Il bisogno di un nuovo senso di responsabilità

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Franco Cimino
  31 luglio 2019 20:04

No, non va bene così, la Calabria, di questo passo, non si salverà. E anche se ha la “ fortuna” di vedersi trasformare le tragedie in farsa, il suo destino sarà quello preconizzato da Corrado Alvaro. “ La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”. In questa frase c’è tutto. Doverla considerare attualissima, procura tristezza e quel senso di abbandono che sta sempre di più estendendosi tra i calabresi. Anche se in parte apparentemente reattivi per quel doppio atteggiamento che invece lo conferma e lo aggrava: la crescente astensione dal voto e la fiammata “ ribellistica” con il consenso recente a Lega e a Cinque Stelle. La tragedia? La politica, la magia della ragione o la più alta forma di carità, che dovrebbe salvare il mondo, valorizzare i territori e le energie umane, creare ricchezza e benessere per tutti, riconoscere la libertà della persona e la democrazia quale strumento di coesione tra gli uomini al fine di realizzare la giustizia e l’eguaglianza, qui, da noi, è da sempre ostaggio delle forze del male e di piccoli uomini senza scrupoli , che per una lenticchia di potere assoggettano se stessi e le istituzioni a quelle forze e alla propria ignoranza. La Calabria ha visto consumarsi davanti ai propri occhi la bellezza del suo ineguagliabile territorio, i frutti della sua terra, e migliaia di miliardi di lire e centinaia di milioni di euro, che dall’Europa a scendere le sono stati elargiti per uno sviluppo che non è mai arrivati. E per una ricchezza che è andata in gran parte nelle tasche delle mafie, della brutta imprenditoria, e, in piccole quote, quasi mance, di politici dalla coscienza assai debole e con la faccia sporca. Coscienza e faccia, che si vedono lontano un miglio e ciononostante si fa finta di non vederle, votandoli e acclamandoli, quei politici piccoli, non solo perché lo dice tale famiglia mafiosa( ce n’è una in ogni zona), ma perché a noi “ piacciono” così. La maggior parte di questi signori del potere piccolo, fanno presa sulla debole coscienza della gente proprio perché si mostrano potenti e capaci di soddisfare i nostri personali bisogni, che proprio questo sistema corruttivo ha inventato, creando anche la soluzione quale favore. Questa è la Calabria, che non cambia, la tragedia di se stessa per il mancato cambiamento. E la farsa? La farsa è che chi ha visto e chiuso gli occhi, chi poteva fare e non ha fatto, chi avrebbe dovuto denunciare e non ha parlato, chi poteva distinguersi e si è intruppato, chi poteva restare in trincea e invece ha preso da questo sistema cariche, onori e prebende e piccoli politici dalla bassa coscienza e dalla faccia sporca ha addirittura rappresentato e sostenuto, ieri e oggi e ogniqualvolta la magistratura ha scoperto malaffare e brutta politica, si dissociano. Dai loro partiti, addirittura autosospendendosi( arrogandosi un potere assurdo e giuridicamente inconcepibile). Si indignano( contro chi?) e denunciano sui giornali le colpe degli altri. Mai un autocritica, mai uno sguardo indietro, ad appena ieri che li vedeva alla guida delle istituzioni e dei propri partiti. Mai che uno dicesse :” è anche colpa mia, non ho visto perché accecato dal potere per me. Non ho denunciato perché ho avuto paura.” Tutti lì, in attesa che la bufera passi, sulla testa degli altri e la gente dimentichi. Perché i calabresi a forza di avere la testa dura, hanno indebolito la memoria. Dimenticano presto. Non mi vengono più parole buone, e allora io che non faccio citazioni richiamo solo una frase antica di Aldo Moro, che ben risponde all’ultimo anelito di speranza, agli ultimi metri che ci restano per cambiare davvero: “ questo Paese non si salverà... se non nascerà in ciascuno un nuovo senso di del dovere “ io aggiungo di responsabilità. Un senso di responsabilità che in Calabria però significa: individuare le responsabilità, colpire le responsabilità di chi sbaglia, assumersi la responsabilità per cambiare le cose. Il potere. La coscienza di ciascuno di noi. Non c’è altra via di salvezza. Il dramma aggiuntivo è che non abbiamo più tempo.

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