Giro di prostituzione e matrimoni combinati: il ruolo di "Rosa" che faceva da tramite con i cinesi

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L'operazione eseguita dalla Squadra Mobile
  11 marzo 2020 12:09

di TERESA ALOI

Si chiama Yu Jinwei, ma tutti la conoscevano con il nome di Rosa. E’ lei,  la  promotrice ed organizzatrice che faceva da tramite con i cittadini cinesi bisognosi di un titolo che consentisse la permanenza sul territorio italiano di suoi connazionali. Lei, che li metteva in contatto con  Rita Maletta e Cesare Votta, marito e moglie che, secondo l’ipotesi accusatoria, si sarebbero attivati  in vari modi per precostituire requisiti (in realtà non posseduti) idonei al rilascio del permesso di soggiorno.

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Ruoli ben definiti quelli che emergono dall’ordinanza che stamattina ha portato la Squadra Mobile di Catanzaro diretta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – Direzione Distrettuale Antimafia ad  eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone ritenute responsabili di appartenere ad una associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso l’organizzazione di matrimoni di comodo e la produzione di ulteriore documentazione falsa, e di 4 persone, destinatarie di una seconda ordinanza cautelare ritenute, gravemente indiziate del reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (LEGGI QUI)

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Rosa, secondo gli inquirenti, "rappresenta il collante tra la comunità italiana e quella cinese". Così come la coppia Maletta –Votta  che "  si sono chiaramente ed incontestabilmente attivati per individuare cittadini italiani disposti, dietro compenso, a contrarre finti matrimoni, occupandosi altresì di istruire le parti interessate nel disbrigo delle pratiche burocratiche, nel reperimento di alloggi ed altro". 

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 L’ipotesi accusatoria muove dagli esiti di un’attività investigativa avviata  dopo alcune segnalazioni dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Catanzaro di anomalie relative alla posizione di cittadini di nazionalità cinese.

Più nello specifico, il personale in servizio presso la Questura di Catanzaro nel ricevere alcune richieste di permesso di soggiorno avevano capito  che nonostante nella documentazione presentata nel mese di agosto 2017 da cittadini di nazionalità cinese fossero presenti attestati di conoscenza della lingua italiana (per come deve essere al fine di consentire il rilascio del permesso di soggiorno), nessuno dei predetti cittadini era in grado di comprendere o parlare la lingua italiana.E così,solo successivi approfondimenti investigativi effettuati presso l’Università per stranieri di Reggio Calabria, ente certificatore, hanno consentito di verificare che gli attestati in questione "erano stati emessi sulla base di valutazioni fatte da altro ente convenzionato con sede in Poggiomarino, che aveva curato l’iter di svolgimento e valutazione, presso il quale gli stranieri (sulla base dell’analisi dei tabulati telefonici) non erano mai stati presenti".

E poi, quei nominativi "Spesi a titolo di richiedenti o di proprietari degli alloggi" che si riferivano a persone legate tra loro da rapporti di parentela e che  erano coinvolti nella stipula di falsi contratti di lavoro con cittadini cinesi.

Un "giro" costruito ad arte "supportato" anche da tante conversazioni intercettate  che svelano come bisognava andare in questura "per sbrigare le situazioni", di come "dovevano tornare i soldi" e di cosa dire in caso di controlli. 

E i matrimoni fittizi, le promesse di giurarsi amore eterno dietro compensi e l'ironia che traspare dalle carte "Mi preparo il vestito"  o la promessa di "presentargli la futura cognata".  

 

 

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