Franco Cimino: "La battaglia del e sul supermercato in centro tra interessi diversi e sentimenti"

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images Franco Cimino: "La battaglia del e sul supermercato in centro tra interessi diversi e sentimenti"
Franco Cimino
  02 febbraio 2023 14:29

di FRANCO CIMINO

"Le leggi, e i regolamenti e le norme ad esse riferite, vanno rispettate. Ovunque. Sempre. Le autorità preposte alla loro osservanza, hanno l’obbligo di farle rispettare. Ovunque. A chiunque. Sempre. I cittadini, in qualsiasi ruolo sociale ricoperto, hanno il dovere-piacere di rispettarle. In qualsiasi contesto. Sempre. Tutti coloro che osservano fatti conseguenti a provvedimenti delle diverse autorità operanti a tutela delle norme, non potendo conoscere, anche per oggettiva ignoranza, i contenuti dei provvedimenti assunti, hanno il dovere civico di astenersi dal prendere parte in un eventuale pubblica “ diatriba”.

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Per qualsiasi fatto e argomento. Sempre. Ne va va del valore e del prestigio delle istituzione, le colonne portanti della Democrazia. Ne deriva il recupero di autorevolezza della Politica. In generale, anche la crescita di moralità del singolo cittadino e dell’intera comunità, strutture sociali comprese. Aggiungo: le istituzioni, specialmente quelle puntualmente riconfermate tali e vieppiù rafforzate dal voto popolare, devono rappresentarsi come amici dei cittadini e non come gendarmi pronti a coglierli in fallo per “punirli come si deve”. In particolare, quelle più vicine fisicamente alle persone, quali sono i preziosissimi comuni, chiamati non a caso enti locali. Detto questo, possiamo dare spazio alle emozioni personali.

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Le mie si legano spesso a ciò che io ritengo essere l’interesse collettivo e la sensibilità delle persone. Chi mi conosce più da vicino, e chi pur da lontano, conosce le mie posizioni sul Centro Storico e sulle attività anche commerciali che ivi dovrebbero operare per mantenerlo bello e attrattivo in coerenza con la sua storia e architettura, saprà avvertire che ciò che segue è frutto di un sentire sincero tutto diretto all’interesse collettivo e al bene della Città. Ché questa è la Politica, la messa in deliberazioni anche dell’interesse privato e dei più diversi nella loro piena legittimità, quale parte fondante l’interesse pubblico, all’interno del quale operano sia l’intervento del privato sia l’intervento pubblico.

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Quando uno dei due, specialmente il primo prevaricasse sul secondo, indirizzando le politiche di sviluppo e di armonizzazione del territorio lungo direzioni opposte a quello che è il Bene collettivo, si avrebbe non soltanto l’affermarsi di poteri illegittimi, che deviano il corso naturale della Democrazia, ma anche la più grande delle storture. Quella che la Città vada dove decidono i pochi forti, o fintamente tali, in danno dei tutti rimasti passivamente senza potere, specialmente quello istituzionale di riferimento. Per lunghi anni, questo destino amaro è toccato a Catanzaro, la nostra Città abbandonata. Andiamo all’oggi. L’altro ieri mattina, lungo i duecento centro metri che mi stavano portando alle Poste, dov’ero indirizzato, a distanza di solo mezz’ora vivo due situazioni contrastanti. Il punto Covid sul Corso, aperto da solo un mese, da che era aperto in mattinata lo trovo chiuso poco dopo le undici.

Distratto, come sono, con la testa sempre sotto costante pensiero, vi passo davanti velocemente. Ci ritorno subito dopo pochi metri. Mi aveva attratto una piccola folla davanti al supermercato. Erano i lavoratori che stazionavano davanti alle saracinesche abbassate. Con loro il titolare dell’azienda, imprenditore ben noto in Città, che io personalmente, cioè direttamente, ho conosciuto in occasione dell’apertura della nuova attività. Ho letto l’avviso di chiusura affisso su una vetrata, contenente solo amarezza e preoccupazione. Nessun insulto. La stessa che ho avvertito anch’io. Amarezza nel vedere abbassarsi nuovamente, e per motivi diversi dai numerosi precedenti di questi ultimi anni, la saracinesca su un’attività commerciale, questa di particolare servizio all’utenza. Preoccupazione, per il posto di lavoro di una decina di persone, con relative famiglie a carico.

Non mi addentro nelle motivazioni incrociate che hanno portato prima all’apertura e poi alla repentina chiusura di questo Punto Conad( più di centosessanta pagine da leggere con attenzione, e pure con competenza, sono tante per me). E non sto qui a ritenerlo indispensabile essendomi io sempre battuto per la conservazione e la rinascita delle antiche botteghe, da quelle alimentari( dalle quali la mia famiglia ancora, per ciò che è possibile, si serve) alle trattorie del nostro morzeddru. Tuttavia, posso dire che appare quantomeno strano questo balletto, a cui fa seguito, ancora più stranamente, una polemica speciosa, e troppo dura, tra Amministrazione e imprenditore, laddove soprattutto all’Ente locale sono richieste, a mio avviso, solo due cose, fermo restando l’opera di vigilanza sul territorio nel rigoroso rispetto delle leggi e dei regolamenti, applicabili, come detto, sempre, ovunque e a tutti, mentre al privato corre l’obbligo di rispettare le decisioni pubbliche assunte sul terreno esclusivo della legittimità degli atti.

La prima cosa richiesta, in questi casi, è concorrere rapidamente a chiarire con il privato quei punti controversi per la diversa interpretazione della norma. La seconda, favorire in tempi brevissimi la riapertura del punto vendita Conad, nella complessiva correttezza di atti e fatti, tranquillizzando tutti i cittadini che, almeno in questo caso e in questo periodo cosiddetto di rinnovamento, che non vi sono imprenditori imbroglioni e furbastri di quattro soldi, e non vi è un Comune che si ponga pregiudizialmente con ostilità, rispetto all’iniziativa di quanti possono concorrere a migliorare la situazione economica del Capoluogo. Un capoluogo grande generoso nel quale c’è davvero posto per tutti coloro che onestamente vi vorranno investire soldi propri e puliti, senza egemonie disturbanti. Ché la Città ha bisogno di lavoro e di servizi, e di serenità sociale, le uniche qualità che insieme potranno far circolare merci, persone e denaro, in quella virtuosa circolarità che è geometria della ricchezza buona. Infine, una carezza che mi è rimasta sulla mano.

Quella che ho dato a due ragazzi, forse solo adolescenti, che stavano amorevolmente accanto al titolare, intervenendo con intelligenza, garbo ed educazione sulle domande che io stesso avevo posto. Sono i figli di Maurizio Mottola D’Amato. Mi hanno commosso. Mi piacerebbe che tutte le famiglie avessero, come sono certo abbiano quelle catanzaresi, figli così belli. E qui la Politica non c’entra. Ovvero, quella che io desidero essa sia, certamente Sì".

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