di STEFANIA PAPALEO
Frode sportiva, tutti a giudizio. L’accusa formulata dal sostituto procuratore, Chiara Reale, a carico dell'ex patron giallorosso, Giuseppe Cosentino, dell’ex direttore sportivo della Catanzaro calcio, Armando Ortoli, dell’ex calciatore giallorosso, Andrea Russotto, dell’ex presidente dell’Avellino, Walter Taccone, e del direttore sportivo, Vincenzo Di Vito, tiene davanti al gup, Francesca Pizii. Il processo per i cinque imputati inizierà il 19 febbraio del prossimo anno davanti al giudice monocratico, Matteo Ferrante. E sarà in quella data che si ritornerà a parlare della presunta combina commessa per un pareggio in relazione ad una partita di calcio della Lega Pro prima divisione girone “B” del campionato disputata dal Catanzaro contro l’Avellino nella stagione 2012/2013. Ad affiancarli nella difesa ci saranno gli avvocati Sabrina Rondinelli, Domenico Infantino, Domenico Russi e Innocenzo Massaro, che, fin dall’inizio, si sono battuti contro l'impianto accusatorio messo su dalla Procura, forti anche della sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale federale di Roma in relazione agli stessi fatti contestati.
Tuttavia, la loro tesi ha dovuto lasciare il passo davanti a quella ribadita in aula dal magistrato di Catanzaro, sulla cui scrivania era finito il procedimento che ruotava intorno alle presunte irregolarità commesse al fine di consentire al Catanzaro di non ritrovarsi ai play out e all'Avellino di raggiungere la promozione nella serie superiore. Accuse venute fuori da un’inchiesta più ampia – nome in codice “Money gate” - della Procura della Repubblica di Palmi, sfociata a maggio del 2017 in un blitz a carico di una presunta associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata a riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro.
Da lì il capitolo sul presunto tentativo di aggiustamento peraltro andato male (la partita era stata vinta dall'Avellino) “per avere, in concorso materiale e morale tra loro, compiuto atti fraudolenti consistiti nel concordare il risultato finale della partita di calcio della Lega Pro Prima divisione girone B tra le squadre Catanzaro e Avellino – disputata in data 5 maggio del 2013 – in un pareggio al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione. In particolare il risultato concordato di pareggio tra le due squadre avrebbe consentito al Catanzaro di non ritrovarsi nella fase playout per la retrocessione e all’Avellino di raggiungere la promozione alla serie superiore. Tale risultato non raggiunto – si legge ancora nel capo d’imputazione – per il mancato rispetto degli accordi da parte della società calcistica dell’Avellino che, a seguito della vittoria del Perugia, per non correre il rischio di non raggiungere la promozione alla Serie B, si è aggiudicato la partita con il risultato di una a zero - nonostante il calciatore Russotto del Catanzaro avesse deliberatamente fallito due chiare occasioni per segnare il gol del vantaggio – ha comunque consentito ad entrambe le società di raggiungere gli obiettivi di campionato per i risultati negativi delle concorrenti del Catanzaro calcio”.
Niente di tutto ciò sarebbe accaduto per imputati e legali, che ora si preparano a ribaltare la versione dei fatti al processo che inizierà a febbraio in tribunale.
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