I sindacati trattano con Belcastro per le "remunerazioni Covid" agli operatori sanitari. Ma ancora niente accordo

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images I sindacati trattano con Belcastro per le "remunerazioni Covid" agli operatori sanitari. Ma ancora niente accordo

L'ex dg del dipartimento Salute tratta con i sindacati. Accordo ancora lontano. Ci sono 8 milioni statali più le risorse aggiuntive regionale

  09 giugno 2020 22:35

Le trattative vanno avanti ma l'accordo è ancora lontano. Secondo incontro in Cittadella regionale fra le sigle sindacali e i "delegati" del dipartimento Tutela della Salute sulle remunerazioni aggiuntive in favore degli operatori sanitari impegnati contro il Covid. Si tratta dei riconoscimenti in busta paga a medici, infermieri, Oss e tecnici per aver affrontato l'emergenza coronavirus in prima linea. Questo round, dopo un primo tenutosi a due riprese, ha visto il confronto congiunto con le organizzazioni della dirigenza medica e quelle del comparto. Dall'altro lato del tavolo, erano presenti i dirigenti regionali Scordo e Prejanò, oltre all'ex direttore generale Antonio Belcastro che di fatto ha condotto la trattativa.

Il punto essenziale su cui più o meno tutti i sindacati sono d'accordo è il voler impegnare la parte pubblica sul diametro della torta complessiva delle risorse. Finora quelle già in Tesoreria ammontano a circa 8 milioni arrivati dal governo con il decreto "Cura Italia". Ballano altri 6 milioni di euro, delle risorse aggiuntive regionali. In un primo momento si era detto di 3 milioni derivante da economie per assunzioni per il Covid minori del previsto (e altri acquisti di approvvigionamenti) e di 3 milioni dal Por. L'altra ipotesi è che tutti e 6 i milioni possano avere capienza con una rimodulazione del Por. Per i sindacati si deve, in un modo o nell'altro, arrivare almeno al totale di 14 milioni. Anche perché sulle ulteriori risorse nazionali, stanziate nel Decreto Rilancio (altri 6 milioni), l'idea di massima è di attendere. Anche se la Puglia ha siglato giorni fa l'accordo con i sindacati comprensivo di entrambe le erogazioni nazionali. Il Veneto, addirittura, con l'assessore Manuela Lanzarin, chiede l'ulteriore incremento (in un quadro nazionale) attivando l'indennità di rischio biologico per tutto il personale. 

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E fin qui il negoziato sulla cifra totale. Chiaramente fra medici e comparto non c'è la stessa differenza di vedute sulla percentuale della distribuzione. All'inizio si era partiti dalla divisione di circa il 25% per i camici bianchi e il restante 75% per il comparto. Aspetto contestato dai medici che fanno notare, anche a livello nazionale, come siano penalizzati da una fiscalità più elevata che finisce per dimagrire di parecchio il riconoscimento in busta paga. Inoltre, dai numeri del personale del servizio sanitario regionale, il rapporto non tornerebbe perfettamente. I medici fissano il paletto del 30,5%.Il comparto non è d'accordo. La Cisl avrebbe proposto un'altra impostazione ancora. Le parti si sono aggiornate ad una nuova riunione. (g.r.)  

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