di FRANCO CIMINO
"Ho visto la Calabria. Tutta intera. L’ho vista l’altro ieri, attraverso un suo piccolo lembo di terra. Un semplice borgo, che ne rappresenta tutta la bellezza. Andandovi, attraversandolo e camminandovi per le sue vie e pure pranzando in un tocco del suo cuore antico, gastronomie è cultura, mi è sembrato di udire dalla stessa voce del poeta la famosa poesia sulla Calabria. La più famosa di Leonida Repaci. La Calabria, infatti, è tutta quelle bellezze insieme. Tutte insieme le puoi trovare ovunque nella sua lunga estensione territoriale. Dalle montagne ai suoi due mari, dalle colline alle sue brevi ma dolci pianure. Vi è la storia della Calabria, attraverso le singole storie dei singoli piccoli territori. Vi è la cultura della Calabria, che si muove lungo tutte le specifiche locali culture.
Che si trovino nella tradizione popolare e nei suoi riti, nella religiosità intensa, nella poesia popolare, nella filosofia alta. Come nei detti e nei proverbi, che contengono la saggezza del mondo e l’ironia che sdrammatizza le miserie umane ed educa a superarle. E nell’arte come nella diversa e diversificata creatività, quale ovunque trovi attraverso quella articolata piccola arte chiamata artigianato. Scopri la bellezza del paesaggio. E la purezza del clima, temperato sempre. Morbido in autunno e in inverno, frizzante in primavera. Riposante in estate, quando al caldo delle Marine ci si ripara al fresco dei pochi chilometri a salire da esse. Ho visto la Calabria domenica scorsa. L’ho vista tutta intera. L’ho vista racchiusa in ogni sua bontà all’interno di un piccolo paese, oggi per eleganza semantica chiamato borgo. Io, però, continuo a chiamarlo paese. Piccolo o grande che sia. La Calabria è piena di paesi. I paesi, piccoli o grandi, sono tali per la ricchezza di ciò che portano dentro. La bellezza che essi ancora conservano. L’umiltà con la quale questo ben di Dio viene presentato e tutelato.
La Calabria è piena di questi paesi. Anche le grandi città, da noi grandi nonostante le loro piccole dimensioni, sono paesi, se e fino a quando sapranno conservare gelosamente la specifica identità culturale. Quella che da calabrese, l’unitaria, va e torna dalla più piccola, quella locale. Addirittura di quartiere. Ovvero, di rioni come ancora definiamo quelle parti autonome” e di specifica identità che si trovano all’interno delle nostre più grandi città. Addirittura anche all’interno anche degli stessi piccoli paesi. Quasi tutti divisi in rioni via, in piazzette e in slarghi. Ho visto la Calabria, tutta intera in uno di questi paesi che al pari degli altri 404 la rappresenta tutta. Sette ore consecutive, compresa l’acculturante pausa pranzo in una delle trattorie tipiche. Mi sono deliziato di conoscere, pur avendola già vista tante volte ma in tempi lontano, nei miei lunghi peregrinare comiziali della politica, Zagarise.
Bellissimo luogo. Paese stupendo. Al quale le contraddizioni e gli errori degli anni a seguire quelli della modernità, non hanno cambiato il suo volto antico. Piccole costruzioni nuove, modifiche assurde su quelle antiche, occupazione anche di piccola edilizia davanti a monumenti e opere d’arte ( clamoroso l’albero recentemente piantato in piazza davanti a una bella scultura). Prodotte, tuttavia, non per la classica speculazione edilizia, caratteristica delle grandi città, calabresi e meridionali. Forse un po’ per ignoranza( siamo nella Calabria del secondo lungo dopoguerra), un po’ per necessità. Quella, per esempio, di allargare una piccola abitazione o di costruirne un’altra modesta con le rimesse degli emigrati . O con i sacrifici dei degli umili abitanti, che si sono ammazzati di fatica per dare un luogo più sicuro e più comodo alla propria famiglia. Zagaritesi, onesti lavoratori. Anche della terra, che hanno protetto, salvandola dallo sfarinamento delle montagne e dalla tracimazione dei fiumi.
E nel lavoro della terra, quello più specialistico delle vigne e degli uliveti. Non è per nulla casuale, che Zagarise venga denominata paese dell’olio, che qui viene prodotto tra i migliori al mondo. Paese anche dell’aria più salubre, non lo dicono loro che non la misurano neppure con i polmoni che la respirano. La dicono gli istituti italiani ed europei specializzati. Zagarise, nonostante quelle contraddizioni, è bellissima. Per merito di un giovane Intelligente Sindaco e dei suoi più generosi abitanti, sono state realizzate opere significative, che l’hanno abbellita. E messa in movimento sul terreno dell’ottimismo e della fiducia in sè stessa. E nella Calabria delle tante risorse in valorizzazione delle aspirazioni turistico-culturali della sua articolata e ricca realtà. Su questa nuova visione “ politica”, a Zagarise sono nati e ancora si moltiplicano piccole Residenze, dalle vecchie case ristrutturate. Dei moderni e attrezzati B&B. E tanti ristoranti e trattorie. E di bar, che da quelli piccoli e vecchi, stanno nascendo in questi anni dalla preoccupazione che il caffè o la birra non producano molti profitti. Zagarise è un borgo che conserva anche fisicamente, oltre che storicamente, il suo aspetto più antico.
Che, come mi ha spiegato la straordinaria mia guida(il ben noto uomo di cultura, architetto Salvatore Tozzo, che qui da tempo vive innamorato sempre più del luogo), precede quello medievale, essendo nato, il paese, pur nella incertezza di dati precisi, già prima di quel tempo. Si trova ai piedi di Buturo, quella leggera catena di monti flessuosi, che proteggo i paesi che sono ad essa vicino,Taverna, Albi Magisano. In tale modo costituendo quell’insieme di borghi, quali unica realtà territoriale. E in un prossimo futuro, una nuova unitaria realtà urbana da costruire attraverso una moderna organizzazione burocratica e territoriale dell’ente locale. Insomma, l’unione di paesi per farne una unica realtà, pur conservando ciascuno la propria caratteristica e identità. Guardando a questa possibilità, mi viene da pensare, con orgoglio e soddisfazione, pur se ambedue repressi dall’incultura e dall’inerzia dell’attuale classe politica, (per attuale classe politica intendo quella degli ultimi trent’anni), penso alla mia idea, dal mio sogno antico, della nuova-antica Catanzaro. La Città costruita in maniera articolata e che si muove con delicatezza, dal mare salendo, da Squillace-Borgia fino a Taverna e i monti della Sila, al centro della quale, sviluppato e ordinato, trionfi la straordinaria realtà scientifica e industriale, in Germaneto, da offrire complessivamente all’intera Regione, per la sua unitaria crescita economica e culturale. La nuova Città sarà questa e, conservando i nomi di tutte le realtà che la comporranno, prenderà quello di Nuova Catanzaro, Città della Magna Grecia di Mattia preti. Del mare e dei monti della Sila. In questa modernità “ antica”, Zagarise, paese dell’aria buona, del vino e dell’olio, della cultura e dell’arte, reciterà un ruolo fondamentale. Contribuirà anche a far crescere la bellezza complessità del territorio. Ché Zagarise è anche molto bella. Lo è di più da questi ultimi anni.
Da quando, un “giovane vecchio pazzo”, per amore di essa pazzo, dopo aver girato il mondo e costruito una importante impresa economica nel capoluogo, dove vive, ha sentito forte battere il cuore per questo suo paese. Nel quale è nato e cresciuto fino ai suoi quattordici anni, quando, aspirazione a crescere nelle ambizioni e nella sua progettualità onirica, senza neppure la classica valigia di cartone, si mette in viaggio per la mitica Milano. Qui, con l’intelligenza imprenditoriale, dalla sua natura rinasce e si rivela il suo genio artistico. Nasce il pittore. E il pittore, in segreto, crea. Ma non gli basta. C’è dell’altro nel suo sangue. Scorre dalla testa alle mani, già sperimentate nella prima scuola di sarto. È l’arte dello scultore. Sviluppatesi, come un fremito, una gioia immensa, un’ansia incontenibile, una visione illuminata, un battito unico ma fortissimo, in questi suoi ultimi ma ancora i primi, quindici o venti anni. Dalle sue mani nascono, anzi rinascono da ciò che nel cielo già c’era( come amo dire io), opere scultoree bellissime, che si trovano nelle piazze e nei musei di molte Città. Ma lui è di Zagarize, il paese dei suoi amati genitori. Della sua adorata mamma, donna coraggiosa e generosa, in particolare. A Zagarise, come un figlio educato da amore sincero, ritorna. Per gratitudine. Quella più grande, che porta a ricambiare un po’ di bene ricevuto con la nascita.
E cosa fa, quest’uomo buono e geniale? Riempie Zagarise di opere della sua importante collezione di quadri di valore, e ne riempie due musei. Uno quello comunale. L’altro, quello della sua casa paterna ristrutturata alla meglio, denominata Casa Museo, nella quale copre tutte le pareti di suoi preziosi dipinti, non pochi considerati dagli esperti di considerevole valore. Ma non gli basta ancora, crea tante sculture e le dona al suo paese. Bellissime, che abbelliscono, arricchendole d’arte e bellezza, le piccole piazze e le più importanti vie. Come faceva Mattia Preti per Taverna e l’altro grande scultore, Amelio, recentemente scomparso, disegna e progetta, lui pure realizza, gli spazi e i basamenti dove collocare le sue “ creature”. La Fontana, ultima opera in “ creazione” , ne è l’ultima prova. Zagarise è più bella, oggi. Anche per tutto questo cuore, che palpita d’Amore per essa. E dal cuore unico, il suo dell’artista e quello del Paese, l’arte nasce. E da sé stessa crea. Ah,dimenticavo, dal convincimento che si fosse capito di chi parlo. Meglio scandirne il nome. Per tutti. Lui, figlio di Zagarise e cittadino del mondo, è Luigi Verrino, l’uomo bello. L’artista grande".
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