Franco Cimino: “Oh Calabria che ti arrendi allo straniero, fuori e dentro di te!”

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images Franco Cimino: “Oh Calabria che ti arrendi allo straniero, fuori e dentro di te!”
Franco Cimino
  07 novembre 2020 17:37

di FRANCO CIMINO

Uno dei più gravi problemi dei calabresi, quello che li porta prima a disperarsi e poi a rassegnarsi, è la sensazione-certezza di essere assediati. Come gli indiani d’America dai bianchi, i potenti “ visi pallidi”, anche loro dallo “straniero occupante”. Con una sola non trascurabile differenza. Anzi, due. Gli indiani non lo accettarono mai. I nemici li combatterono, corpo a corpo, viso a viso, anche nella enorme disparità di mezzi offensivi( per loro difensivi). Non abbandonarono mai il campo di battaglia costruito dagli altri, né mai si arresero al nemico. Neppure i territori sottrati loro, pur vedendoli trasformare in enormi città, hanno mai considerato perduti.

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Ancora oggi, una rappresentanza di ciò che resta di quelle minoranza, scende dai “ ghetti” per rivendicare simbolicamente le terre rubategli. L’altra differenza, è che per noi il nemico non è uno solo. Ma tanti i poteri dietro i quali si nasconde gente senza scrupoli e cultura, che insegue solo il proprio tornaconto personale. Il più nobile, dentro questa gente, è colui il quale, dietro un piccolo potere, rappresenta uomini di lui più potenti e interessi più grandi del suo “ stipendiale”. Oppure, coloro che si sentono protetti da quel notabile di turno, che, in cambio del promesso, non sempre mantenuto, piccolo favore, chiede non solo il voto al buio, ma una sorta di delega in bianco per fare ciò che vuole. Anche servire “ i visi pallidi”, che da fuori assediano il nostro villaggio.

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In estrema sintesi, i diversi poteri vogliono una Calabria povera e rassegnata, arretrata. E isolata, perciò lontana anche fisicamente dal mondo. Allontanata vieppiù da tutti loro. E non perché la temano o disturberebbe gli equilibri economico-politici nazionali ed europei, ma semplicemente perché possono utilizzarla come area di parcheggio di clienti e affini. E di consumo, ad uso personale o correntizio, di risorse pubbliche. Ovvero, per l’addestramento o occultamento di segrete consorterie, di mafie diversificate e criminalità di ogni genere. Specialmente, se racchiusa nei più classici doppiopetto grigio.

Se così non fosse, e non da ieri, non si capirebbe perché da Roma e da Milano ci inviano di tutto, tranne che i sostegni, competenti e sinceri, per aiutarci a crescere, al più presto uscendo dalle diverse molteplici emergenze che ci assalgono con la stessa forza di quei “ visi pallidi”, opportunisti e profittatori, che si muovono con la sensibilità dello sciacallo.

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Se non fosse così, non si capirebbero altre due cose: il perché della permanenza al potere locale della stessa gente, che pur cambiando colore della divisa, mantiene lo stessa insipienza rispetto ai problemi, la stessa arroganza verso i cittadini, lo stesso disprezzo verso le istituzioni, spesso concepite come una cosa propria da utilizzare ad uso e consumo personale; il perché si voti sempre allo stesso modo e con la stessa motivazione “ dello scambio” di interessi. Quel modo che consente la perpetuazione di un deprecabile “ a-sistema” di governo della cosa pubblica.

Pertanto, sul voto a-responsabile nessuno si senta escluso da quando la Calabria, anche elettoralmente, si divide in due parti uguali, o quasi per la crescente prevalenza della seconda. La parte, cioè, che non va a votare perché tutto fa schifo e “sù tutt’i stessi”. Tutte queste persone, come quelle che restano sempre a casa perché la “politica è una cosa sporca” e “ ma sa fannu idhri, sta manica e ladrhi “ , non fanno altro che aiutare quanti vogliono restare i protagonisti assoluti dello status quo.

Proprio ieri dicevo a un caro amico, avvocato intellettuale e poeta, cittadino onestissimo, che in una terra che non ha fatto le rivoluzioni, e mai le farà, le silenziose rivoluzioni si possono fare nelle urne. Basta che la prima consenta un piccolissimo cambiamento. Si pensi alle elezione. Basterebbero quelle anche di poche persone perbene per rispondere positivamente a quel vecchio, anche questo interessato, modo di dire, autoassolutorio anche questo:” chi ci va a fare chidrhu sulu là dintrhu ca su mangianu”.

Non è così, non può essere così. Ogni lista, da sempre, anche la più brutta, si copre necessariamente con qualche volto pulito, pure bello se è donna libera. Se lo si andasse a cercare e lo si votasse “ gratis et amore Dei”, il risultato su un singolo seggio sarebbe doppio: la persona perbene occupa il posto per se stesso e quello che sarebbe andato alla persona permale. Non è così che si può partire, invece che riprendere, casualmente, a urlare col proprio fiato a spegnere rapidamente il fuoco di paglia che ci hanno fatto accendere per rilassarci un po’?

A proposito, tra poco si vota. Una quarantina, o poco più, di aspiranti consiglieri vorrebbero si votasse subito subito, il tempo di allestire i seggi. Magari, quando i calabresi, pure spaventati, sono chiusi in casa dal Covi e, al massimo, parecchi di loro, aspirano alla libertà del Natale. Indovinate perché farebbe bene votare subito subito?

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