Franco Cimino: "La Regione che boccia i grandi eventi della cultura e si fa bocciare dalla propria incultura"

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images Franco Cimino: "La Regione che boccia i grandi eventi della cultura e si fa bocciare dalla propria incultura"
Franco Cimino
  18 giugno 2021 14:54

di FRANCO CIMINO

Un ente pubblico, specialmente se di derivazione democratica, quale è la Regione, quando si fa portare al TAR, che è uno strumento prezioso della Giurisdizione, dove quasi sempre soccombe alla parte avversa, pone due problemi in uno. Il primo, che potrebbe aver deliberato con scarsa attenzione e competenza. Il secondo, che potrebbe aver deciso sulla base di interessi partitici, di corrente, clientelari, o d’altro genere che mischierebbero ignoranza ad affare. Al buon fine, questo problema unitario diventa questione morale e quindi democratica. Non bisogna andare molto lontano per cercare le cause della crisi profonda in cui si trova la Calabria da molti anni, continuando a passare i quali la condizione di debolezza diventerà sempre più strutturale. Forse, insuperabile. Le decine di nomine che a Consiglio regionale scaduto sono state fatte, e non solo dalla maggioranza, in ultimo quelle dell’altro ieri, (sembra soltanto ad utile della solo area di governo regionale), dimostrano quanto sia radicato il male peggiore.

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È, questo, l’uso strumentale delle istituzioni, l’atto più grave della corruzione politica, fonte di tutti gli altri mali, di fronte al quale sosta immobile e forse interessato, tutto quel variegato mondo della formazione morale e della cultura che ancora non batte un colpo di indignazione e di impegno costante a favore di un vero cambiamento della politica, delle classi dirigenti, dei meccanismi che drogano la selezione dei meriti, la distribuzione delle responsabilità e quella delle risorse umane ed economiche. Potrebbe ascriversi alla sommatoria di questi elementi, la decisione assunta dalla Giunta regionale che, secondo procedure ad occhio più distratto molto opinabili nella forma e nella sostanza, ha deliberato l’esclusione dai finanziamenti per il bando “ Grandi Eventi” di quattro Festival considerati tra i più importanti dell’intero Mezzogiorno.

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Bastano i loro nomi, anche soltanto quelli degli storici inventori e promotori degli stessi, AMA Calabria di Francesco Pollice “da”Lamezia, Peperoncino Jazz Festival, di Sergio Gimigliano da Diamante, TRAME , persone e libri contro le mafie, di Gaetano Savattieri, da Lamezia Terme, Il Festival d’Autunno, di Antonietta Santacroce, da Catanzaro, per capire quanto essi, insieme a Ruggero Pegna e a pochi altri, hanno concretamente operato per abbinare cultura e svago dello spirito nella, probabilmente meglio “corredabile”, promozione della nostra terra. Non ripeterò i numerosi argomenti che plasticamente evidenziano davanti al Tribunale Amministrativo gli e(o)rrori commessi dall’Esecutivo e le argomentate ragioni, presentate dai ricorrenti danneggiati e che bene ha saputo sintetizzare il consigliere Pitaro nella sua articolata interrogazione al presidente facente funzioni. Anche questa è una battaglia vinta. Ovvero, un’altra sconfitta della istituzione. Ciò che, però, mi preme sottolineare è che tutto questo si è potuto verificare perché manca,e non da oggi e non solo con questa ultima amministrazione regionale, una chiara visione della Calabria. Una visione bella e alta, che nutra qualsiasi piano di sviluppo, anche questo mancante, di una serie di strumenti culturali che valorizzino le nostre ricchezze, a partire da quelle storiche e identitarie per non finire a quelle proprie della terra, intesa come risorsa per l’agricoltura e il turismo e come luogo di conservazione dei beni culturali più preziosi, di cui siamo inconsapevolmente ricchissimi.

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Tuttavia, anche intorno agli interventi finanziari sugli eventi culturali e dello spettacolo, occorre che in una nuova Politica si impieghi il meglio di competenza nella selezione e il massimo rigore nel controllo della gestione dei fondi pubblici assegnati a privati ed associazioni per quanto volenterosi e illuminati. Deve essere finalmente dismessa quella brutta logica dell’assegnazione a pioggia, a favore di clientes ed amici, dei fondi per la cultura e lo spettacolo. In tutti questi anni sono stati tantissimi quelli elargiti a piene mani a chiunque, più spesso a quanti con la cultura vera non hanno avuto nulla a che vedere. Se la Calabria, nonostante questa pioggia di finanziamenti, resta ancora una delle regioni più arretrate su tutti i piani, un motivo è certamente la scarsa attenzione verso il denaro “ prestato” e la insufficiente produttività di gran parte delle manifestazioni promosse, con talune di queste che altro non hanno mai fatto che aggiungere denaro pubblico a quello che lo spettatore di suo già impiega per acquistare il biglietto, ben caro, per assistere agli spettacoli. La Regione ed i comuni devono sostenere, all’interno di un progetto complessivo ed unitario, solo quelle idee e quelle progettualità che rispondano effettivamente alla strategia di un’autentica promozione della cultura, e della cultura locale, e di valorizzazione delle qualità artistiche presenti nel territorio oltre che l’immagine della nostra terra, anche attraverso le diverse creatività interne e la più “ colta” e popolare contaminazione con le arti espresse dalle molteplici altre culture nazionali ed internazionali. Perché la cultura nutre e con essa si mangia, altroché!

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