"Fraternità" come rimedio alla globalizzazione dell'indifferenza, il nuovo libro di monsignor Bertolone

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  29 agosto 2019 08:19

di PAOLO CRISTOFARO

Quasi una chiacchierata informale, ma capace di toccare temi alti come i rapporti sociali, la vita, la fede. Le scorrevoli ma intense pagine di “Fraternità”, l’ultima fatica letteraria (Edizioni Istante) di Monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro - Squillace nonchè Presidente della Conferenza episcopale calabra, sono uno sguardo a latere sulle sorti della “società globale”, dove – come sottolinea l’arcivescovo dell’arcidiocesi Catanzaro-Squillace– si rischia di accentuare, più che lo scambio di idee e di culture, la globalizzazione dell’indifferenza. Un volume che fa riflettere sui legami tra gli uomini, sulla concezione del mondo e della società come comunità di fratelli e non come villaggio dei singoli.

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Puntare al potere e a funzionalizzare qualunque aspetto della realtà – dinamiche troppo spesso evidenti – significa penalizzare gli altri e chiudersi in sé stessi. In quell’individualismo spinto che altro non è se non l’effetto. Per raggiungere il potere bisogna spesso calpestare il prossimo e per puntare a funzionalizzare tutto, a schematizzare tutto, si perde il senso stesso della civiltà e dell’umanità. L’arcivescovo arriva a questa pragmatica disamina partendo dalle radici più profonde del termine “fraternità”. Monsignor Bertolone ne traccia l’impiego nella storia, nei gruppi sociali e religiosi, nelle organizzazioni politiche e anche in quelle criminali, che spesso hanno abusato di un termine che non vuole significare “esclusione e apertura a pochi”, ma “inclusione e apertura a tutti”.

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La fraternità cristiana ha dimostrato di aver aperto le porte anche ai nemici. L’ultimo libro dato alle stampe di Bertolone non tenta di farci puntare al raggiungimento di un obiettivo nuovo, di una fraternità da costruire ex novo, di un nuovo modo di vivere e di vedere le cose, ma vuole, probabilmente, farci riflettere su un legame con l’altro, con gli altri, che è insito in ognuno di noi, che è innato, che esiste già, che non va scoperto e coltivato, ma riscoperto e fatto nostro. E in questa riscoperta del legame fraterno che ci unisce tutti, anche l’informazione potrebbe rivestire un ruolo essenziale, cercando non di dividere – come spesso accade – ma di far conoscere meglio l’altro, perché solo conoscendoci, solo confrontandoci, solo riscoprendoci fratelli possiamo rimanere umani nell’era delle distanze accorciate, ma dei cuori distanti.

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