenziale.

Alcide De Gasperi diceva che “Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione. Un politico pensa al successo del suo partito; lo statista a quello del suo paese.”

Auguriamoci per l’Italia e per la Calabria una maggior numero di statisti ed un minor numero di politicanti.

 

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