Franco Cimino: "Il Ramadan di don Pino Silvestre e il dialogo tra i figli di Dio"

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Franco Cimino
  13 maggio 2021 17:32

di FRANCO CIMINO

Stamattina si è svolta sulla seconda terrazza più bella, e però la più importante, quella del San Giovanni, la cerimonia di chiusura del Ramadan, il “ rito” religioso più significativo dell’Islam. Non ci sono potuto andare anche per il dubbio che si potesse liberamente partecipare se di religione diversa. Forse, lo confesso, è stato una elementare scusa, che copre la diffidenza e il pregiudizio che ha imprigionato anche una persona aperta e dialogica come ho sempre pensato di essere e forse davvero lo sono. Almeno lo spero, perché quale figura ci farei con i mie ragazzi e le mie figlie, cui ho sempre insegnato il valore del dialogo e della accettazione e del rispetto del pensiero e della fede altrui, che è cosa assai diversa dalla tolleranza ed anche della integrazione.

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Due passaggi da sempre mal riusciti proprio perché in qualche modo includono e la pretesa di superiorità dell’una verso l’altra e la passiva commistione di sensibilità non comprese dagli stessi fedeli ab inizio separati. Una buona rappresentanza degli islamici di Catanzaro è apparsa dagli schermi delle televisioni regionali. Ed è stato un bel vedere. Rassicurante. Di buon auspicio. Specialmente, in questo giorno, che è il secondo, della nuova guerra tra Palestinesi e Israeliani, che nel nome del loro Dio pretenderebbero di occupare le terre che nessun Dio ha assegnato ad alcuno, ché la Terra è il luogo degli esseri viventi. E dell’uomo che ne è il custode razionale, l’affidatario per scelta del Divino. I credenti, tutti, sono più belli quando pregano. Utili quando pregano secondo la volontà di Dio. E quando, a quella suprema volontà, sanno indirizzare le loro azioni. Perché Dio è uno. E uno solo. E se gli uomini lo pregano in forme diverse, Lui prega in un unico modo. E se gli uomini si dividono in suo nome, Lui non si rassegna a vederli divisi e soffre tanto di saperli in guerra fratricida, sanguinosa e distruttiva. Siccome è così e altrimenti non potrebbe essere se non negando l’esistenza di Dio, offrendo agli atei uno dei più forti elementi per confermarsi nel giusto, chi meglio di lui avrebbe potuto testimoniare l’unità delle religioni monoteiste nel rispetto ragionevole delle diversità? Infatti, oggi, in rappresenta del suo Vescovo, anzi dei suoi due vescovi( Bertolone regnante e Cantisani, l’emerito e degli altri due, suoi allievi, don Mimmo e don Maurizio, celebrati in quel di Torre Ruggero proprio ieri), è intervenuto alla celebrazione odierna sulla terrazza del San Giovanni. Accolto con affetto e rispetto e senso profondo di gratitudine, ha pregato con loro. Forse, anche a modo loro, secondo le regole e la tradizione dell’Islam, che di certo rifuggono dalla violenza perpetrata nel mondo non dalle cosiddette ali estremiste, ma da chi non ha nulla a che vedere con la fede, perché Dio non uccide e a nessuno ordina di uccidere in suo nome.

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Lui, il prete cattolico tra i più belli e veri, è - non so se si può dire- un padre, un fratello, un pastore, della Chiesa Cattolica. Di certo, uno dei teologi più illuminati, più profondi e aperti, più coraggiosi, dell’intero panorama delle religioni planetarie. Tanto aperto e innovativo, tanto coraggioso e fedele ai testi sacri, tanto efficace nel tenere uniti Bibbia e Vangelo, da pagare il prezzo alto che ha pagato nella Chiesa pre- Francesco, della quale egli è stato un anticipatore. L’uomo del dialogo sincero, l’interprete più autentico del Concilio Vaticano Secondo, è mons Pino Silvestri. Un uomo a cui tutta la comunità gli deve un grazie quanto il mare che non finisce mai. Grazie, perché ci insegna che l’Amore è il seme più fecondo della Vita. E perché non c’è amore senza la Ragione. E non c’è Ragione senza apertura agli altri. Ai loro bisogni e alle loro ragioni. E non c’è diversità se non nel l’eguaglianza assoluta tra gli esseri umani. Perché l’uomo, che li rappresenta, è uno. Come uno è Dio che l’ha creato.

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