di MASSIMO PINNA
Un episodio a dir poco agghiacciante. Immagini che testimoniano una riesumazione alla luce del sole, una chiesetta all’interno adibita a deposito di ossa e di quant’altro si possa trovare dopo una riesumazione.
Accade a Girifalco, dove per lavori e spostamenti vari è accaduto che alcuni cittadini, tra cui la signora C.F.V. recatasi a visitare i propri cari defunti, si sono trovati davanti scene da film horror.
Suppellettili, ricordi, ma soprattutto ossa dei defunti allocate in maniera indecorosa.
Senza dimenticare che, persistendo il periodo di emergenza sanitaria Covid, la vicenda assume un aspetto ancora più intollerante.
Ma c'è di più. Perchè due sono le possibilità previste dalla normativa, dettata dal decreto del Presidente della Repubblica del 10 settembre 1990, art. 82 e ss, (Decreto del Presidente della Repubblica 10/09/1990, n. 285, art. 82), ovvero l'esumazione straordinaria o quella ordinaria. Tralasciando solo per un attimo la circostanza di come sia preferibile evitare il periodo estivo e le temperature molto elevate, anche a tutela della salute degli operatori cimiteriali.
Se si tratta di quella ordinaria, i resti potranno essere tumulati in ossari, in loculi, in tombe di famiglia, trasferiti fuori Comune o depositati nell'ossario comune. In alternativa, in seguito a manifestazione di volontà dei familiari, è possibile autorizzare la cremazione dei resti mortali. L‘esumazione o estumulazione ordinaria è effettuata d’ufficio.
Ma dalle immagini non sembra che sia stato rispettato il protocollo.
Se invece si tratta di esumazione straordinaria, oltre al rispetto delle norme igieniche, questa non si può effettuare nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre, a meno che non si tratti di cimitero di un comune montano e il regolamento di igiene consenta di procedere anche in questi mesi.
Evenienza tutta da verificare. Ma anche nel caso che l'esumazione di Girifalco sia stata fatta seconda le norme, resta l'indecorosa gestione dei resti, lasciati alla mercè di tutti, deposti in urne aperte, in una chiesetta aperta al pubblico.
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