Giallo Torregrossa, spunta una pista. Ma poi la speranza svanisce

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La sorella di Torregrossa
  18 settembre 2019 23:24

di TERESA ALOI

Lo avrebbe visto nella stazione ferroviaria di Tropea due settimane fa. Alle telecamere di "Chi l'ha visto", Stefano, un giovane dall'accento straniero,  racconta di aver riconosciuto Massimo Torregrossa, il cinquantunenne, originario di Aversa,  ma residente da tempo a Catanzaro, dove lavora come operatore impiegato negli uffici amministrativi di Fondazione Betania,  scomparso da casa il 13 agosto scorso. 

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 "Aveva un pantaloncino nero, una  maglietta verde, i  capelli bianchi e un graffio al braccio".  Lui   è convinto che sia l'uomo andato via da casa da più di un mese. Un barlume di speranza. Una traccia. Ma quando il giovane racconta di quel graffio che, secondo il racconto dell'uomo, gli avrebbe procurato il figlio o il nipote, tutto svanisce. Massimo non ha nè figli, nè nipoti. 

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E, allora, l'angoscia della sorella Stefania, che ripercorre la vita del fratello in poco più di 12 minuti di trasmissione,  cresce. L'appello, se possibile, è ancora più disperato. Mentre scorrono le immagini di Massimo al pianoforte, Massimo che canta al coro, Massimo in missione, in Canada, a Londra, Stefania piange. E lo implora di mandarle un messaggio. Così come fa il suo caro amico don Francesco.  Solo per far sapere ai suoi cari  che sta bene. Che è vivo.    

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L'ultima volta che la famiglia ha visto  Massimo era luglio. Lui era tornato a casa per rivivere la sua infanzia. Si spiegano così quelle foto scattate davanti al portone della casa che gli ha dato i natali, davanti alla chiesa, dedicata a Sant'Antonio,  dove Massimo ha celebrato la sua prima messa. Lì, dove è nata la sua vocazione 

"Tutti eravamo orgogliosi di lui - racconta Stefania - e anche quando Massimo ci ha detto che  si era innamorato, noi abbiamo appoggiato la sua scelta di abbandonare il  sacerdozio".   

L'amore, già, per la moglie. Poi, lo spettro della separazione. Il resto è storia di oggi. 

La speranza è che sia da qualche parte. Per trovare quella pace che si merita. Magari in un convento (LEGGI QUI), come spera la sorella suor Barbara, rientrata da Messina per stare accanto alla sua famiglia. 

 

 

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