"Grazie perché vi siete presi cura di mia figlia". Parla un padre in carcere per mafia: uno dei risultati del progetto "Liberi di scegliere"

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images "Grazie perché vi siete presi cura di mia figlia". Parla un padre in carcere per mafia: uno dei risultati del progetto "Liberi di scegliere"

  08 febbraio 2020 16:50

"Io vi ringrazio perché vi siete presi cura di mia figlia...". E' un detenuto di 'ndrangheta a parlare, rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Palmi. Si rivolge così agli operatori del Centro Comunitario Agape di Reggio Calabria per il sostegno a l'affiancamento fornito alla propria figlia nell'ambito del progetto "Liberi di scegliere", i cui risultati sono stati illustrati in una conferenza stampa.

"Una ragazza - spiega Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape - che oggi è una donna realizzata, con una vita professionale, anche importante, che non ha per questo ripudiato il padre, che continua ad essere suo papà nonostante alcune scelte che lei non condivide. E' una testimonianza forte, un caso simbolo che dimostra che fuori dalla 'ndrangheta una vita è possibile. Un messaggio che Agape, Libera, Associazioni nomi e numeri contro le mafie e Fare Comunità educante (alleanza educativa tra scuola, associazioni, terzo settore, Comune e Città Metropolitana di Reggio), stanno nei luoghi simbolici, in incontri con i detenuti di alta sicurezza della casa circondariale di Palmi, in quattro scuole di Reggio, nel quartiere di Archi Carmine, periferia tormentata a nord della città e con i ragazzi ospiti delle comunità del distretto giudiziario del Tribunale per i minorenni di Reggio". Testimonial del progetto Giosué D'Agostino, che negli anni '80, seguito da don Italo Calabrò, dal Centro Comunitario Agape, e dai servizi della giustizia minorile ha intrapreso un percorso di riscatto che lo ha portato a rompere con il clan di appartenenza della Piana di Gioia Tauro e rifarsi una vita al nord, nel segno della legalità.

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"Abbiamo incontrato oltre 600 ragazzi - afferma Nasone - e siamo convinti che occorre fare di più, parlare di più, anche con gli adulti, i genitori di ragazzi che non sono stati attratti dal 'mito del boss' e dunque nei circuiti criminali della 'ndrangheta. Questo ci ha sempre esortato a fare il presidente del Tribunale per i minori Roberto Di Bella, per spiegare soprattutto che 'Liberi di scegliere' non vuole togliere i figli ai boss. Sono in ogni caso genitori, padri e madri che hanno a cuore il futuro dei loro figli". "E' un percorso - afferma D'Agostino - che sta portando frutti importanti. Abbiamo incontrato i boss, i padri e i figli. Per me è stata un'esperienza nuova. Ho visto per la prima volta queste persone confrontarsi con loro stessi, con il loro essere 'ndranghetisti. Hanno capito benissimo cos'è 'Liberi di scegliere', un progetto che va incontro, se vogliamo, anche ad una loro personale esigenza, quella di tutelare i propri figli. Quando li incontriamo parlano sempre dei loro figli. Con i giovani, ho rivisto me stesso alla loro età. Sono dei bambini prigionieri di un gioco più grande di loro, ed è nostro dovere fare qualcosa". Altre testimonianze sono venute dalle presidi dell'istituto tecnico "Panella-Vallauri" Anna Nucera, e del liceo scientifico "Alessandro Volta" Patrizia Parisi; da Lucia Lipari, di Libera, e da Giulia Melissari, responsabile percorso giovani del Centro Comunitario Agape.

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