Franco Cimino: "Aggrediti e aggressori, i nostri ragazzi nella società violenta. La drammatica lezione di Davide"

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images Franco Cimino: "Aggrediti e aggressori, i nostri ragazzi nella società violenta. La drammatica lezione di Davide"
Franco Cimino
  16 agosto 2022 16:40

di FRANCO CIMINO

"Davide, il giovane bolognese di Crotone, ce la farà. E bene. Guarirà pienamente e tornerà alla sua università e sugli spalti, di certo in un buon posto di tribuna, come promessogli da Sinisa Mihajlovic, l’allenatore della sua squadra del cuore, il Bologna, che indossa gli stessi colori del Crotone , il rosso e il blu. Una felice coincidenza, che nel dramma di quella brutta serata crotonese assume un significato particolare. Uno di quelli che fa della casualità un’opportunità. Il segno del destino che fa di una brutalità animalesca uno stimolo alla riflessione. Bologna e Crotone sono stati finora nei sentimenti di Davide, crotonese d’origine e bolognese d’adozione, probabilmente una cosa sola.

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Ovvero, due cose strettamente intrecciate pur se di forma diversa. Davide si salverà per salvare quei colori da una macchia indelebile. Si salverà per poterli indossare ancora, magari alternando quella maglia del Bologna, ritratta nella foto che sta facendo il giro d’Italia, con quella del Crotone. Davide si salverà, per salvare la sua mamma e la sua famiglia da un dolore senza fine. E guarirà per non far dire alla sua mamma quelle parole che tutti i genitori avremmo detto al posto suo. E che in cuor nostro diciamo ancora. Specialmente, quando i nostri figli escono di casa per le loro serate di questa contraddittoria estate. Davide si salverà, perché vuol salvare il suo vigliacco aggressore dalla sua stessa ferocia e malvagità, oltre che da un carcere che sarebbe lunghissimo e non salvifico. Si salverà.

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E guarirà, perché vorrà essere lui stesso, con quel viso bellissimo e gli occhi luccicanti di buoni sentimenti, a parlare al suo “ sconfitto e fallito” gladiatore, trovatosi improvvisamente nel ruolo di probabile assassino. Per dirgli:” Niccolò, ma che ti ha preso quella sera, in cui hai messo la violenza più brutale al posto della ragione? Non avevi la parola per dirmi e gli orecchi per ascoltare? E cosa ne hai fatto degli occhi che hai chiuso per non vedere i miei, oltre che per colpirmi alla cieca e a non guardare dove sarei caduto? Niccolò, ma da cosa ti sei fatto prendere, in quei momenti interminabili, da quale senso di cavalleresco ossequio alla bellezza femminile( ho letto le cronache dei giornali, che l’hanno sospettato) o di quale ferito senso dell’onore( così ho letto dalle cronache dei giornali sorprendendomi alquanto per l’assoluta inesistenza del fatto)? E cosa avresti voluto dimostrare, e a chi, colpendomi così vigliaccamente, così ferocemente, così irresponsabilmente? Che sei forte? Che sai difendere, come gli animali, il tuo territorio e ciò che vi è dentro? Hai voluto ferire me per dare una lezione agli altri, affinché tutti riconoscano la tua forza e il tuo potere? E i più ti temano e i pochi ti obbediscano? Che se sei sempre più forte e più minaccioso potrai conquistare tutti e tutto? E, forse, anche la bellezza che altrimenti non ti raggiungerebbe? Che la forza fisica vale più dell’intelligenza? I muscoli più del pensiero? La violenza più dei sentimenti? Questo hai voluto dimostrare? Non vedi che casino hai fatto? Stavi rovinando la tua vita e quella delle nostre famiglie. E uccidendo, con quei soli colpi, anche le nostre mamme, che avrebbero perso, sia pure con le dovute notevoli distinzioni, i loro figli della stessa età.”

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Davide si salverà e guarirà, perché vorrà essere lui a parlare direttamente, al posto di sociologi, giornalisti e psicologi, ai suoi coetanei e a tutti gli altri giovani, non solo di Crotone e della Calabria, ma d’Italia. Perché ciò che di orribile è accaduto in quella piazzetta pitagorica, non appartiene alla genetica di stampo “razzistico” e alla vecchia dicitura del “ tanto son sempre loro, i meridionali razza negativa. Vieppiù calabresi e del crotonese terra antica di “ndrangheta”. Quell’orrore appartiene, invece, a quella sorta di cultura della violenza che si sta sempre più impossessando delle nostre comunità. Un cultura della violenza derivante da una società sempre più aggressiva e nella quale, indebolitosi i centri di formazione e le tradizionali agenzie educative, i valori della fratellanza e della solidarietà, del riconoscimento dell ‘insopprimibile valore dell’altro, hanno lasciato il posto alla prepotenza, alla voglia sfrenata di dominio. E alla concezione di un falso cameratismo, i cui i vincoli di “ colleganza” sono esercitati contro qualcuno o pochi, purché siano deboli e indifesi. Una cultura della violenza, infine, che al posto delle idee pensate e dagli studi rafforzate, vi ha messo l’ignoranza e l’esposizione quotidiana in rete di una vanità sospesa tra il vuoto e le palestre domestiche per la cura della proprie fasce muscolari.

Specialmente, quelle più lontane dalla ginnastica della mente. Davide si salverà e guarirà, per aiutarci a comprendere che i Davide e i Niccolò, presenti in tutto il Paese, sono in egual modo figli nostri. Di tutti noi genitori e figli di questa società che si dovrà al più presto cambiare. E se dei Davide, tutti insieme e amorevolmente, dobbiamo prenderci cura, anche fuori dagli ospedali, di tutti i Niccolò dobbiamo assumercene la piena responsabilità. Anche fuori dalle carceri e lontani dalle scuole. E da quei campi sportivi, dove l’unica manifestazione di forza fisica consentita sia quella di vincere una gara. Salire sul podio e conquistarsi la medaglia. Davide si salverà. E guarirà. Perché è questo che lui vuole. 

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