di FRANCO CIMINO
Non c’era bisogno del Report di lunedì sera per capirlo, Giulio Regeni, la sua tragica fine, è ostaggio di un pessimo rapporto tra uno Stato democratico, l’Italia, e un logoro regime dittatoriale, l’Egitto, che vorrebbe ancora primeggiare con la forza in tutta quell’area che dall’Africa muove verso il Medio Oriente. In questo rapporto volgare nuotano i peggiori affari che una Democrazia, come la nostra, che ripudia dall’interno della sua Costituzione la guerra, intesse con un Paese che la guerra sceglie per affermare la sua esistenza. La guerra come cultura della forza e come unico strumento per la soluzione dei conflitti. Forza, volta usata per difendersi dai nemici esterni, un’altra per aggredire le regioni da sottomettere. E sempre, nei confronti dei “ nemici” interni, gli oppositori del regime. Non c’era bisogno di Report, quindi, per capirlo, anche se Rai Tre quel report l’ha anche ben confezionato, per mano di un coraggioso Riccardo Iacona.
La documentazione, ampia e veritiera, offerta dei notevoli interessi che ruotano attorno alle due diplomazie, diciamo, non fa sconti a nessuno e chiaramente inchioda l’Italia alle sue molteplici responsabilità. Alcune mi viene spontaneo elencarle in questa riflessione dolorosa. La responsabilità di vendere armi a un regime autoritario che nega e viola i diritti umani. . Le vende, contrariamente al dettato costituzionale e alla legge specifica che lo vieta espressamente, con ciò rivelandosi, l’Italia, un paese che trasgredisce la sua stessa legge e offende la sua stessa Costituzione.
Un fatto, questo, che assume una valenza così pesante sul piano morale da indurre, diseducativamente, tutti i cittadini a violare le norme che regolano anche la normale convivenza. È questa una prima responsabilità. Sacrificare un ragazzo, e un ragazzo italiano, la sua vita e chiudere gli occhi sull’orrenda fine di questa e “ giochicchiare” sull’accertamento delle responsabilità che l’hanno massacrata( non solo sugli esecutori materiali, ché si cadrebbe nel ridicolo), sull’altare della real politik, come si diceva una volta, fatto assai inquietante, è la seconda responsabilità. Farsi prendere in giro con la farsa architettata da un regime di quattro soldi, che non risponde neppure alle normali richieste dei magistrati italiani, è la terza responsabilità, una di quelle che fa sentire una certa vergogna di essere italiani fuori dai nostri confini. Scambiare verità con gli affari, il dolore di una famiglia e della nazione che l’ha condiviso, con una commessa di tre miliardi in navi ed aerei militari, cosa che contrasta con la stessa cultura d’ispirazione cristiana su cui è cresciuto il popolo italiano, è la quarta responsabilità.
E ancora potremmo elencarne di eguale pesantezza. Preferiamo fermarci. Gli italiani sono intelligenti. Hanno capito bene tutto del vile mercato di una politica internazionale, la nostra, in cui l’Italia ha anche perso il suo antico prestigio. Quel prestigio che l’ha resa forte e rispettata in tutto il mondo. Gli italiani hanno “ sentito” la verità sin dal primo giorno in cui il “ nostro “ ragazzo è sparito , per non dire di quando e di come è stato ritrovato. Vorrei dire “ fatto ritrovare”, quale provocazione ai paesi democratici, una minaccia all’Italia, un’offesa all’Europa! Ma gli italiani siamo ( tranne pochi, io tra questi) rimasti in silenzio, ovvero passivamente ad aspettare che i nostri ultimi governi facessero quello che non solo non hanno il coraggio di fare, ma che per la propria incapacità non sanno fare. Fosse accaduto a un cittadino americano, avremmo visto altro che il Vietnam! (per dire della guerra sporca, pensate un po’). Ma il tempo della dignità non è ancora finito. L’Italia compia un atto di coraggio e di onore, richiami l’ambasciatore, sospenda le relazioni diplomatiche con l’Egitto e i contratti economici in essere, cancelli quelli della vendita di armamenti e chiami tutta intera l’Europa a un gesto unitario che contenga, per ogni singolo Stato dell’Unione europea, le stesse obbligazione per le loro competenze. Il dramma di Giulio sia l’occasione per iniziare ad operare come Europa in campo internazionale.
La Commissione Europea, che è il governo possibile dell’Europa, questa finora realizzata, ha un suo responsabile della politica estera. Faccia lui, accompagnato dal nostro ministro, tutte le iniziative più severe nei confronti del governo egiziano, il vero assassino del nostro Regeni. Nostro, in quanto giovane europeo. Questa fatica per la difesa della Civiltà e della Democrazia, sarà meno pesante se a compierla saremo in tanti. A partire da noi italiani, che dovremmo riempiere, non appena possibile, tutte le piazze italiane, al grido di “ Giulio rivivrà nella Giustizia.” E non sarà ucciso due volte. No, non può. Se ciò accadesse, la seconda volta l’avremmo ucciso noi. E chi, dei nostri figli, per cent’anni ancora ce lo potrà perdonare?
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