di FRANCO CIMINO
La Regione sta facendo la rivoluzione. Come un Masaniello nano, con i suoi massimi esponenti sta portando l’assalto al palazzo di Roma, cattiva e ladrona, rea di aver punito, per scopi meramente politici, la Calabria.
Gli scopi potrebbero essere, a sentirli parlare, addirittura due: 1) colpire la nostra economia florida e competitiva con le più forti economie mondiali, così, da gigante che è, metterla in ginocchio (sapessi quanta è brutta la concorrenza internazionale e con questa Cina che ha infiltrati dappertutto); 2) essendo stata, la Calabria, “ volutamente” inserita nel breve elenco di giunte dello stesso colore politico, muovere dal centrosinistra un violente attacco alle regioni gestite dal centrodestra.
Per dimostrarlo, in un baleno, ci si è trasformati in virolepidemiologicinfettologi e ci si è inventati una teoria scientifica nuova (pare utilizzando anche numeri “ sbagliati”) secondo la quale una zona é a rischio Covid solo quando i numeri dei contagiati siano rapportati al numero della popolazione generale e non alla capacità ricettiva delle strutture ospedaliere. Spiegata meglio, la teoria, reciterebbe che non vi è pericolo per la popolazione se i reparti intensivi non sono quasi tutti occupati. Su questa scoperta scientifica si grida al complotto contro di noi e, scavando nel significato più intimo della nostra Costituzione, si reclama il primato del non morire di fame, rispetto al morir di Covid. Perché da noi la politica ci sa fare e non da ieri eh! Tra due interessi inconciliabili, la salute e la tasca, gli ospedali e le banche, gli ammalati e i lavoratori, i negozi aperti e le RSA, le discoteche e gli ambulatori, essa ha sempre scelto quello che fa crescere il denaro e lo fa circolare nelle tasche di ogni calabrese. Tra economia e sanità, la politica nostrana ha sempre saputo valorizzare la prima, ché se i calabresi lavorano e mangiano non si ammaleranno mai, neppure di Covid. La produttività in un sistema economico forte e strutturato, innanzitutto.
La stessa scelta è stata fatta (non da ieri, eh!) nei confronti della cultura e dell’istruzione. A che servono le strutture scolastiche e culturali? E che, con le scuole pure si produce? Non vedi quanto costano? E non è stato detto da qualche parte che con la cultura non si mangia? Al massimo si ride se a salire su un palco è quello lì con la barba e i capelli bianchi, come si chiama? Sì, quel vecchio che è morto tre giorni fa a Roma, quello della mandracata... Vabbè, il nome ci verrà in mente dopo.
Dicevamo, allora, che qui in Calabria non ci piegheremo a un governo che ci vuole punire e perciò diciamo ai veri sofferenti (quelli che abbassano le saracinesche e soffrono anche prima del DPCM e che la zona rossa non la vedono proprio, vivendo quotidianamente in quella più nera della notte), che scendano in piazza (loro, i governanti senza colpe, andranno nelle TV nazionali ché vengono più belli) per ottenere almeno il colore arancione.
E con loro tutti gli altri insieme a reclamare la libertà che vogliono conculcarci. Ché qui, in Calabria, più che nella Francia della rivoluzione e nell’Italia Risorgimentale, la libertà amiamo più della nostra stessa vita, come costantemente dimostriamo ogni volta si vada ai seggi a votare. Il voto libero per una terra libera. Da sempre, non solo da ieri, eh! E non dimentichiamocene, mi raccomando, che tra poco si voterà di nuovo.
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