di TERESA ALOI
Amava la vita Sergio. L’amava con tutto se stesso. Quando nuotava, quando giocava a calcio con i colleghi architetti. Quando si fermava nello spogliatoio per due chiacchiere. Quando prendeva in giro i compagni e gli amici. Quando lavorava.
Oggi c’era tanto dolore nel piazzale sotto il parchetto di Padre Pio in via Mercato a Sellia Marina dove un intero paese ha dato l’ultimo saluto a Sergio Mirante che un male incurabile ha strappato alla vita troppo presto.
Ma c’era anche tanto amore. Quello stesso che Sergio infondeva in chiunque gli si avvicinasse. Ed è con quello stesso amore che ora gli amici di Sergio dovranno sostenere la sua mamma, il suo papà, la sorella, la fidanzata. Perché non c’è dolore più grande, più innaturale.
Le note di "Aida" di Rino Gaetano hanno risuonato tra i singhiozzi e l’incredulità di una intera comunità prima che il parroco don Giuseppe pronunciasse parole di conforto durante l'omelia. “Se vediamo la morte come una disperazione non ne usciremo più – ha detto il parroco - i tanti “perché”, “i non è giusto” servono a poco, invece diciamo Signore ti ringraziamo perché abbiamo conosciuto Sergio, la sua sincerità, il suo essere generoso”. Perché "non si spegne la vita ma si riaccende la vita in Cristo".
Ha chiesto una preghiera per Sergio il sacerdote “chi amava Sergio pregherà”. Sarà il regalo più bello per un giovane “che ha mandato un messaggio chiaro”.
Un’unica esortazione, risuonerà più volte nella piazzetta. “Amiamoci”. Come amava Sergio. “Perché – ha aggiunto il parroco – siamo nulla, siamo un soffio come l’erba del campo che cresce al mattino e appassisce la sera”. E allora bisogna che il Vangelo venga messo in pratica e la preghiera trovi la sua forma più alta nel “dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati”.
Con il cuore puro. Come era quello di Sergio che ha smesso di battere troppo presto.
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