"I dati espressi dalla Banca d’Italia, e da ultimo i contenuti della relazione del bilancio sociale dell’Inps, ci consegnano un quadro allarmante della nostra regione.
Il saldo negativo del dato demografico, l’indice elevato dell’età media regionale, la ripresa strutturale dell’emigrazione, soprattutto quella giovanile, la perdita di altri 42000 posti di lavoro nel 2020, il ricorso alla cassa integrazione ed ai sussidi, dovrebbero far interrogare tutto il quadro politico regionale e nazionale su dove stia andando il Mezzogiorno del nostro Paese, peraltro completamente assente nel nuovo Governo Draghi.
I sindacati sono scesi in campo nei giorni scorsi con parole assai forti ma nel caos nazionale e locale (formazione del Governo Draghi e candidature per le regionali) non se li e’ filati nessuno. Grave, molto grave.
‘’Le determinazioni ed azioni della giunta regionale – dicevano infatti Cgil, Cisl e Uil - non discusse con nessuno, sono gravi nel metodo e nel merito, perchè svolte in un quadro di vacatio politica, essendo il Consiglio regionale sciolto ed in attesa del voto dell’undici di aprile. Il cosiddetto piano per la ripresa, annunciato da una giunta regionale in scadenza e che dovrebbe svolgere solo le attività correnti, rischia di essere un insieme di interventi a pioggia, senza una idea strutturale per lo sviluppo ed il lavoro che dovrebbe fare un giunta autorevole, e sembra essere finalizzata alla campagna elettorale in corso, cosa questa che dovrebbe essere maggiormente attenzionata dalle forze di opposizione che sono pressochè inesistenti in Consiglio regionale’’.
La Calabria – questa la verità - non ha avviato nessun dibattito sulla fase economica e sociale determinata dal recovery plan, dalla revisione dei fondi strutturali e dalle altre misure di sostegno determinate dall’emergenza pandemica, ed anche per la situazione della gestione Covid e dei piani vaccinali vi è un silenzio totale di Giunta e Consiglio Regionale, che stanno discutendo tra loro solo su come allungare la permanenza in un Consiglio regionale sciolto e in questo seguiti a ruota dalle opposizioni (per così dire) che non muovono foglia.
La Calabria necessita, però, di interventi strutturali per dare risposte vere ai cittadini calabresi. Alla nostra regione servono riforme ed investimenti, sotto il profilo istituzionale attraverso una revisione del sistema delle amministrazioni locali e dei comuni, delle società a partecipazione pubblica, degli enti strumentali.
Che cosa serve? Proviamo a buttare giu’ un primo elenco.
Servono interventi infrastrutturali da inserire e non contenuti nei recovery plan, come il completamento dell’alta velocità fino a Reggio Calabria, il rilancio del porto di Gioia Tauro e le aree Zes, il completamento dell’intero tracciato della SS 106 e della ferrovia Jonica. Serve un piano per il lavoro che si interseca con i capisaldi del next generation UE, a partire dal rilancio del nostro patrimonio ambientale e culturale, attraverso l’economia circolare, la transizione energetica, l’inclusione sociale, lo sviluppo delle aree interne.
Servono interventi strutturali sul lavoro. Invece di rideterminare nuovi bacini di precariato che precarizzano il lavoro rendendolo subalterno alla politica, serve sbloccare le assunzioni nella pubblica amministrazione attraverso i concorsi pubblici a partire dalla sanità, nella giustizia, nelle pubbliche amministrazioni e negli enti locali, che sono stati depotenziati dai pensionamenti determinati da quota 100.
Ancora: servono investimenti pubblici da parte delle partecipate nazionali che vanno allocati nel mezzogiorno ed in Calabria con un cronoprogramma certo.
Serve velocità nelle scelte e negli interventi.
Una serie, come si vede, di cose tutte concrete che richiamano alla memoria un piano Marshall calabrese. Dopo la chiusura della lunga parentesi della crisi di Governo ci sarà tempo per discutere e affrontare queste cose? O bisognerà solo ragionare su chi si candiderà alla guida della Regione per elezioni di aprile, o di giugno, o di settembre?".
Filippo Veltri
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