di EDOARDO CORASANITI
Sono in 12 in totale le persone che il 24 giugno dovranno comparire davanti al Gup di Catanzaro con l’accusa di falso e truffa nell’ambito dell’indagine “Gettonopoli”, il caso giudiziario che a dicembre 2019 ha investito Palazzo de Nobili e che ha spedito il capoluogo all'attenzione dei media nazionali. Al centro dell'inchiesta, i gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali durante le commissioni consiliari nel periodo che va da novembre a dicembre del 2018 e assunzioni fittizie.
Nuovo capitolo, dunque. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per 12: tra di loro, i consiglieri comunale di Catanzaro Giovanni Merante, Libero Notarangelo (dimesso), Andrea Amendola, Enrico Consolante, Sergio Costanzo, Tommaso Brutto (dimesso), Antonio Triffiletti.
Ma anche per Antonio Amendola (in concorso con Andrea Amendola), Carmelo Coluccio e Musielak Elzibieta (in concorso con Tommaso Brutto), Salvatore Larosa (in concorso con Sergio Costanzo), Sabrina Scarfone (in concorso con Enrico Consolante)
Nel collegio difensivo, gli avvocati Gregorio Viscomi, Giuseppe Pitaro, Adolfo Larussa, Antonio Ludovico, Antonio Lomonaco, Luca De Munda, Flavio Pirrò, Gemma Alfieri,
Il meccanismo contestato dalle accuse per la truffa. L’azienda chiede al Comune di essere pagata perché il consigliere ha dovuto svolgere mansioni istituzionali invece della normale attività lavorativa. Il dipendente dimostra di essersi dedicato all’Ente pubblico e la ditta presenta al Comune (in questo) caso la fattura a titolo di rimborso. Dunque, i consiglieri comunali accusati di truffa aggravata per questo capo di imputazione non avrebbero svolto le professioni indicate ma avrebbero ricevuto ugualmente il rimborso (per Brutto 103mila euro, Amendola 46mila; Consolante 23mila; Costanzo 78mila).
Mentre Merante e Notarangelo appartengono esclusivamente al filone relativo ai gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali durante le commissioni consiliari. Secondo le contestazioni, si sarebbero messi d’accordo per far risultare nei verbali riunioni in realtà svolte in modo fittizio, o presenze “saltuarie” (una firma e via) giusto per accaparrarsi il gettone di presenza.
Per lo stesso troncone, il pm Pasquale Mandolfino ha chiesto l’archiviazione per Gianmichele Bosco (difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Mariantonietta Iorfida) Nicola Fiorita (difeso dall'avvocato Danilo Iannello), Eugenio Riccio (difeso dall'avvocato Antonio Lomonaco) e Demetrio Battaglia (difeso dall'avvocato Amedeo Bianco).
Chiesta invece l’archiviazione per tenuità del fatto per i consiglieri comunali Roberta Gallo, Francesco Gironda, Cristina Rotundo, Fabio Talarico, Agazio Praticò, Filippo Mancuso, Antonio Ursino, Luigi Levato, Francesca Carlotta Celi, Fabio Celia (dimesso), Antonio Angotti, Antonio Mirarchi, Manuela Costanzo, Rosario Lostumbo, Giulia Procopi, Rosario Mancuso, Lorenzo Costa, Giuseppe Pisano.
CHE COS’È LA TENUITÀ DEL FATTO: Introdotto nel 2015, è una clausola di esenzione dalla pena, applicabile entro il limite esterno dato dalla pena edittale massima dei cinque anni di detenzione. L’offesa deve risultare di particolare tenuità ed il comportamento non deve essere abituale. L’articolo 131-bis evidenzia in sostanza la sussistenza di un reato, ma che risulti non meritevole di punibilità a causa dello scarso disvalore che lo contrassegna. Inoltre, gli indagati hanno risarcito (riparato) la porte offesa: il Comune.
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