di GABRIELE RUBINO
A Matteo Salvini le contestazioni subite durante la giornata elettorale in Calabria avranno pure creato fastidio. Come lo farebbero, a qualsiasi personaggio pubblico, fischi continui, spintoni e anche un blackout, probabilmente doloso, che ha interrotto l’ultimo comizio notturno per una decina di minuti. Le rimostranze sono state comunque addolcite dal bagno di folla di sostenitori del leader leghista che, soprattutto sul lungomare di Soverato, lo hanno “costretto” agli straordinari per soddisfare la voglia di selfie.
Il comizio è durato molto meno dell’ormai consolidata liturgia della folla con lo smartphone in mano che attende, anche per ore, la foto con il ministro dell’Interno. La processione del selfie ha un’elevata probabilità di tradursi in voti o comunque di dare l’impressione di essere il leader politico “più in mezzo alla gente”, e pazienza se ci sono «i maleducati e figli di papà che insultano». È il tributo da pagare.
A SALVINI CONVIENE POLARIZZARE LO SCONTRO- Sui contenuti Salvini non si è sganciato dal classico repertorio sui migranti, sui valori della famiglia tradizionale, sull’abbassamento delle tasse con l’estensione della Flat tax al 15%. Quest'ultima sarà il principale cavallo di battaglia della campagna elettorale leghista. A livello nazionale, ha fatto capire che nei fatti si è creato un fronte contrapposto sul ritorno alle urne dopo l’esplosione della crisi di governo. La Lega vuole andare subito al voto, molti altri preferiscono temporeggiare almeno fino all’approvazione della legge di bilancio. Già si intravede il titolo della sceneggiatura: “Salvini contro tutti”. Una polarizzazione dello scontro elettorale già intravista nelle ultime europee. Ne ha tutta la convenienza.
POCHE INDICAZIONI SULLE REGIONALI - Sulle elezioni calabresi, al netto delle attese, non si è particolarmente sbottonato. Né sui potenziali candidati alla presidenza e né sulle alleanze, preferendo attaccare l’attuale amministrazione di centro-sinistra e, in diversi passaggi, la politica del passato che ha creato disastri invece di sviluppo. Si è limitato a brevi slogan sui punti principali del futuro programma della Lega calabrese. “Strade, sanità e lavoro”, sono concetti che ha ripetuto spesso e che, tra visite dirette e suggerimenti del suo staff, sa bene possono avere presa sugli elettori. Forse involontariamente ma, pur non nominando quasi mai i 5 Stelle, sono tutte questioni che in modo o nell’altro vanno ad archiviare del tutto la relazione con l’ormai ex controparte contrattuale di governo.
CONTRO LA SINISTRA E, ORA, ANCHE CONTRO I 5 STELLE - Sulle infrastrutture il titolare del dicastero è Danilo Toninelli, il ministro più bersagliato da Salvini. La sanità fa capo alla pentastellata siciliana Giulia Grillo (non proprio in linea con il leghista Massimo Garavaglia al Mef per la vicenda del commissario della sanità campana) che si è giocata la faccia con il Decreto Calabria. Una legge che doveva salvare la sanità calabrese ma che finora ha prodotto più confusione che progressi. E infine la questione lavoro: “Un ragazzo calabrese su due non ha lavoro”, ha insistito spesso. La sua soluzione non è il reddito di cittadinanza (ha insistito chirurgicamente nel far notare il suo scetticismo sull’efficacia del simbolo pentastellato) ma appunto creare opportunità di lavoro abbassando le tasse. È un piccolo antipasto della prossima campagna elettorale regionale. Lo scontro sarà duro fra tutte le forze, anche tra Lega e Cinque Stelle. La delegazione calabrese pentastellata in Parlamento, subito dopo l’ufficializzazione della crisi, è fra le più critiche contro i «traditori» del contratto di governo.
L'astio fra chi si è appena separato uscirà fuori fin dai prossimi giorni.
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