di FRANCO CIMINO
“… è morto a causa della malattia con la quale è entrato, un fastidioso raffreddore che lui testardamente non ha curato per quella sua strana abitudine( in realtà era puro fanatismo) di uscire tutti i giorni solo con la t-shirt di Armani. Gli è venuta la tosse e non prendeva neppure lo sciroppo che gli davamo. Diceva che aveva uno strano sapore. Quanto al corpo che non si troverebbe, è perché lui va sempre in giro. Vedrete che quando si sarà stancato tornerà.”
E sarà così. Il mondo lo constaterà in diretta televisiva. Si ripeterà la stessa scena di sempre. Una bella conferenza stampa solo con i giornalisti ammessi, lungo monologo del capo del paese imperialista e la storia delle tirannie si ripete come in una macabra scena dello stesso film. Chi ha scommesso un solo centesimo di euro sulla permanenza in vita del leader dell’opposizione alla dittatura russa, perché di dittatura si tratta, ha perso pure quello. Come hanno perso la faccia quei politici italiani che hanno lungamente simpatizzato e flirtato con Vladimir Putin, addirittura indicandolo come il leader più prestigioso del pianeta, ritenendo il suo pensiero, se di pensiero si tratta, l’ideale politico più adatto per costruire una nuova democrazia nel nostro Paese.
Tutto il resto del mondo, quello più sensibile e più avvertito alle questioni della democrazia e a quelle umanitarie, sapeva, e perciò temeva, che dalle prigioni russe Alexei Navalny, il ragazzo di solo quarantasei anni ricco di alti ideali, marito e padre, il coraggioso combattente per la libertà del suo Paese, non sarebbe rimasto vivo. Più degli altri lo sapeva lui. Lo sapevano i suoi sostenitori. Lo sapeva la sua famiglia, la madre, la moglie e la figlia, in testa. Per questo la sua decisione di ritornare in patria, dopo aver recuperato il fisico dall’avvelenamento mortale, che gli era stato “inoculato” in qualche modo da chi lo voleva morto( gli stessi che hanno ucciso i più importanti oppositori al regime, e sono un centinaio, per tutti va ricordato l’assassinio brutale della giornalista Anna Politkosskaja, colpita il 7 ottobre del 2006 nell’ascensore del suo palazzo a Mosca ) è uno straordinario atto di coraggio. Un atto che rompe le catene alle sue gambe, le sbarre delle sue prigioni, i muri di ogni violenza. Sbriciola i palazzi del potere più cinico e arrogante, quelli dove ancora resistono le vecchie ideologie totalitarie. E quella dell’odierna Russia ancora peggiore perché del comunismo non ha nulla. Della vecchia ideologia conserva soltanto il culto divistico, quasi religioso, della personalità.
Il coraggio di Navalny abbatte i confini della Russia, e si muove come vento di libertà su tutti i paesi del mondo Specialmente quelli in cui la libertà è negata. Minacciata. Condizionata e umiliata. Si muove, il suo coraggio, anche su quei territori dove i popoli sono alla ricerca sofferta di un perimetro in cui vivere in autonomia, all’interno di uno Stato che sia il proprio, libero, indipendente, democratico e sicuro. Per questo la morte di Aleksej non è un fatto interno a un Paese “sovrano”. Non riguarda soltanto la Russia. Come della Russia non è era il diritto di occupare con la forza militare l’Ucraina, paese libero e indipendente, Stato anch’esso sovrano. L’uccisione del leader democratico russo, quale che se ne dimostrerà ufficialmente la causa della morte, è responsabilità di chi l’ha preso in “ custodia”. È morto nel carcere russo.
L’ha ucciso la Russia, attraverso i suoi sistemi di repressione e secondo le sue brevi linee di comando. Questo è, sarà inutile arzighigolarci attorno. E non si venga a dirsi, tra i simpatizzanti putiniani in Italia, fortemente sorpresi, ché di ciò che accade in quello Stato assolutista, dai precisi caratteri criminali dei sui capi, lo sapevano pure i bambini. E da tanti anni,ormai. Anche se nelle nostre scuole di ogni ordine e grado dei grandi temi planetari non se ne parla, no. Neppure per finta. Neppure nelle giornate dedicate. È stato in queste ore riproposto un film documento sulla vita di Navalny. Commovente fino alle lacrime. Lacrime su quelle parole. Su quella incredibile testimonianza d’Amore. Pietre miliari la sua risposta all’ultima domanda, questa:” lei ha pensato di poter essere ucciso presto tornando in Russia? E se e quando succedesse, cosa potrebbe dire oggi, da qui, ai suoi sostenitori?” Aleksej:” dico che siamo forti e hanno paura di noi. La nostra lotta è vicina alla vittoria. Lottate, senza mai fermarvi.
La Russia diventerà libera e democratica.” Ecco la grandezza di un condottiero, la forza invincibile di un leader autentico, ecco la incommensurabile bellezza umana di un uomo che dona la vita per il bene del suo popolo. Dai suoi primi combattimenti, di più da ieri, e fermamente per il domani del “per sempre”, Navalny è il leader dell’Umanità. Da oggi il suo nome brilla nel firmamento, ma il suo esempio si accosta a a quello di Francesco, il Pontefice della Chiesa di Roma, altro gigante dell’umanità, anche guida politica e morale per il riscatto degli esseri umani da tutte le forme di violenza, anche quelle mascherate. Violenze grandi e insopportabili, che non possono più insistere sulla vita delle persone neppure un altro giorno, quali quelle contro i diritti fondamenti. Il diritto al pane e alla casa, il diritto alla Libertà e alla Terra. Si attivino le coscienze di tutti i popoli democratici, si agitino le menti dei giovani, si scuotino i cuori degli uomini liberi, che sentono la propria libertà come un dovere verso quella degli altri, e si starà accanto al rivoluzionario russo appena caduto in trincea. Non solo oggi, ma tutti i giorni. E gridiamolo tutti insieme, nelle strade e nelle scuole, come nei campi e nelle piazze, Viva la Libertà. Di tutti. Europa, se ci sei, unisci la tua voce istituzionale. E tu Italia, ricordati della tua Costituzione. Essa parla non al mondo. Della persona e della Libertà che la correda".
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736