di FRANCO CIMINO
Oggi è domenica. Una domenica molto attesa, sebbene poi da tanti disattesa. Sono quelli che si lamentano che il Centro Storico è vuoto perché non vi sono attrattive valide. Una domenica attesa per l’evento straordinario che l’avrebbe arricchita di festosità ricca, quale quella che reca con sé colori vivaci, musiche e suoni, abiti variopinti e antichi, culture e tradizioni diverse. La festosità dell’incontro tra regioni diverse e lontane, nel nome della bellezza del nostro Paese e dell’unità del suo popolo nella conservazione, e custodia, rigorosa, delle peculiarità culturali di ciascun territorio. La festosità dell’incontro tra le persone, tutte singole, ciascuna magnificamente diversa. Diversa da ogni altra. Uguale sempre. E diversa dal giorno prima. La festosità dell’incontro della gente con la propria Città. E dei “ forestieri” con la Città, che ancora non hanno conosciuto. La festosità che diventa festa quando tutte queste cose si trovano nello stesso giorno. Festa grande quando su di essa arriva la Primavera, a colorarla, a illuminarla. A profumarla. “La PrimaVera in maschera” avvenimento straordinario, promossa da quel pazzo, geniale artista, di Enzo Colacino, che l’ha pensata tanti anni fa dopo aver fatto il giro per l’Italia delle maschere storiche, che a questa ricchezza hanno dedicato molta attenzione. La stessa che si deve per la cura di un parco, del mare, di una pineta, di un fiume. La stessa che si deve offrire alla cura di un libro. Di una biblioteca. Di un borgo antico. Di un monumento. Ieri il lungo corteo delle maschere più importanti del Paese, da Pulcinella a Balanzone fino a Capitan Fracassa e Regina Cunetta, si è mosso a Marina, a carezzare il mare passeggiandogli accanto su quel lungomare prezioso e pure bello della nostra Catanzaro. Stamattina, invece, nella Città alta, salendo e scendendo dai suoi tre colli, con partenza dalla più Bella Vista, il balcone più aperto e avanzato sul mare più bello, il nostro. Quello che da Sibari si allunga elegantemente fino all’ultimo metro della costa ionica reggina. Con due soste prima della festosa occupazione del Parco della Biodiversità, che in serata avrebbe sciolto il raduno, promettendosi appuntamento per l’anno a venire nello stesso mese, qui a Catanzaro. La prima sosta, in piazza Prefettura, meglio dell’Immacolata. Liberata da auto e ingombri di cose inutili, la piazza è stata un largo palcoscenico di canti e di balli, scatenati dal famoso gruppo folk “ I Strinari” e acceso dalle musiche dei fratelli Bressi e dei compagni d’avventura. La seconda sosta, sulla magnifica terrazza del San Giovanni, la terrazza di Catanzaro e del Comune, che in futuro andrebbe meglio utilizzata e valorizzata, come, tra l’altro, teatro all’aperto per le migliori rappresentazioni artistiche. In particolare, quelle riguardanti il vasto mondo della cultura popolare, quale ad esempio, il Festival della musica popolare o dei cantastorie, che la nostra Francesca Prestia ha organizzato per la prima volta l’ultimo anno pre-pandemia. Qui, da brillante ospite, il nostro Giangurgolo ha presentato le maschere, offerto l il microfono per testimoniare il loro piacere di essere nella nostra Città e di dire che ci torneranno anche in vacanza, ché Catanzaro è bella. La Calabria è bella. A dirlo, e bene, sono stati due uomini importanti, che hanno parlato di Catanzaro, da due postazioni diverse ma dicendo le stesse cose, il Sindaco e Mario Mauro, intellettuale umile, profondo conoscitore della storia della Città. “ Catanzaro è accogliente, umile e buona. Creativa e artistica. È luogo della fratellanza fra i popoli. Lo è per la sua storia millenaria, durante la quale ha dimostrato, operativamente e coraggiosamente, e con il fiume di sangue versato, questi valori. Specialmente, quelli dell’autonomia e della difesa della Libertà.” Ecco, il mio grazie aggiuntivo a Giangurgolo, la maschera di Catanzaro, si rafforza anche di questa decisa affermazione. La quale, se fosse, e presto, assunta come consapevolezza collettiva, potrà diventare l’inizio della rinascita di una realtà, che per quei principi in essa radicati, può rappresentare davvero la guida della Calabria, terra dell’accoglienza e della pace. Regione dell’Europa, che si apre, con rinnovato amore, a tutta la vita che si trova al di là del Mediterraneo, il mare nostro. Il mare anche nostro.
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