di EDOARDO CORASANITI
Tutto come previsto e come richiesto dalla Procura di Catanzaro: con un provvedimento di ieri, il giudice delle indagini preliminari, Teresa Guerrieri, ha definitivamente archiviato le accuse nei confronti di Eugenio Riccio (difeso dall'avvocato Antonio Lomonaco), Gianmichele Bosco (difeso dall'avvocato Sergio Rotundo e e Mariantonietta Iorfida), Nicola Fiorita (difeso dall'avvocato Danilo Iannello) e Demetrio Battaglia (difeso dall'avvocato Amedeo Bianco), indagati nell’ambito dell’indagine “Gettonopoli”, il caso giudiziario che a dicembre 2019 ha investito Palazzo de Nobili e che ha spedito il capoluogo all'attenzione dei media nazionali. Al centro di questo filone, i gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali durante le commissioni consiliari nel periodo che va da novembre a dicembre del 2018 e assunzioni fittizie. Per 18 indagati la Procura procede verso l'archiviazione per tenuità del fatto (LEGGI QUI), mentre per 12 indagati l'udienza preliminare inizierà il 24 giugno (LEGGI QUI). Il secondo filone (e che riguarda i consiglieri comunali Tommaso Brutto, Andrea Amendola, Enrico Consolante, Sergio Costanzo) è invece collegato alla questione più delicata dei rimborsi alle ditte private. L’azienda chiede al Comune di essere pagato perché il consigliere ha dovuto svolgere mansioni istituzionali invece della normale attività lavorativa. Il dipendente dimostra di essersi dedicato all’Ente pubblico e la ditta presenta al Comune (in questo) caso la fattura a titolo di rimborso.
Oltre a sposare quanto sostenuto dal pubblico ministero Pasquale Mandolfino nella richiesta di archiviazione (LEGGI QUI), il gip mette nero su bianco che per Bosco, Fiorita, Battaglia, Riccio, ormai ex indagati, "si sottoponevano ad interrogatorio e depositavano documentazione difensiva dal cui esame, analiticamente esposto in sede di richiesta, è derivata una plausibile ricostruzione alternative delle vicende, residuando solo marginali irregolarità".
Gettonopoli. Ecco perché la Procura vuole l'archiviazione per Bosco, Fiorita, Riccio e Battaglia
Si chiude dunque un troncone di una vicenda giudiziaria che ha animato anche le arene televisive più rumorose, moralizzatrici e frettolose nell'attribuire responsabilità penali. Come accade spesso, il processo mediatico è stato sconfitto dall'unica, vera, sede per l'individuazione dei reati: il tribunale.
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