Furriolo: "Guido Rhodio e la nostalgia della Democrazia Cristiana"

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Marcello Furriolo
  10 settembre 2023 12:37

di MARCELLO FURRIOLO

Non capita sovente, specie di questi tempi, che un uomo politico si identifichi totalmente con un partito e con un territorio. Fino a rappresentarne in modo indissolubile l’anima e i sogni.

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Quest’Uomo si chiama Guido Rhodio, ultimo Presidente democristiano della Giunta regionale della Calabria, dopo una lunga parentesi di Presidenti socialisti. La sua storia personale è un pezzo importante della storia della Democrazia Cristiana e della Calabria. Ma anche del suo paese natale Squillace, condivisa a lungo e con amore con l’indimenticabile Guido Mantella.

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Rhodio è stato Presidente fino al 1994, anno in cui Mino Martinazzoli decretò la fine del Partito di Sturzo, De Gasperi e Moro. Mentre nel 1992 era stato eletto alla guida della prima giunta di centrosinistra composta da DC, PDS, PSI, PRI, ben presto travolta dalla furia iconoclasta di Tangentopoli e sostituita nel 1993 da una giunta da lui guidata e composta da DC, PSI, PSDI. Sono gli anni controversi e drammatici dell’agonia della Prima Repubblica e Guido Rhodio li interpreta, senza clamori e demagogia, con sofferto orgoglio e dignità e con profondo spirito di servizio, in una fase politicamente confusa e precaria,  in cui la regione si dibatte con difficoltà nello sforzo per affermare la sua specificità, ma anche il suo diritto alla pari dignità con il resto del paese.

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L’agire politico e umano si intreccia in maniera assoluta nella vita di Guido Rhodio ed evoca in modo emblematico l’ideologia e l’etica della cultura e della prassi della Democrazia Cristiana. Il valore della persona umana, la solidarietà, la giustizia sociale, l’amore per la libertà e la democrazia, il localismo popolare, il cattolicesimo militante in una visione autenticamente laica, il confronto e il dialogo ricercato con tenacia e moderazione. La prudenza evangelica che si accompagna sempre all’intelligenza dei fatti e delle ragioni degli altri.

Recentemente Agazio Loiero, con ampio risalto su queste colonne, si interrogava se oggi ci sia una sorta di nostalgia della Democrazia Cristiana. Per la verità l’articolo, a mio parere, non dava una risposta univoca all’interrogativo, specie se non ci si intende su cosa è la “nostalgia”. Per Loiero “ questo sentimento, come mi capita spesso di ricordare ad alcuni amici, affetti da questo male oscuro, è controverso. Sull’onda dei ricordi spesso addolciti dal tempo e da una memoria accondiscendente, gli eventi appaiono, a distanza di decenni, quasi sempre radiosi. Ma nella realtà non sono stati sempre così.”

Questa si chiama “nostalgia” secondo l’amico Agazio. Un pò poco, per la verità. Anche perchè si tratta di un tema assai affascinante e complesso, dalle mille sottigliezze e sfumature, ma sopratutto dalle mille insidie. Che hanno costituito oggetto di discussione e di riflessione ai più vari livelli. Qualche tempo addietro affrontai con Filippo Veltri una intrigantissima discussione sul tema, che Filippo sintetizzava con l’espressione colorita e canterina “Nostalgia canaglia” ( per altro all’epoca ignoravamo la grande amicizia di Agazio con Al Bano) per indicare una sorta di debolezza dell’io che si autopromuove e si consola attraverso il riannodare i fili della ragione con le maglie del ricordo. Che non è la memoria. E perciò può giocare brutti scherzi. Può essere fuorviante. Con Filippo ci scambiammo puntute riflessioni scomodando perfino il grande Zygmunt Bauman, l’ispiratore della “Modernità liquida” e la sua “Retrotopia”, come “desiderio struggente di continuità in un mondo frammentato” . Ma è evidente che non è di questo che voleva parlare Loiero a proposito della Democrazia Cristiana. Nè tanto meno si riferiva allo straordinario romanzo di Ermanno Rea, da cui è stato tratto un coinvolgente film da Mario Martone, dal titolo appunto “Nostalgia” con Pier Francesco Favino, in cui il sentimento struggente di nostalgia per la propria città e per i propri affetti può accompagnare in modo inesorabile fino alla morte, ricercata per mano di un amico che si ritiene tradito. Altro che nostalgia canaglia.

Loiero è un politico di lungo corso, attento come pochi alle dinamiche della politica e, quindi, bolla come frutto di nostalgia il richiamo di quanti, per lo più ex democristiani, di fronte allo sfascio e al nichilismo politico odierno, rivolgono il pensiero al cinquantennio democristiano. In verità si tratta del tentativo di personaggi di secondo piano, che in questi anni si sono divise le spoglie materiali della DC, non solo il glorioso Scudo Crociato, tentando di dare nuovo spazio alle fallimentari esperienze di tutte le sigle utilizzate per garantirsi posti in Parlamento e nel sottogoverno. Uno scenario abbastanza modesto, stigmatizzato da un politico come Cirino Pomicino, che quegli anni li ha vissuti da protagonista accanto a Giulio Andreotti e che non manca di richiamare il comportamento di uomini come “ Casini, Rotondi, Lupi, Cesa, Castagnetti, Martinazzoli, Mastella e tanti altri ancora che hanno smarrito ciò che la DC aveva insegnato”.

Allora è chiaro che non è di questa Democrazia Cristiana che si può avere nostalgiaTutt’altro.

Ma sappiamo che la storia della DC, brutalmente deliberata il 26 luglio 1993 con un voto frettoloso e pavido di 500 iscritti scelti appositamente per compiere il doloroso misfatto, concluso il 18 gennaio 1994, è la storia di milioni di italiani che si sono identificati in un grande Partito, che ha assicurato a questo Paese libertà, giustizia e democrazia contro ogni forma di totalitarismo e di populismo.

Valori e principi a cui ha dedicato l’ impegno di una vita Guido Rhodio.

Ben conoscendo l’amico Agazio Loiero sono convinto che anche lui ha un sentimento di “nostalgia” per quel Partito e per quegli Uomini.

Specie oggi che avvertiamo il vuoto dolente lasciato da persone come Guido Rhodio, che dei valori fondanti e della lezione della Democrazia Cristiana ha fatto la propria religione.

La religione del nostro tempo. 

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