di GIROLAMO GALLUCCIO*
“Nessuno vide, Nessuno se ne accorse, Nessuno si svegliò: tutti dormivano”.La frase è una citazione biblica che si trova nel Primo Libro di Samuele, capitolo 26, versetto 12. In questo passo, si descrive una notte in cui Davide si introdusse nell'accampamento di re Saul, suo nemico, e nessuno si accorse della sua presenza, perché erano tutti profondamente addormentati. Il testo biblico specifica che questa condizione di sonno profondo era dovuta a un torpore mandato dal Signore. Tale frase è qui da me riportata per descrivere la situazione del nostro amato Cimitero Urbano, in cui nessuno si rende conto di qualcosa di importante che sta accadendo a causa di una sorta di incapacità di percepire la realtà circostante.
Anch’io da cittadino e cattolico praticante, dopo aver ascoltato il grido di protesta di molta gente lanciato in materia,e non ultima l’Omelia tenuta sullo stato del Cimitero, dal Cappellano Don Andrea Perrelli a fine S. Messa di giorno 6 luglio c.m, elevo protesta rivolgendomi agli Amministratori tutti, abbiate il coraggio della fede anche quando si fa notte, intervenite con urgenza , luci votive spente su molte tombe nonostante le dovute segnalazioni a chi di competenza, anche i miei familiari hanno segnalato ciò da oltre due mesi,ma risultato zero nonostante il puntuale pagamento,oltre ai danni subiti e non ancora risarciti per distruzione lapide cimiteriale,gradini di scale rotte, la potatura di alberi non rispettata,l’Obitorio ove giacciono molte bare con le naturali conseguenze che andrebbero esaminate dai medici sanitari e che attendono una degna sepoltura, erbacce varie, la grave carenza di loculi, un forno crematorio non funzionante e tant’altro.
Sul silenzio, sul non ascoltare la voce del popolo, si costruisce il non benessere; dal silenzio deriva la schiavitù delle coscienze e l’immobilismo.
E’ lapidario il Vangelo,quando afferma:”il vostro parlare sia si, o no ; il di più è del maligno(cfr.Matteo 5,37), e ancora”quel che avete sperimentato nel segreto,gridatelo sui tetti(cfr.Matteo 10,27).
Varie le norme giuridiche in materia amministrativa che fanno da sponda all’Ente per un decisivo intervento,tra l’altro si va dalla somma urgenza per gravi problemi di sanità pubblica, all’eventuale esproprio per pubblica utilità, istituto che è regolato dal Testo Unico sulle Espropriazioni (DPR 327/2001) e dalla legge 2359/1865, e trova fondamento nell'articolo 42 della Costituzione Italiana.
Pur con tutte le difficoltà ,anche economiche, di un Comune, ci troviamo di fronte ad un comportamento che perfezione la fattispecie incriminatrice della commissione dell’evento che è quello della violazione di un obbligo giuridico,che risiede nella legge,di impedire l’evento. Nel nostro caso l’ordinamento giuridico pone in capo ai soggetti preposti a tale compito, il dovere di assicurare il rispetto del bene penalmente protetto. L’inosservanza dell’obbligo di garantire la protezione del bene determina una situazione giuridica di parificazione al comportamento di colui che lo distrugge.
La posizione di garanzia è sempre dell’Ente locale, tenuto al monitoraggio e al controllo, per prevenire le situazioni di pericolo, anche se ha affidato la manutenzione ad una Ditta esterna(nel nostro caso parliamo della Catanzaro Servizi con cui il Comune ha stipulato Convenzione). Per giurisprudenza costante è dovuto da parte di un Comune la messa in atto di una più ampia e lungimirante programmazione di interventi preventivi. L’architrave giuridica della Suprema Corte di Cassazione, sottolinea che la posizione di garanzia può derivare sia da fonti formali , sia dalla concreta titolarità di poteri dispositivi e si propende quindi, per la valorizzazione di quest’ultima, poichè ove vi è disponibilità giuridica e fattuale di una fonte di pericolo per altrui beni, vi è normalmente anche il potere di impedire il pregiudizio che ne può derivare a quest’ultimi.
Gli appelli lanciati indistintamente a tutta Catanzaro e agli Amministratori di ogni colore politico, non sono stati recepiti a dovere, tranne che dall’On. Olivo già Sindaco di Catanzaro e da esponenti della sua ex Giunta,e ancora dal Dr. Cannistrà, da qualche Presidente di Associazione, dal Consigliere regionale e comunale Avv. Talerico e qualche Consigliere Comunale, e più volte dall’Avv. Marcello Furriolo già Sindaco della Città. Le sollecitazioni dei Soggetti sopra menzionati mi fa ricordare quanto affermava il compianto On. Aldo Moro che, quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta : perché la verità è sempre illuminante.
Vede Sig.Sindaco,lo stato d’animo che oggi attraversa me e gran parte della cittadinanza per questa vexata quaestio, mi riporta alla mente una lettera che Antonio Gramsci scrisse dal carcere a dicembre 1929, al fratello Carlo:”Il mio stato d’animo sintetizza questi due sentimenti e li supera:SONO PESSIMISTA CON L’INTELLIGENZA, MA OTTIMISTA PER VOLONTA’”. Penso in ogni caso, all'ipotesi peggiore, per mettere in movimento tutte le riserve di volontà ed essere in grado di abbattere l’ostacolo. Non mi sono mai fatto illusioni e non ho mai avuto delusioni. Mi sono specialmente sempre armato di una pazienza illimitata, non passiva,inerte,ma animata di perseveranza”.
A Mons. Perrelli proferisco:
Ebbi l’onore di conoscerLa molto tempo fa quando la S.V.,nella veste di Cappellano del Corpo e di Cappellano del Cimitero Urbano, accompagnato da Agenti della Polizia Municipale venne a trovarmi presso i locali della Procura Repubblica del Tribunale della Città, ove prestavo servizio da Responsabile Sezione Polizia Giudiziaria,Aliquota P.M.,e ancor oggi sono impresse nella mia mente il Suo amore e le Sue quotidiane visite nel luogo dei”Dormienti”, e ciò mi riporta a quelle passeggiate nel “Sacro Luogo” e quel suo sguardo attento verso quegli alti cipressi che ricambiavano tale attenzione,qui è d’obbligo parafrasare il Carducci nella struggente poesia”Davanti a San Guido, “: Mi riconobbero e bisbigliaron ver ‘ me co l’capo chino-Perché non ristai? Fresca è la sera e a te noto il cammino”.
Lei mi ricorda tanto il Bersagliere Enrico Toti che nonostante le avversità manifestate dagli Ufficiali suoi superiori, volle andare in battaglia lanciando stampella e cuore oltre l’ostacolo, dico che una cosa vissuta la si esprime, e la si può esprimere con un grande senso d’arte. A questo Ella,come il leone di Munster, è riuscito con una penna tagliente, che è diventata sempre più tagliente perché affilata dal dolore per la situazione in cui versa la “Città dei Dormienti”. La sua è stata in certi punti di una mordacità pungente fino alla fermezza delle parole, proprio perché essa ha accomunato madama disperazione e monsignor disprezzo, ciò ha fatto cadere su di essa, perché ne sia attutito l’attrito, le gocce ardenti della sua Fede. Nella “società della comunicazione”,le parole tendono sempre più a diventare strumenti di potere invece che segnavia della ricerca della verità. Don Andrea, che nella parola umana come strumento di conoscenza e di dignità ha avvertito lo stesso eco liberante della Parola di Dio, non ha mai taciuto di fronte ad una situazione cimiteriale che vede il nostro Camposanto oltraggiato dall’incuria degli esseri umani.
Nelle espressioni a difesa del “Sacro Luogo”, risalta un’umanità, che nel suo vasto abbraccio comprende tutti gli stati d’animo: la speranza,il timore,la delusione,l’entusiasmo,la rabbia,la gioia,lo sconforto. Emozioni e sentimenti espressi senza mediazioni, con l’impeto di chi desidera vivere senza calcoli, con la sola preoccupazione di costruire giustizia e di cercare verità. Il suo linguaggio forte e pungente urta i potenti e incoraggia i deboli. Egli ha speso e spende il suo sacerdozio per armare la povera gente di dignità e di parola,perché si ribellino contro le ingiustizie sociali che offendono Dio e l’umanità. La sua guida è il Vangelo.Ella ci insegna che la Chiesa non dimentica la dottrina, ma non permette che diventi più importante dell’attenzione per gli indifesi,per i fragili, per i dimenticati e per i”Dormienti.
Nel corso di questi mesi ha raccolto lo sfogo di un popolo, che evidenziava il coraggio e la determinazione nella difesa di un diritto allo stato negato. L’azione di protesta e la rivendicazione dei diritti violati è carica di significato nonostante l’avversità del momento. Il tutto mi riporta alla mente una fase storica vissuta al tempo della Rivoluzione francese, quando 25.000 francesi si opposero ai 45.000 soldati prussiani sconfiggendoli, e tra loro rifulse l’abnegazione e l’orgoglio “degli straccioni di Valmy” che senza remora alcuna affiancarono i francesi nella difesa del sacro suolo.Dobbiamo tutti fare memoria che il popolo cristiano giudica severamente chi spegne la voce dei purificati dalla parola di Dio, ed è attratto da chi è sacrificato per avere posto la verità di coscienza al di sopra della convenienza. Si racconta che quando a Firenze fra’ Girolamo Savonarola venne condotto al rogo, condannato dall’intera Chiesa e da una parte della società, i suoi fraticelli cantarono il Te Deum. La folla che gremiva Piazza della Signoria interpretò quel canto come un ringraziamento a Dio per un frate che saliva in paradiso,mentre chi non lo aveva capito e attaccato sprofondava all’inferno.
Sig. Sindaco, Signori Amministratori della cosa pubblica, nacqui per motivi storici(son figlio di un Carabiniere Reale deportato nel campo di sterminio di Mathausen che a fine seconda guerra mondiale, qui si trovò per completare la sua attività lavorativa)in questa terra Calabra e precisamente nella nostra Città che amo unitamente alla Calabria, a cui anch’io per motivi di studio e lavoro dedicai la mia azione pulsante solo nell’interesse supremo del bene comune , dando tutto me stesso senza nulla chiedere avendo alto il senso della Patria che ho servito con onore nel massimo riserbo,non per scelta ma per destino,ho percorso,una strada solitaria,adatta alle imboscate,un cammino da lupo solitario e spesso braccato, ho vissuto il tempo del dolore e dell’umiliazione, ma anche quello della gioia e della fierezza; Eppure a Catanzaro non ci è facile vivere, ma lontano ci sarebbe impossibile. Non è facile vivere perché troppe cose non funzionano, e quelle che funzionano potrebbero funzionare meglio . Ad onta di tutto, adoriamo Catanzaro, anche se più a morsi che a baci. Come un’amante che può farci arrabbiare e tradirci, ma alla quale non sapremmo rinunciare, anche perché, senza di lei,la vita quotidiana, che non è una sagra,sarebbe una quaresima.
Nel concludere il mio amareggiato e speranzoso appello, Vi dico che un paio di notti fa, mi venne in sogno il nocchiero dantesco Caronte il quale ripeteva gridando:guai a voi anime prave, non ispirate mai veder lo cielo! I’vengo per menarvi all’altra riva, nelle tenebre eterne…..I sogni non hanno patria. Non si sa da dove vengono né per quali recondite ragioni vengono a te. A me da sempre impegnato a scandagliare la concretezza del reale, i sogni capitano di rado e quando succede vengono subito relegati,per così dire,in un ripostiglio della memoria dove custodirli per una vita diversa. Ero dunque nel sogno trasbordato dalla terra calabra a quella tremenda dell’inferno. Ciò mi inquietò parecchio. Ma i sogni son sogni e bisogna prenderli come sono. Tralascio il lungo racconto per non tediare i lettori nella descrizione di tutti quelli che incontrai, e volgo al termine……Mi trovai innanzi una grande scala di legno la percorsi tutta ed entrai in un grande salone ove si svolgevano processi e vidi una culla di vimini. Sopra l’arco per la zanzariera,come una cometa appesa, un cartello con la scritta:”Culla del diritto”. Luminari della scienza medica, giuridica e politici vegliavano intorno, tentavano di salvare il bambino. Ma io so che era già morto…!!!
*già Comandante Polizia Locale di Catanzaro
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