Franco Cimino: "I novant'anni di Achille Curcio, il Poeta"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Franco Cimino: "I novant'anni di Achille Curcio, il Poeta"
Achille Curcio
  26 maggio 2020 20:46

di FRANCO CIMINO

Sono andato a trovarlo stamattina a casa sua in una discesa all’interno di Mater Domini, un’area che anticamente si annunciava di certo come la nuova residenzialità di una Catanzaro che si apriva all’esterno e si univa all’interno. Ci mancavo da un bel po’. Tra impegni precedenti e la chiusura da Coronavirus, il tempo della lontananza si era fatto troppo lungo. Come se mi aspettasse, nel piccolo cortile davanti casa trovo la mitica signora Liliana, sposa amatissima e compagna di una vita ora lunga, donna intelligente e tenace. “ Signo’, u maestru è a la casa?” La seguo. Lei, dalla porta, con voce forte:” Achille, c’è Franco Cimino.” Due lunghi minuti, il maestro arriva. Passo solo leggermente più lento dell’ultimo che gli vidi nel venirmi incontro. Poi, lui appare in tutta la sua grandezza che immediatamente traspare da quella testa rotonda e lucida e quegli occhi chiari che luccicano di ogni sensibilità.

Banner

“ Sedetevi qui voi, Franco, Achille nella sua poltrona. La distanza di più di un metro è assicurata.” Mannaggia al maledetto virus, il danno s’era già consumato per me, uomo degli abbracci e del contatto fisico come mia necessità di toccare l’Amore. Quello che provo per il Poeta mi avrebbe subito, come in passato, spinto ad abbracciarlo, carezzarlo, baciarlo. Anche le mani, tutt’e due, mai una sola, che non sempre è bello. Questa volta l’ho abbracciato con lo sguardo. Intenso. Indagatore, profittando dei convenevoli discorsivi con la signora riguardo a mamma e figlie e nipoti, a qualcosa di politica e all’emergenza. Achille in silenzio. “ Che pensa, dove guarda, cosa sente, il Poeta? Come vive questo anniversario e come vi discute con se stesso, specialmente lungo i temi che lo attraversano?” Mi domandavo, interrogandolo con i miei occhi. “ Achille, Poeta mio, allora, come stai?” Da qui lui prende a “ tuonare” la sua voce, a vibrare la sua parola, a elevare il suo pensiero, e il tripudio di parole e stelle, di suoni e luna, di passato e futuro, di presente e speranza, di paure e certezze, di Dio e Amore, che si risolve in Dio è Amore, si fa danza vera, musica e poesia. Si fa anche interrogazione sul senso della vita. E tu ci vai dentro. Pienamente. Testa e cuore. Ansia e meraviglia. Achille ti ci porta. E quei minuti diventano Bellezza che ti sfiora. Come sempre, il Poeta per prendere il volo si serve di un idolo o di una idea, a volte una semplice parola. Di un concetto. Anche questa volta. La sua chiave d’ingresso nel “ firmamento” filosofico, esistenziale e poetico, oggi, però, è stata un nome. Un nome soltanto: Francesco. Il Papa del coraggio e della fede francescana.

Banner

L’uomo che con la Parola sfida i potenti, sostiene i poveri e si batte come un Cristo in lotta per il loro riscatto. Il prete, che come un altro a cui fino alla sua morte, qui a Catanzaro, don Pietro Aiello, è rimasto legato, non guarda in faccia a nessuno e al potere, invece, guarda con la forza ideale di chi vuole umanizzarlo. Il leader dell’Umanità, quello che aspettavamo e del quale “ gli scarti” di questo mondo ingiusto, i diseredati e gli sconfitti della storia, tutti gli oppressi, i poveri di ogni cosa, materiale e non, possono fidarsi per condursi, insieme, verso la salvezza. E la felicità, qui, in questa terra. A partire da qui, da questo mondo. “ Perché, come dice Francesco, mutuandolo dal santo di Assisi, Dio è Amore.”

Banner

La conversazione finisce qui. Il Poeta è stanco e io non voglio affaticarlo. Anche l’articolo finisce qui. “Ma, come , non ci dici nulla della sua poesia?” qualche benevolo lettore potrebbe chiedermi. Eh, no! Non ho i titoli per farlo. E poi la poesia di Achille si legge o la si ascolta. E chiunque potrà trarre da essa tutto il bene che un grande poeta sa donare, insegnando a vivere e a capire la vita. E, soprattutto, a lottare per la sua difesa in ogni luogo in cui la dignità del vivere venisse calpestata e il nome, anche anagrafico, di chi l’ha ricevuta, venisse offeso. Personalmente, non vedo l’ora che faccia sera, per inoltrarmi nell’ultima sua raccolta di poesie, “ È N’Atru Jornu”, che il maestro oggi mi ha donato. Grazie Achille. Per tutto il tuo intenso vivere di poesia.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner