Franco Cimino: "Zona rossa per noi, tra vittimismo della politica e irresponsabilità generalizzata"

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images Franco Cimino: "Zona rossa per noi, tra vittimismo della politica e irresponsabilità generalizzata"
Franco Cimino
  04 novembre 2020 22:50

di FRANCO CIMINO

Scrivere al Presidente della Repubblica per chiedergli di evitare che la Calabria sia inserita nell’elenco delle zone rosse, pur potendo condividere “orgogliosamente”( sic!) questo prestigioso primato con le regioni più forti d’Italia( pensate, tutte del Nord! E pensate meglio, la Lombardia, il Piemonte, la Liguria, la Valle D’Aosta) può significare di certo, una delle seguenti tre cose, tutt’e tre insieme, o qualcuna di più. Bisogno di esternare una certa teatralità per l’incontenibile spinta a porsi al centro del palcoscenico, la prima. Non avere strategie efficaci, o non averne affatto, per contrastare il virus che ci assale, pur se con una cattiveria minore che altrove, la seconda. Partecipare, con solide ambizioni di successo, alla vecchia stupida gare dello scaricabarile, la terza.

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Ci fermiamo? Sì, fermiamoci, la situazione è drammatica in tutta Italia e non è consentito ironizzare su nulla. Neppure accendere nuovi focolai di tensione. Tuttavia, una domanda, davvero, sorge spontanea e preoccupa alquanto: era proprio opportuno coprire ancora di ridicolo la nostra regione? Dopo le tante brutte figure accumulate, senza interruzione, in questi ultimi anni, c’era bisogno di aggiungervi questa della richiesta al Presidente di salvarci? E da chi? Dal nemico? E chi è il nemico, quello di sempre? Chi trascura la Calabria e la usa come piccola colonia, a cui concedere solo la misera gratificazione di consumare nei “consumi” risorse trasmesse e indirette, di tipo assistenzialistico o di antica rimessa postale? E il nemico odierno, chi è, il Covid? Classificare la regione “zona rossa” per sottoporla a misure più rigorose che le evitino il peggio, a quale complotto deve essere attribuito? E chi le vuole tanto male o la teme così duramente da ucciderle la fiorente economia? Nascondere il nostro vero pericolo, il più profondo e totale dei pericoli, nel quale eccelle quello per la vita umana, nelle pieghe di un bieco interesse elettoralistico, è cinismo della peggiore specie. Fare campagna elettorale( e qui ci metto anche il silenzio strumentale di chi sta a guardare dove vanno a sbattere i diversi governi nelle crisi) su una delle più grandi tragedie calabresi, nazionali e mondiali, pesante quanto una vera guerra planetaria, fa davvero temere che si stia perdendo quel che del sentire umano resta ancora dentro la politica e chi la pratica come fango da impastare.

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Chi si rivolge per chiedere assurda protezione alla più alta carica della Stato, o di fronte ad essa resta in silenzio, non solo non conosce né la funzione politica né il ruolo costituzionale della stessa, ma non ha, volutamente o ignorantemente, compreso il significato delle sue ricorrenti ultime “ esternazioni”. Sergio Mattarella, con Francesco l’amico più sincero degli italiani, implora tutti a impegnarci per l’unità del Paese in questo momento cruciale, ad essere seri e sinceri. Ci invita a superare gli egoismi di ogni genere e ad affratellarci nello spirito di Nazione e d’Europa. Ci sprona ad avere fiducia che insieme supereremo questa dura prova per la salvezza della vita. Quella umana, delle popolazioni, del Progresso, della Civiltà.

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Ci dice di più. Una cosa che pochi ci dicono, mai ci diciamo e mai vorremmo ci venisse detta: assumersi, ciascuno nella propria sfera individuale e sociale, la più piena responsabilità. Di fronte a se stessi e al Paese. Di più, di fronte ai nostri figli, ché tutti siamo, al di là dell’anagrafe, padri e madri di chi cammina nell’avvenire. In Calabria prendiamoci tutte le nostre. E scendiamo a fare battaglia comune contro i due nemici di ieri e di oggi: l’indolenza, il menefreghismo, di tanti calabresi, l’irresponsabilità e l’incompetenza della classe politica e dirigente tutta, quelli di ieri; il Covid, oggi. Ma, con onestà dobbiamo riconoscere che se il nemico di oggi è più pericoloso che altrove è per colpa dei nemici di sempre. Se la Calabria, invece che aprire tutte le sue le porte all’estate più liberata e alle più raffinate esercitazioni sull’effimero, nel quale ha gettato molti soldi, si fosse dedicata a rafforzare il suo debole sistema sanitario, realizzando le opere e gli spazi necessari per affrontare il ritorno, da noi anche piccolo, del maledetto virus, oggi non staremmo a tremare per quanti non troveranno già posto negli ospedali. Ovvero, ad addolorarci per quanti stanno soffrendo le pene di questa malattia e piangere per coloro che non ce l’hanno fatta e non ce la faranno.

Non staremmo, soprattutto, diciamolo senza vergogna, a pregare affinché noi, singolarmente o uno dei nostri cari, non si sia chiamati da quella febbre alta, quella tosse secca, quel sentirsi senza alcuna forza o mancare il respiro dopo aver perso il gusto e l’olfatto, costretti a chiamare l’ambulanza. E a pregare che venga presto e che l’ospedale subito ci prenda in consegna, e nessuno medico o infermiere si disperi, urlando, per per il fatto di non trovare un letto per uno di noi. Ché morire così, non è giusto. Separarci dai nostri cari solo perché non ci siamo preoccupati, o chi per noi avrebbe dovuto preoccuparsi e non l’ha fatto, questa sì è una congiura contro la nostra terra. Una congiura della irresponsabilità applicata a una pessima concezione morale della vita umana. Litigare o scaricare le proprie responsabilità, una persona con l’altra, un potere con l’altro, oggi, o ergersi a difensori dell’economia e del lavoro quando il lavoro non abbiamo tutelato e creato, dinnanzi a tanta sofferenza è cosa incommentabile. Non trova parole neppure sfogliando per intero il vocabolario.

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