Giornata internazionale dell'infanzia. Marino (Vitambiente): "La povertà educativa è l’emergenza da affrontare"

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Le baby Guardie ambientali di Vitambiente
  20 novembre 2020 14:55

"Oggi ricorre la Gionata internazionale dell’adolescenza e dell’infanzia, per noi di Vitambiente è un giorno importante, l’attività sociale si sviluppa e si dipana anche tramite le baby Guardie ambientali, un progetto educativo di inclusione sociale ed educativa che prevede azioni di prevenzione della dispersione scolastica nel territorio regionale".

Così, Pietro Marino, presidente del movimento nazionale Vitambiente per la giornata internazionale dell'infanzia e adolescenza.

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"La Calabria ha sempre vissuto la problematica della, povertà educativa come una forte emergenza sociale che incide su tutto il territorio regionale in maniera indistinta. La situazione -afferma - si è ulteriormente aggravata e diventata disorientante poiché provocata dalla pandemia di Coronavirus è ha determinato la necessità di un ripensamento di cosa è comunità educante in un momento in cui il distanziamento sociale è l’unica misura possibile per contenere il contagio. Le scuole sono state messe al centro di un delicato sistema per poter garantire ai ragazzi e alle ragazze la continuità di una “normalità di vita”, oltre che la possibilità di proseguire il percorso formativo, sebbene con i limiti e le fatiche di una didattica a distanza. Questa situazione ha reso ancora più evidenti le disparità esistenti tra territori, nelle comunità e all’interno delle stesse classi, tra chi ha la possibilità di accedere agli strumenti per la didattica a distanza e chi non solo non ha questa opportunità, ma anzi si dovrà confrontare con un futuro probabilmente più incerto e difficile".

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"Oggi - aggiunge - pensando ai bambini e agli adolescenti in Italia le preoccupazioni dichiarate dai cittadini rivelano lo sguardo “adulto” dell’opinione pubblica sulle dinamiche minorili: il 73% cita lo scarso apprendimento scolastico, preoccupazione cresciuta significativamente (+20 punti) rispetto alla precedente rilevazione dello scorso anno, anche in ragione della prolungata chiusura delle scuole. Il 69% stigmatizza la dipendenza da smartphone e tablet, dispositivi che hanno vissuto processi di ulteriore “sdoganamento”, fino ad essere a disposizione anche dei bambini più piccoli, con l’affermazione della didattica a distanza. Quasi i due terzi degli italiani, intervistati da Demopolis per Con i Bambini, citano il rischio di isolamento e di riduzione della vita sociale a causa del Covid. Considerando – in termini generali – le principali apprensioni relative ai minori, meno della metà del campione focalizza l’impatto più fragoroso e già misurabile dell’epidemia da Coronavirus: le crescenti disuguaglianze e la marginalizzazione (49%), nonché la riduzione degli stimoli nella crescita, a seguito dell’emergenza Covid (47%).A causa dell’emergenza sanitaria gli italiani segnalano il peso crescente delle disuguaglianze fra i minori: il 72% ritiene che siano aumentate nell’ultimo anno, mentre solo un quinto non individua variazioni rispetto al 2019. Con il Covid, nella percezione dei cittadini, alcuni problemi sono emersi o si sono aggravati a carico dei più piccoli: in prima istanza, 6 cittadini su 10 citano le conseguenze dell’incremento della povertà materiale in molte famiglie, ma anche l’esclusione dei più fragili (poveri, disabili, figli di genitori stranieri)".

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"La maggioranza assoluta cita  - sottolinea - anche la regressione degli apprendimenti e del metodo di studio (55%) e le disuguaglianze nell’accesso a dispositivi informatici ed a connessioni adeguate (53%). Di contro, poco meno della metà individua la problematicità di una delle conseguenze della didattica a distanza: l’eccesso di digitalizzazione dei minori, che trascorrono troppo tempo su smartphone e dispositivi assimilabili (48%)".

"La Calabria per la stagnazione economica e la miopia di progetti e programmi di sviluppo sostenibili vive una situazione ben più grave, la soluzione non è nella bacchetta magica che nessuno possiede, nella volontà della comunità educante caratterizzata dal tessuto sociale del territorio di essere più attiva nel rapporto con le istituzioni, anzi appropriandosene facendo partecipare la parte sana alla gestione delle nostre comunità locali, fulcro  - conclude - dal quale possono nascere progetti e programmi di sviluppo sostenibile".

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