I leader di una volta, la riflessione di Agazio Loiero

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Agazio Loiero
  23 marzo 2025 17:49

di AGAZIO LOIERO

Dopo aver visto all’opera Donald Trump, specie in questa sua seconda esperienza alla guida dell’America, su un giudizio, uno solo, il mondo si trova ormai d’accordo: non esistono più i leader politici d’una volta.

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Tutti i gesti pubblici, tutte le frasi di Trump – l’ultima di ieri, relativa ai dazi “il 2 aprile per noi sarà il giorno della liberazione” - diventati in questo secondo mandato ancora più aggressivi, non appartengono alla cultura dei grandi politici che abbiamo nel tempo conosciuto. Anzi, certi suoi atteggiamenti istrionici del corpo ricordano più i teatri di periferia che “La Casa sulla collina” considerata dalla fantasia popolare americana un deposito di virtù civili.   

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Ma com’erano i politici d’una volta e com’era la democrazia che li modellava? La leadership – una parola che pronunciata, come quasi sempre avviene in inglese, produce un sibilo foneticamente accattivante - incarnava nel passato tante qualità. Mi riferisco ovviamente a una stagione in cui non esisteva, da parte dei leader politici, la possibilità di sommergere impunemente di bugie l’intero universo. Una stagione ormai sideralmente lontana in cui un Presidente degli Stati Uniti poteva essere costretto alle dimissioni per aver mentito al suo Paese. Da qualche tempo le cose non stanno più cosi. La società è diventata per un verso più severa. Basta leggere certi giudizi sui social. Per un altro, più indulgente. Il Washington Post, nel 2019 - nel tempo in cui poteva ancora liberamente esprimersi - scrisse che Trump, allora al primo mandato, aveva raccontato in un anno e tre mesi 3001 bugie. Un’affermazione mai contraddetta dall’interessato. Come sempre capita, i grandi mutamenti che tralignano sono preannunciati dal lessico che oggi si è fatto più sciatto e prepotente. Affermare, come ha fatto Trump, che “l’Europa vuole fottere l’America”, oppure che “il mondo intero ci deruba” è il sintomo di un’inarrestabile decadenza. La leadership dell’attuale Presidente degli Stati Uniti si limita a ricordare che per lui esiste solo l’America. Ma non quella emarginata, afflitta ma L’America ricca sfondata. Una mutazione che sembra rilanciare canoni nuovi nella politica dei nostri giorni. Fino a qualche tempo fa nei grandi paesi democratici la politica non riusciva ad imporsi sul piano fiscale alla grande ricchezza. Con Trump la grande ricchezza è diventata essa stessa la politica. Tutte quelle persone, alle quali ho appena accennato, che in America avrebbero bisogno dell’aiuto delle istituzioni per sopravvivere, quelle a cui Obama intendeva portare un minimo di sollievo con l’Obamacare o è rassegnata o, molto paradossalmente…. vota Trump. L’uomo che, superando gli stanchi ritmi della democrazia, con la sua forza è in grado di decidere, di mandare via in catene gli immigrati che rubano il lavoro. Se questa è la leadership riconosciuta del nostro tempo, non servono più le doti utilizzate in passato per costruirla. Essa, per esempio, non deve necessariamente possedere il fascino della parola o della scrittura. O nel caso di indiscutibile talento, di entrambe. Non è un caso che talvolta il sostantivo leadership era seguito dall’aggettivo carismatico. Un aggettivo che, francamente anche nei casi di indiscussa eccellenza, mi è sempre apparso spropositato. Carismatico, com’è noto, deriva dal greco Kàris, grazia, e nei secoli lontani veniva usato esclusivamente dalla Chiesa per indicare i doni dispensati dallo Spirito Santo. Mi rendo dunque conto che un confronto tra i leader di ieri e quelli di oggi diventerebbe impietoso. Specie se penso a quelli del nostro lontano passato postbellico, che so io, a Churchill, a De Gasperi, a De Gaulle, tutti colti, dotati di una forte impronta di umanesimo che traspirava da ogni loro discorso pubblico. Churchill addirittura ricevette nel 1953 il Premio Nobel per la letteratura “per la sua padronanza della descrizione storica e biografica e per la brillante oratoria in difesa dei valori umani”. Purtroppo la democrazia dei nostri giorni, che nel dopoguerra conquistava moltitudini enormi, si è oggi fortemente ridimensionata nel cuore e nella mente di tanti cittadini. Le persone non votano più. il mondo dell’ultimo decennio si è trasformato. Procede con passi giganteschi sul piano tecnologico, ma si arena su quello dei valori, della passione civile, della giustizia e della solidarietà. Nella democrazia fiorita ad Atene circa 2500 anni fa Tucidide fa dire a Pericle, il leader del tempo: “Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto”. Un modello di convivenza che oggi farebbe un po’ ridere

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