di FRANCO CIMINO
Lo dicevo da prima. Lo dico da tempo. Insistentemente. Quasi in forma ossessiva. L’ho ripetuto con forza in quest’ultima campagna elettorale. L’ho messa, come domanda, in cima alle tre che mi sono, ponendole ai cittadini, posto ad inizio della mia battaglia per la vittoria di Nicola Fiorita. Di cosa ha più bisogno la Città, qualsiasi città, oltre alla Politica e a un sindaco di grandi qualità? Questa la domanda. Ha bisogno di un Consiglio Comunale vero. E qual è questo Consiglio? È quello nato da un voto libero e consapevole, che identifichi i buoni candidati e li sappia scegliere tra i migliori.
Anche se la regola del voto non impone necessariamente la qualità, agli elettori, al singolo tra questi, è offerta questa grande possibilità. La migliore che possa essere offerta a un cittadino perché in essa c’è la responsabilità. Quella di scegliere per se stessi sapendo che la scelta si carica sulle spalle di tutti. Che ha grande valore anche se la singola scelta si rivelasse sbagliata. È la prima bellezza della democrazia, questa. Che bella istituzione, o prezioso suo strumento, è il Consiglio Comunale! Lo è qualsiasi assemblea elettiva, fosse anche quella del circolo della bocciofila. Il voto del dodici giugno ha scritto sul libro d’oro del Comune i nomi dei trentadue nuovi consiglieri comunali. Il voto, la sua solennità, conferisce loro un iniziale grado di bellezza e bontà. Al di là della competizione elettorale, dei veleni e degli strascichi di polemiche e di amarezze rimaste sul selciato, ogni eletto è bello. Lo fa bello quel testo pronunciato dal responsabile della verifica, oggi una elegante signora, dei dati ufficiali, con il quale vengono proclamati, è ufficialmente insediati, i nuovi consiglieri comunali.
È un momento bellissimo, questo, secondo solo a quello della prima seduta, quando, mi auguro tutti in abito elegante (per i maschi camicia, giacca e cravatta), ascolteranno le tre parole di giuramento del neo sindaco e dopo la proclamazione del nuovo presidente del Consiglio che uscirà dalle loro mani della segreta scheda. Chi mi conosce (chi conosce la mia lunga storia politica intrisa tutta dello spirito della Democrazia), sa quanto io desiderassi essere tra questi nomi. E quanta corretta concezione della ricerca del voto io abbia impiegato per riuscirvi. Ma nulla di questo disturba la mia emozione odierna dinnanzi alla nascita di uno dei due atti più importanti per la vita della Città. Fare il consigliere è una cosa straordinaria. Bellissima. Dopo la funzione del sindaco, anzi insieme a questa, è quella più prestigiosa. Fondamentale. In essa si concentra il bello della Democrazia rappresentativa. Nella stessa persona si concentra il potere della rappresentanza e la responsabilità della decisione. Il dovere del controllo sull’Esecutivo e sullo stesso Sindaco. E il potere di deliberare le politiche di indirizzo dell’intera attività comunale. Tra queste vi è quella più carica di ogni responsabilità: tutelare, custodire, difendere, valorizzare, la Bellezza di Catanzaro. In cima a questa vi è il suo territorio, la ricchezza finora maltrattata, umiliata, sfregiata nella più grande offesa che è stata portata alla Città. Il più grande tradimento consumato dagli uomini e le donne che avrebbero dovuta difenderla.
Fare il consigliere comunale è, pertanto, il compito più onorifico, più prestigioso e più bello, rispetto al quale nessun incarico in giunta, quale prevalenza sostitutiva di esso, può essere concepito se non in funzione di una sfrenata ambizione di potere personale. Ambizione davvero incompatibile non con il ruolo in sé, come la legge prescrive, ma con l’inestimabile valore del voto che è, non solo moralmente, finalizzato a realizzare la rappresenta popolare. Si rispetti, pertanto, quale primo atto democratico, il significato e il valore del risultato elettorale, in tutte le sue “significanze”. Anche quelle meno gradite a una qualsiasi logica di potere, in se stessa corruttiva e corruttrice. In quel voto vi è la presenza femminile, pur se in quantità ancora modesta e pur se raggiunta, a mio avviso, attraverso strumenti normativi, e metodologie personali ad esse applicate, che io non ho mai condiviso. La presenza femminile in Consiglio è più importante che altrove, perché lì, per loro scelta, l’hanno collocata gli elettori.
Auguri di buon lavoro, pertanto, alla donne e agli uomini che ci rappresenteranno nei prossimi cinque anni. E al Sindaco, il nuovo Sindaco che i catanzaresi hanno atteso, che saprà essere interprete, ne sono certo, anche di questa profonda sensibilità democratica.
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